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Big Data e Food si incontrano al Seeds&Chips

Tutti i giorni ognuno di noi genera una quantità ingente di dati: dal modo in cui navighiamo su un sito internet agli acquisti che facciamo con le nostre carte di credito. Le tracce che seminiamo riguardo le nostre abitudini e preferenze, vengono raccolte nei database di molte aziende e vanno a costituire i “Big Data”.

Ma cosa sono questi sconosciuti? Ve ne abbiamo già parlato qualche tempo fa a proposito di data mining e opportunità che i big data offrono a noi marketers. Si tratta di enormi quantità di dati, dalle forme più svariate (tweet, video, foto, testi, coordinate…) e creati in maniera estremamente veloce. Sediamo sui dati da anni, la vera rivoluzione sta negli strumenti a disposizione ad un costo ragionevole per decifrarli e sfruttarli per prendere decisioni strategiche per il proprio business e l’industria alimentare non sta certo a guardare.

Big Data, Web e Internet of Things ci permettono di comprendere meglio anche il settore del Food, di elaborare prospettive di progresso e razionalizzazione riguardanti produzione e consumo, produttori e consumatori, a monte e a valle della filiera.

I Big Data per migliorare l’efficienza della produzione…

Grazie alla recente introduzione di sensori, droni e satelliti che sono andati a implementare un sistema di macchinari già molto evoluto, oggi siamo in grado di controllare tutto il processo di lavorazione del cibo, dalla semplice materia prima alla pietanza servitaci a cena, permettendo una diffusione di informazioni più veloce e condivisa.

Non solo, ma attraverso i Big Data sembrerebbe possibile una conciliazione tra necessità produttive massive e rispetto dell’ambiente, nonché una gestione più razionale e certa delle produzioni, meno soggette così alla variabilità climatica e ambientale.

La collaborazione tra Wired, IBM Italia e Coldiretti Giovani Impresa nell’indagine “Agrinnova” ha evidenziato come l’Internet of Foods sia considerato ormai dalla gran parte delle aziende (l’80% delle 429 intervistate ha risposto positivamente) un cambiamento obbligatorio per raggiungere in primis efficienza, insieme a sostenibilità, biodiversità e sicurezza.

… ma anche per conoscere il consumatore

Oltre all’utilizzo da parte dei produttori per migliorare l’efficienza nella produzione, non è difficile comprendere che i Big Data vengano largamente sfruttati anche per comprendere i consumatori e aumentarne la soddisfazione e la fidelizzazione. Ma quali trasformazioni stanno portando con sé?

Tutte le aziende e grandi compagnie stanno seguendo la rivoluzione tecnologica del XXI secolo, partendo dalla spesa intelligente, passando per il food delivery, fino ad arrivare alla creazione di ricette studiate ad hoc sulle richieste del cliente.

D’altronde il corpo umano è, potenzialmente, una macchina perfetta. Ogni cellula, organo, tessuto, svolge una precisa funzione che permette a tutto l’organismo di funzionare nella maniera migliore possibile. Naturalmente tutti questi ingranaggi così precisi possono deteriorarsi e sono molto influenzati da come li si fa “lavorare” e da ciò che introduciamo nel nostro corpo. Uno stile di vita inadeguato, situazioni di stress, batteri e virus possono incidere molto, limitandone le funzionalità.

Insomma, il cibo ha un ruolo fondamentale nella nostra esistenza, perché oltre alla funzione fisiologica (è la fonte di carburante del nostro corpo), mangiare è a tutti gli effetti un piacere. Gli alimenti sono in grado di modificare i nostri stati d’animo, facendoci sentire bene, appagati e in alcuni casi anche consolati. Per questi motivi, l’utilizzo dei Big Data nel settore alimentare è oggi una via tangibile per semplificare e migliorare la nostra vita.

Ci si può servire di questi dati per risolvere il problema della fame del mondo?

È prevista, infatti, una crescita della popolazione mondiale dagli attuali circa 7.5 a 9 miliardi entro il 2050, e il Food and Agriculture Organization of the United Nations crede che la produzione alimentare aumenterà del 70% per prevenire la diffusione di denutrizione e carestie. Tuttavia, visto il crescente uso di terre per la produzione di biocarburante, ci sarà meno spazio disponibile per la coltivazione di piantagioni, che si andrà ad unire al problema dello spreco di cibo, il quale oggi raggiunge i 1.3 miliardi di tonnellate (pari a 1/3 della produzione totale destinata al consumo umano). Tecnologia e analisi dei dati possono aiutare a migliorare questa situazione.

L’International Food Policy Research Institute, che elabora ogni anno l’indice della fame nel mondo (Global Hunger Index), condivide ora la sua raccolta di dati per supportare la creazione di soluzioni personalizzate per ogni regione del mondo. Inoltre, i Big Data sono utilizzati nei Paesi in via di sviluppo per comprendere le cause alla base della denutrizione e sono fruibili dalle organizzazioni che combattono questo problema, come le ONG.

Grazie al cloud dei Big Data, migliorare la tecnologia rendendola accessibile a tutti (e non solo agli esperti del settore) è un obiettivo che ormai sta diventando sempre più concreto.
Ecco perché ci aspettiamo di vedere sempre più applicazioni dei data analytics nel futuro. Sarà interessante vedere quali tecnologie inventeranno i produttori, quali trend seguiranno i ristoranti o quale nuovi piatti verranno diffusi nel mondo, una volta che questa rivoluzione avrà completamente preso piede.

Di questo e di molto altro si parlerà al Seeds&Chips! Appuntamento dall’ 8 all’ 11 maggio in Fiera Milano a Rho: seguite il nostro live tweeting su @ThisMLife, @mktrsclub e l’hashtag #Sac17!

Martina Bersani e Stefano Bolelli

This MARKETERs Life

Le ragazze e i ragazzi della Redazione: un team variopinto di pianificatori e marketing geek.

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