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Cos’è il Native Advertising

da 17 Febbraio 2015Marzo 12th, 2016Un commento

In un noto articolo pubblicato su Harvard Business Review, Joel Mitch definisce il native advertising come “un formato pubblicitario che deve essere creato in modo specifico per un determinato canale media per quanto riguarda sia il formato tecnico sia il contenuto”.

Cosa s’intende, più concretamente, per native advertising?

Si tratta molto semplicemente di un formato pubblicitario che è perfettamente mimetizzato e integrato all’interno del contesto per il quale è pensato e creato; nel caso del native advertising non è possibile operare una separazione tra quello che è il contenuto e il contenitore, vale a dire l’aspetto grafico e l’interfaccia dell’utente. In altre parole, non si può utilizzare il medesimo formato pubblicitario in un contesto differente da quello per il quale è stato concepito.

Potreste non aver mai sentito usare il termine native advertising; molti ne parlano come se si trattasse di qualcosa di nuovo e sconosciuto ai più. Bene, nulla di più sbagliato. Probabilmente, grazie a qualche esempio, la maggior parte di voi si accorgerà di sapere già benissimo di cosa si tratta pur senza (eventualmente) aver utilizzato queste esatte parole.

Per esempio i seguenti sono dei tipici casi di native advertising:

facebook native ad

In pratica un’azienda fa uso di native advertising quando utilizza formati pubblicitari come quelli sopra elencati (molto spesso si tratta di sponsored o promoted content) con lo scopo di far vivere un’esperienza unica e significativa all’utente.

Lo scopo del native advertising, infatti, è anche quello di passare dall’interruption marketing, ad un tipo di marketing e advertising meno intrusivo e invadente, che non interrompa l’utente appunto, ma che lo coinvolga all’interno del messaggio pubblicitario. Il risultato è, quindi, una maggiore attenzione dell’utente e un aumento del suo tasso di engagement. In tal modo è possibile aumentare il numero di click e interazioni (commenti, condivisioni, retweet etc) su ciò che è stato pubblicato.

Il native advertising, quindi, è uno strumento molto utile e, dai dati presenti sul web, pare sia la nuova meta di numerose aziende.

Stefano Stancari

Un commento

  • Riccardo ha detto:

    Bel pezzo, soprattutto contando la confusione intorno al native advertising che spesso sembra regnare. In merito io da poco ho iniziato a usare revenee.io che è stato lanciato in Italia da poche settimane: installi il widget e poi controlli anche gli spazi decidendo quanta pubblicità nativa puoi ospitare, neinte male!

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