
Come assicurarsi di rispettare i termini delle licenze delle fotografie concordate con l’autore degli scatti ed evitare di incorrere in sanzioni per violazione del copyright.
Sul copyright non si scherza, il non rispetto delle norme implica l’applicazione di sanzioni.
Quando parliamo di opere di ingegno, come può essere un servizio fotografico realizzato a scopi pubblicitari, il titolare dello stesso (il fotografo per l’appunto) cede i suoi diritti d’autore in licenza.
I termini di utilizzo, e quindi il diritto di poter sfruttare l’opera per un determinato periodo di tempo o per un determinato fine (commerciale, editoriale, privato etc.) vengono definiti da un contratto di cessione dietro compenso, ma la paternità intellettuale resta in capo a chi ha realizzato l’opera.
La licenza, in ogni caso, è legata all’utilizzo che verrà fatto dell’opera, non al tempo o all’impegno che l’autore ha investito per realizzarla. Non cambia, infatti, che il servizio fotografico sia stato terminato in un giorno o in una settimana, l’azienda o il cliente quando acquisisce la licenza di utilizzo paga una quota, il cui importo non aumenta in base al tempo di realizzazione.
Nel caso delle fotografie, può essere ottenuta su assegnazione del fotografo titolare degli scatti, che definisce i termini tramite accordi scritti o tramite siti di fotografie stock (es. Adobe Stock), dove vengono rilasciate licenze royalty free. In quest’ultimo caso, al fotografo che ha realizzato lo scatto viene riconosciuta la royalty ad ogni acquisto effettuato. Più si paga, maggiori saranno i diritti in possesso dell’acquirente.
La gestione del copyright
Nel caso di aziende che ricorrono ai servizi di un fotografo, può essere complicata la gestione del copyright. Gli scatti divulgati sui propri canali nel tempo diventano numerosi e non è ben chiaro quando e come si possono riutilizzare, a meno che di non si vadano a rivedere ogni volta i contratti di licenza firmati a tempo debito.
Il rischio di essere querelati non è così impossibile. Giusto per fare un esempio, si può citare il caso VHT Inc contro Zillow Group, dove la prima azienda ha accusato la seconda di utilizzare le fotografie oltre i termini delle licenze (qui i dettagli). E quando entrano in gioco avvocati e tribunali, la faccenda non è di certo piacevole.
Per questo motivo, ricorrere a piattaforme di gestione dei contenuti che permettono di impostare una “scadenza” ai contenuti è oltremodo vantaggioso. Esistono, infatti, Content Platform evolute che oltre a classificare i contenuti caricati sulle stesse e a distribuirli automaticamente sui canali con cui comunica l’azienda, regolano anche la loro validità temporale.
Si tratta, quindi, di assegnare al contenuto stesso un metadato che viene chiamato “validity”. I contenuti classificati con questo metadato non sono più disponibili sui canali oltre una certa data.
Il metadato “validity”
Quella che si vede di seguito è la shareboard di un contenuto all’interno di una Content Platform in cui sono visibili le tag e i metadati assegnati, utili ai fini della classificazione e della ricercabilità. L’inserimento può essere effettuato sia manualmente dagli editor sia automaticamente dall’Intelligenza Artificiale che tramite funzionalità di Speech-to-text, Image recognition etc. comprende gli argomenti dei contenuti.
C’è una differenza tra tag e metadato: la prima esprime un concetto qualitativo attraverso cui classificare i contenuti (ad es. l’argomento), mentre il metadato serve per esprimere gli aspetti quantitativi. Si tratta di un’informazione che si può associare a una tag per classificare un contenuto associando specifiche numeriche.
Una volta che un editor clicca sul metadato “validity” all’interno della tag list che riguarda le caratteristiche editoriali del contenuto, sulla shareboard compare una finestra in cui è possibile stabilire i termini di pubblicazione del contenuto, che possono essere la data prima del quale non può essere divulgato sui canali o un periodo di tempo (“dal… al…”) in cui è disponibile e utilizzabile.
Questa funzionalità è molto utile per gestire i termini di utilizzo delle licenze.
Sicuramente le Content Platform più evolute dispongono anche di Identity Management, che permettono di assegnare ruoli e permessi agli utenti che accedono ai contenuti, una garanzia in più sul fatto che la gestione della pubblicazione resti sempre sotto il controllo di persone autorizzate.
I vantaggi sono:
- Il risparmio di tempo dovuto al dover evitare di ricontrollare i contratti di licenza e di automatizzare i passaggi legati al dover togliere i contenuti “scaduti”;
- La sicurezza sul fatto che la legge venga sempre rispettata ed azzerare definitivamente la possibilità di essere querelati per errori.
Uno strumento simile, quindi, consente alle aziende che lo utilizzano di assolvere al meglio i propri obblighi nei confronti dei titolari degli scatti.