
L’algoritmo di Facebook sta cambiando: lo hanno annunciato Moshe Blank e Jie Xu con un post sul sito della compagnia. L’obiettivo, spiegano, è quello di migliorare il News Feed permettendo agli utenti di trovare più articoli che vogliano “spendere tempo a leggere”. La notizia si aggiunge alla serie di novità già rivelate con la conferenza per sviluppatori a San Francisco e dice molto di che direzione Facebook stia prendendo e di cosa voglia diventare.
Martedì 13 Aprile si è tenuto uno degli eventi più importanti per casa Facebook: si chiama F8 ed è la serie di conferenze destinata ai developers del social network più famoso al mondo. Attenzione: anche se l’audience di riferimento di Mark Zuckerberg in questo caso è quella di sviluppatori e imprenditori (il nome deriva dalle otto ore di hackathon che avvengono tradizionalmente in Facebook, per dire), l’incontro diventa abitualmente il luogo in cui si introducono le novità legate alle funzionalità di Facebook stessa e l’occasione in cui avere qualche idea anche delle ambizioni del suo CEO. Una cosa su cui i marketers di tutto il mondo devono tenere gli occhi aperti, quindi, e non solo i più smanettoni.
I messenger bot: la digital marketing automation al servizio delle aziende
Sono una delle novità di cui si è parlato di più, specie perché riguardano da vicino le aziende che sfruttano Facebook per fare digital marketing. Ma prima di capire cosa sono i messenger bot: cosa sono i bot?
Bot è un servizio di risposta automatica, basato su un software capace di simulare il comportamento di un essere umano. I bot sono utilizzati su Internet in molteplici modi; uno di questi è quello che permette di sfruttarli all’interno delle chat dei siti web per offrire assistenza agli utenti su questioni piuttosto base, per le quali non sia necessario l’intervento di un addetto umano. I messenger bot sono allora i bot che la stessa Facebook metterà a disposizione delle aziende e attività commerciali che hanno la propria pagina sul social network.
Grazie a sofisticati sistemi di intelligenza artificiale, il bot corre in aiuto al cliente proponendosi come un modo più semplice e veloce di fare CRM, ma anche di offrire nel futuro una esperienza di shopping digitale, un po’ come sta avvenendo già in Asia con ad esempio WeChat. L’utilizzo di bot all’interno dei servizi di messaggistica non è esattamente una novità: Telegram è infatti compatibile con numerose tipologie di bot, tra cui anche la risposta automatica a richieste ed interrogazioni specifiche.
Condividi o salva qualsiasi post
Condividere contenuti più velocemente, utilizzando Facebook come medium: il “Salva post” serve a questo, consentendo a tutti di selezionare testo da qualsiasi sito web e far così apparire automaticamente la finestra di Facebook, con cui sharare la citazione (il testo selezionato, comunque modificabile) e il link. Con la stessa funzionalità dovrebbe diventare possibile anche il salvataggio dello stesso link in modo “privato”, per l’utente: una specie di “Leggi dopo”, o di “Elementi Salvati”. Salvati dove? Su Facebook, che si avvicina così ancora di più all’essere, tra le altre cose, anche un aggregatore di contenuti e news. La funzione esiste già da qualche anno, ma valeva solo per i contenuti già condivisi su Facebook: adesso dovrebbe avviarsi anche dalle pagine dei gestori di siti, qualora abbiano predisposto il pulsante “Salva su Facebook”.
Più video, più app
La possibilità di avviare un video in diretta è già stata sperimentata e applicata da Facebook da diverso tempo. Quel che c’è di nuovo è che adesso le API di Facebook Live sono a disposizione di tutti gli sviluppatori, per farci un po’ quello che vogliono – anche la diretta da un drone, sì. Lo streaming non è solo lo streaming: è anche la possibilità per Facebook di entrare nel mercato dei video, facendo concorrenza a Periscope, ma offrendo in più una sorta di mappa che permette di cercare i video trasmessi in un certo momento, live, da tutto il mondo. Restando sempre su Facebook, chiaro.
L’altra funzionalità che riguarda i video è quella rappresentata invece dalla immagine profilo. Già arrivata lo scorso anno e ancora non molto utilizzata, consiste nella possibilità di sostituire la display picture statica con un video di qualche secondo. La novità è che adesso lo si potrà fare non solo da Facebook, ma da diverse altre app popolari come Vine, Boomerang e MSQRD (quest’ultima comprata proprio da Facebook di recente).
Analytics e simulatore per gli sviluppatori
Si chiama FreeBasics, ma non è da confondere con l’altra gran cosa di Facebook che si chiama così (l’evoluzione di Internet.org, di cui parleremo in un altro articolo). FreeBasics Simulators è una piattaforma che permette ai developers di provare liberamente, simulandole, le app da loro sviluppate a partire dalle API di Facebook. Ci sono anche due nuovi kit per sviluppatori: Profile Expression Kit e Account Kit, che danno la possibilità di integrare le app di foto dentro Facebook e quindi, per gli utenti, di selezionare immagini gif come foto profilo. Tutto questo, unito ai miglioramenti su Facebook Analytics per rendere più precisi e approfonditi gli insight, conferma la volontà di Facebook di consentire un accesso sempre più largo e robusto alla sua piattaforma, dando agli sviluppatori l’occasione di sfruttarne tutto il potenziale.
Il futuro di Facebook (cioè di Internet?)
Dopo l’F8, molte testate (non da ultimo il Washington Post) hanno provato a tirare le somme di tutte le novità su cui Facebook sta lavorando e a farne un’analisi. La risposta alla domanda “Cosa diventerà Facebook nel futuro?”, per alcuni è: “Un altro Internet”. Che significa, e perché?
La direzione che sembra stia prendendo Facebook è quella di diventare una piattaforma multiservizio che trattenga gli utenti dentro Facebook stessa, quando usufruiscono appunto di quei servizi. Di più: che si rivolgano a Facebook per primo per trovare quello che cercano. Il Washinton Post lo spiega così: Facebook gioca a copiare idee e servizi già esistenti sul mercato (o a comprarseli) e, aggiungendo ogni volta nuove funzioni alla sua piattaforma, toglie sempre più motivi ai suoi utenti per uscire dalla app. Un esempio calzante è quello di Instant Articles: ed è qui che l’annunciato cambiamento dell’algoritmo si fa ancora più interessante.
Il cambio dell’algoritmo, gli Instant Articles e che piega prenderà tutto
Instant Articles è l’evoluzione della applicazione integrata di Facebook con cui è possibile leggere da mobile gli articoli postati sul social network senza che si apra una scheda del browser. Il motivo per cui Instant Articles è nata è che Facebook aveva bisogno di accorciare il tempo che passa dal momento in cui l’utente clicca sul link dell’articolo al momento in cui l’articolo si apre per essere letto: 8 secondi in media, abbastanza da scoraggiare l’utente alla lettura.
L’applicazione è ormai entrata quasi a pieno regime nel mondo di Facebook: alcune grandi testate ne fanno uso da tempo, altre la sfruttano solo per alcuni articoli – quelli con il simbolo di una piccola saetta a lato dell’anteprima.
Con Instant Articles, Facebook ha fatto un ulteriore passo verso la possibilità di trattenere gli utenti dentro la sua piattaforma. Ma non solo: ha anche incrementato la sua disponibilità di dati sulle abitudini di lettura degli utenti stessi. Spiega il Guardian che, grazie ad Instant Articles, Facebook adesso può capire meglio su quali articoli il lettore spende più tempo e quali sono di suo effettivo interesse.
Proprio il tempo, infatti, è l’elemento chiave del cambio dell’algoritmo: “Parlando con le persone riguardo al modo in cui usano il loro News Feed, abbiamo scoperto che non si tratta semplicemente di misurare il numero di secondi impiegati su ogni articolo per comprendere se quel contenuto è di tuo gradimento – scrivono Yu e Tas – Alcune persone magari spendono dieci secondi su un articolo perché piace loro davvero, mentre altre magari spendono dieci secondi su un articolo perché hanno una connessione internet lenta. Abbiamo scoperto che se le persone spendono significativamente più tempo su un articolo in particolare nel News Feed rispetto alla maggioranza di altri articoli che guardano, questo è un buon segno che quel contenuto era per loro rilevante“.
Migliorare il flusso di notizie per l’utente significa rendergli più piacevole la permanenza dentro Facebook e convincerlo a non abbandonarlo – non troppo in fretta, almeno. E se anche ciò che viene creato al di fuori del social network viene portato al suo interno, reso disponibile e soprattutto facilmente fruibile, Facebook potrebbe davvero, sostiene appunto il Washington Post, iniziare ad essere visto come un ingloba-internet: una esperienza del web dentro Facebook sempre più completa, che non lascia motivi per lasciarlo.