
Benvenuti in un nuovo episodio della rubrica Da SEO a SEO dove impariamo a conoscere personalità variegate tutte accomunate da un unico interesse viscerale per le logiche degli algoritmi di Google. Continuiamo a indagare l’elemento umano che spinge persone diverse a dedicare parte della propria vita a quella che sembra una Mission Impossible: smascherare la verità che si cela dietro i motori di ricerca per il web.
Da SEO a SEO, il volto e la mente di un SEO specialist
Anche oggi il percorso introspettivo della nostra intervista ci porterà a esplorare l’essere umano che abita il corpo di un SEO specialist. Come sempre, ogni intervista ci fa conoscere un volto e una mente diversi. Ci fa capire (o prova a farlo) perché esistono tanti modi diversi di intendere e lavorare con la Search Engine Optimization. C’è una cosa che rende uniche queste interviste: non raccontano un essere umano qualunque se ad appassionarlo sono algoritmi misteriosi e “battaglie logico-semantiche” contro l’ignoto.
Intervista a Luca Bastianelli
Il SEO specialist protagonista del nuovo episodio di Da SEO a SEO è Luca Bastianelli, romano de Roma, profondamente nerd, appassionato di informatica, realtà virtuale, storia e, chiaramente, di indicizzazione e posizionamento sul motore di ricerca. SEO manager per Catena Media Italia, uno dei gruppi di affiliation e lead generation più grandi al mondo, responsabile all’ottimizzazione per il sito web di divulgazione storica Fatti per la Storia e appartenente alla riva laziale del Tevere.
Ciao Luca! Come già hanno fatto i tuoi colleghi prima di te, compila in 160 caratteri la tua meta description spiegando chi sei di che cosa ti occupi.
«Ciao, sono Luca Bastianelli, sono il SEO Manager di un importante sito di affiliazione e il project manager di un (futuro) importante sito di public history.»
Altra domanda obbligatoria: spiega la SEO come se dovessi farla capire a tua nonna, come diceva Einstein. Proviamo a vederla da un’altra angolatura: sei già riuscito a spiegare a tua mamma che lavoro fai?
«Rimanendo in tema di grandi fisici e parafrasando l’aforisma di un’altra leggenda della scienza, Richard Feynman, potrei affermare che “Se credi di aver capito come funziona Google, vuol dire che non l’hai capito”.
Quindi secondo te mia madre ha capito che lavoro faccio?»
Da quanto tempo hai a che fare con la SEO? È un rapporto conflittuale oppure hai superato la crisi del settimo anno?
«Mi avvicinai tardi, nel 2014, sebbene conoscessi il concetto di motore di ricerca sin dai tempi dei gracchianti e lentissimi modem necessari per accedere ad Altavista. Se solo fossi stato un po’ più sveglio e avessi intuito già nel 2010 il giro d’affari dietro Google a quest’ora avrei “alzato un po’ di grano”, come direbbe Montemagno, ma sono comunque contento di aver abbracciato questa professione assai stimolante sul piano intellettuale.
2014-2021, 7 anni, speriamo di non entrare in crisi…»
L’istante in cui hai incontrato la SEO per la prima volta: è stato amore a prima vista o più un tram in pieno volto?
«Fu un approccio abbastanza graduale. I primi articoli per blog pagati 2 euro, poi stage in una web agency, un’infarinatura da parte del SEO specialist di allora, poi altre esperienze e infine una Ferrari che mi è stata data da guidare nonostante fossi ancora un neopatentato. Learning by doing per stato di necessità.»
Per la tua crescita personale e per la tua formazione ti ispiri a qualche professionista o figura da cui prendere esempio?
«Cito due nomi in ambito SEO: Simone Razzano ed Emanuele Vaccari. Il primo mi ha dato una grossa mano a evitare di sbandare (e farmi male) durante le prime guide, mentre il secondo è uno dei pochi SEO senza fuffa, come ama definirsi a buon diritto.»
Secondo te, un SEO specialist è più un web developer mancato o un filosofo visionario del Terzo Millennio?
«Nato come programmatore smanettone o webmaster armato di Dreamweaver, il SEO specialist del Terzo Millennio deve essere un filosofo nell’accezione marxista del termine: deve unire la speculazione sulla “natura” di Google alla prassi orientata al business.
Questo significa che, al di là delle regole basilari del gioco che occorre conoscere (prova a mettere un bel Disallow: * sul file robots.txt e vedrai che crollerà tutto l’Iperuranio), il SEO specialist deve collaborare in modo molto stretto con il prodotto e con il design.
Sono finiti i tempi dell’articoletto da 300 parole scritto a tirar via così come sono finiti i tempi dell’estremo, ma esteticamente impresentabile, expertise.»
Qual è stato finora il tuo più grande successo ottenuto con la SEO?
«Senza andare nei dettagli, sono riuscito a raggiungere a Natale scorso la prima posizione per la keyword più competitiva del mio settore, quella intorno alla quale “girano i pippi veri”, come si dice qui a Roma.
Ma, più in generale, subire un update negativo e azzeccare la strada per rialzarsi è sempre una grande soddisfazione. Non si impara mai nulla quando le cose vanno troppo bene.»
Quando un SEO specialist prende in carico un nuovo progetto, qual è il passaggio obbligatorio che non può per forza mancare? Vietato rispondere “dipende”.
«Allora dirò it depends. Dal mio punto di vista, in un settore editoriale che non appartiene né alla salute né alla finanza, ma che comunque richiede un certo grado di esperienza e competenza, è fondamentale avvalersi della consulenza e del supporto di veri esperti della materia.
La capacità di offrire chiavi di lettura peculiari dei fenomeni e metterla al servizio dei propri utenti, anche con contenuti di diverso tipo (video, webstories, podcast ecc.), fa tutta la differenza del mondo. È finito il tempo dell’articoletto anonimo da 300 parole divise in 3 paragrafi, con attenzione a quel maledetto semaforo (il semaforo del plugin per WordPress Yoast SEO – N.d.R.) che non diventa mai verde.
Il mio professore di greco al liceo diceva sempre: “Se la versione non mi parla vuol dire che è copiata”. È la stessa cosa: se non c’è competenza e qualità, se non c’è un progetto-brand che possa sopravvivere a Google, se non c’è una community di appassionati che ti seguono e si ammazzano per esprimere la loro opinione, il tuo sito editoriale non parla. E quindi fallisce. Attendiamo con interesse ciò che potrebbe succedere in Australia da qui a poco…»
Oltre la SEO, hai qualche altra passione, hobby, interesse che ti permettono di scaricare stress lavorativo?
«Non vedo l’ora che arrivi il telescopio che ho acquistato. “Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nel tuo SEO audit”. Anche guidare e dare suggerimenti ai miei giovani collaboratori storici nel mio side project Fattiperlastoria.it, al quale lavora anche un professionista della SEO e del growth hacking come Gaetano Romeo, è una cosa che mi ringiovanisce nello spirito.»
Per tua esperienza, credi che fuori dall’Italia ci sia più consapevolezza sul fatto di associare la gestione di un sito web a buone pratiche SEO?
«L’Italia è sempre all’avanguardia per alcune cose, più o meno simpatiche, ma non per il digitale, anche per limiti tecnologici oggettivi che sono emersi tutti in questi mesi di chiusure della scuola. Quindi penso proprio che la SEO, intesa come uno degli strumenti per incrementare il fatturato, sia più nella cultura imprenditoriale al di là delle Alpi.
Ma l’Italia può pur sempre contare su una figura professionale insostituibile: miocuggino, che in 20 minuti scrive tutti i copy delle pagine, sistema il menu del sito, ti progetta l’immagine header e nel frattempo ti aggiusta pure il rubinetto che perde. Il tuttofare che sa un po’ di tutto ma soprattutto tanto di niente (ma costa poco e alla lunga rende insoddisfatto il cliente) è la piaga che affligge il professionista che ne capisce realmente della propria materia ma che sconta una diffidenza a causa della superficialità ed incompetenza di chi lo ha preceduto.»
So che apprezzi le serie TV distopiche in stile Black Mirror. Ti lancio una trama da sviluppare. Siamo nel 2050: il tuo lavoro avrà ancora a che fare con l’ottimizzazione per i motori di ricerca?
«Avremo a che fare con impianti neurali in stile Neuralink quindi le intenzioni di ricerca non saranno più mediate da un filtro-macchina ma saranno lette come segnali elettrici, all’interno di un sofisticato sistema telepatico. Ogni cervello avrà un’interfaccia tipo API collegata a qualcosa che non riusciamo nemmeno a immaginare. Non ricercheremo più, perché vivremo in una specie di realtà aumentata in cui saremo sempre più passivi e pigri, assuefatti all’intelligenza artificiale che ci suggerirà di fare sempre la cosa giusta, o quantomeno preferibile in base ai nostri gusti e desideri.
Pensate alla fatica che si faceva 15 anni fa nello scegliere il film da vedere la sera: cerca le informazioni su Mymovies o Filmup sui migliori film del momento in base al genere preferito, vai su Emule, attendi quelle 2-3 ore per il download, apri il DivX (se non era corrotto il file), sposta il Divx sulla pennetta per attaccarlo al televisore, apri il file e guarda il film. Ora tutta la filiera è gestita da Netflix, noi siamo spettatori passivi tra suggerimenti algoritmici e la facilità di selezione. Chi controlla il tempo ora controlla l’economia.
Google sopravviverà come un grande database della memoria collettiva. Mi chiedi se sarò ancora un SEO nel 2050? Sinceramente nel 2050 spero di essere un CEO!»
Luca grazie per averci raccontato un po’ di te e del tuo lavoro!
SEO, astronomia, versioni di greco, reperti storici come i DivX (questi sconosciuti per i Z Gen), non ci siamo fatti mancare nulla. È stato un altro intenso momento in cui siamo ormai a nostro agio nel farci gli affaracci di questi eclettici professionisti della SEO. E Luca, in questo senso, non smentisce le attese.
Appuntamento alla prossima intervista della rubrica Da SEO a SEO con un nuovo specialist!