
È una bellissima giornata a Venezia, e come altro potrebbe essere? È il MARKETERs Day 2017, e tutta l’Aula Magna di San Giobbe pende dalle labbra degli ospiti che si susseguono a parlare di come le loro aziende abbiano saputo creare delle vere Community di persone che condividono e professano i valori del brand. Nel frattempo, però, alle spalle di quegli ospiti si vede una schermata che macina dati su dati, mostrando in tempo reale chi sta parlando dell’evento, cosa dice e dove: in pratica, analizza la reputazione dell’evento nel momento in cui questo si sta svolgendo.
Questo perché noi MARKETERs siamo sempre più attenti al sentiment relativo alle nostre attività, fondamentalmente per avere feedback diretti da chi ne usufruisce, per continuare a migliorarci. Ma chi c’è dietro a questo magico strumento che usiamo? Andiamo a conoscere meglio Datalytics, startup romana nata tre anni fa, che ha fatto dell’analisi di dati live il suo core business.
Ciao Noemi, presentati e presenta Datalytics ai lettori di This MARKETERs Life.
Ciao, sono Noemi Giammusso, ho 28 anni e vengo da Roma, dove mi sono laureata in Economia alla Sapienza e sono stata abilitata a commercialista, e sono la CFO di Datalytics, startup che si occupa di analizzare dati in tempo reale sui social attraverso infografiche custom (dietro di noi scorrono i dati sulla bellissima infografica realizzata ad hoc per il MARKETERs Day 2017, ndr). Mi occupo di tutta la parte finanziaria, operativa, economica dell’azienda, che è nata nel 2014 e ad oggi conta più di 10 dipendenti.
Cosa non possiamo non sapere dei Big Data?
È importantissimo che ogni azienda monitori la sua reputazione online, e ancor di più quella dei concorrenti per analizzare che strategie vengano usate: monitorare serve per tarare e modificare la propria comunicazione e avere un tool simile oggi è fondamentale.
Per fortuna questa esigenza è sempre più percepita dalle aziende, anche se alcune aziende (anche importanti) non hanno canali social o li trascurano. Questo è controproducente e grave: non si rendono conto di quanto perdano in potenzialità.
Dal tuo punto di vista di CFO, le analitiche social sono sempre più simili in importanza ai KPI come ROI o ROE?
Assolutamente, si possono misurare vendite e performance a partire da queste metriche, e alla fine la differenza si vede nel bilancio.
Anche i dati sono risorsa scarsa; dal punto di vista della privacy, c’è un limite alla cessione di dati o il cliente va tracciato più che si può?
Personalmente credo che alcuni dati non debbano essere ceduti sui social, perché possono essere usati a svantaggio dell’utente. Quindi credo che sia indispensabile imparare a tutelare la propria identità digitale.
In generale sei d’accordo con l’affermazione per cui i dati sono il petrolio del terzo millennio?
Sono fondamentali per tarare la propria comunicazione in base al sentimento dei topic. Le aziende ne sentono sempre di più la necessità: anche per vendere prodotti migliori al cliente bisogna conoscerlo meglio.
Automazione: credi che analitiche e algoritmi un giorno sostituiranno i direttori marketing o l’aspetto umano continuerà a contare?
Conterà ancora tantissimo. Per quanto un tool possa essere raffinato, niente sostituirà mai l’intervento umano, almeno per ora! È uno strumento in aggiunta e a supporto del ruolo umano, i dati vanno comunque interpretati per valutare le strategie.
L’ultima domanda è su Datalytics: quali sono le sfide e le soddisfazioni più grandi che avete avuto finora?
Ciò di cui andiamo più fieri sono le collaborazioni che abbiamo realizzato con grandi aziende che ci hanno dato fiducia, come Sky, Enel e Telecom, ma non di meno anche i piccoli clienti che ci chiamano per dire che sono soddisfatti del nostro lavoro. Credo che questo sia impagabile.
Quanto alle sfide, il mercato italiano è difficile, in America per noi sarebbe stato un po’ più facile specie per l’uso di Twitter, che è comunque la fonte migliore di dati in tempo reale. Il mercato è ancora in crescita, in alcuni settori non è ancora percepito del tutto il valore di Datalytics ma siamo molto ottimisti sul futuro. Indubbiamente è difficile creare un’azienda da zero ed espandersi, specie per noi che siamo giovani e non abbiamo ancora un network di conoscenze ma dobbiamo contare soprattutto sulla qualità del nostro servizio.
È particolarmente difficile in Italia?
Certamente le porte chiuse sono state tante, ma la parola d’ordine nel mondo digitale è molto analogica: martellare!