
Siamo tornati con un nuovo (strepitoso) episodio della rubrica Da SEO a SEO. Per pochissimi minuti, proviamo a conoscere con quale pasta è modellata la personalità del professionista che apre il cofano a mette le mani tra i cavi degli algoritmi di Google. Esiste una specifica molecola del DNA umano che spiega il motivo per cui donne, uomini, ragazze e ragazzi decidono di seguire la via della SEO?
Da SEO a SEO, il volto e la mente di un SEO specialist
Ci sono giri che la vita decide di fare senza chiederci il permesso. Tutti noi partiamo con sogni altisonanti. Vogliamo fare l’astronauta, il calciatore famoso, l’attrice di Hollywood o la cooperatrice umanitaria. A volte tra noi e il nostro sogno si frappone qualcosa, a cui non sempre riusciamo a dare un nome (per alcuni si chiama SEO). È come una piccola scintilla che fa scattare l’incendio. Il tipico processo che qualcuno definirebbe “da cosa nasce cosa”.
Un giorno ci ritroviamo con il nostro mestiere in mano e ci chiediamo se ciò che facciamo ci piace davvero. I SEO specialist questa domanda probabilmente non se la pongono: sono troppo impegnati a divertirsi tra analisi di ricerca e interpretazioni dell’algoritmo di Google come un bambino che sguazza nella vasca da bagno con la paperella. È la bellezza del volto umano del SEO specialist.
Intervista a Laura Venturini
La SEO specialist protagonista del nuovo episodio di Da SEO a SEO è Laura Venturini. Fondatrice dal 2014 dell’agenzia SEO-oriented Quindo, torinese di nascita ma nomade digitale nello spirito. Da piccola sognava di diventare Virginia Woolf e, a guardarla bene, il piglio visionario, l’analisi critica, la fame di curiosità e la tenacia nella risoluzione dei grovigli complicati della vita, non le mancano. Se non sei una donna risoluta come Laura, non sali sul palco del TEDx per spiegare il motivo per cui le quote rosa sono un punto di partenza e non un arrivo. Proviamo a conoscerla meglio!
In genere apriamo le interviste ai SEO specialist con un siparietto tanto per rompere il ghiaccio: descrivi in 160 caratteri chi sei e di cosa ti occupi. La risposta non incide ai fini del posizionamento in SERP.
«Ciao! Sono Laura Venturini, consulente SEO, imprenditrice (ho fondato e dirigo Quindo, la mia agenzia SEO), filologa, docente in vari corsi universitari, appassionata di cani, libri e cibo.»
Ti va di raccontarci la tua carriera nell’universo SEO? Hai sempre fatto questo mestiere? Come hai iniziato nel mondo del lavoro? Qual è il tuo percorso?
«Ho iniziato a lavorare quando ho iniziato ad andare all’università. Come tutti gli universitari ho fatto più o meno di tutto. La SEO era un hobby. Ho capito che poteva essere una professione quando sono stata scelta per uno stage in una web travel agency, sarebbe dovuto durare tre mesi ma dopo uno avevo un contratto a tempo indeterminato.
Ho avuto diverse esperienze in agenzie e aziende diverse, ho sempre ricoperto il ruolo di SEO specialist e, nelle realtà più piccole, gestivo tutto ciò che ruotava intorno al web marketing. Ho sempre sofferto le gerarchie e le aziende tradizionali, modelli vetusti di lavoro basati sulle ore lavorate. Come se il cartellino timbrato o il mio culo sulla sedia di fronte alla scrivania fosse indice di produttività…
Grazie al suggerimento di alcune colleghe e l’insistenza di un’amica commercialista ho deciso di aprire la partita iva e da lì non mi sono più fermata.»
È a Roma che nasce il tuo desiderio di diffondere lo smart working in Italia? Qual è, secondo te, l’aspetto quotidiano che più degli altri viene sacrificato nella vita di un lavoratore pendolare?
«Io sono nata a Torino e ho vissuto da nord a sud in tutta Italia, ora vivo a Milano.
A Roma ho vissuto 11 anni, è una città bellissima e indolente, piena di persone e cose straordinarie. Ma ha un serissimo problema di mobilità. Il raccordo anulare è un girone dantesco, soprattutto per chi è costretto a percorrerlo, ogni giorno, per motivi di lavoro.
Ho trascorso ore e ore in macchina: tempo perso che, per di più, mi metteva di cattivo umore. Il mio capo di allora, un anno più grande di me, quindi un giovane imprenditore, alla mia richiesta di flessibilità oraria, mi rispose dicendo che avrei timbrato alle 9 e alle 18 come tutti i colleghi.
Tornando a casa ho pensato solo due cose, nell’ordine: come scrivere le dimissioni e come avrei voluto la mia azienda.
Penso che avere una vita equilibrata (e sana), saper conciliare davvero vita e lavoro, siano la chiave del benessere.
In Quindo si lavora su 6 ore, ognuno le gestisce come preferisce in base alle proprie esigenze e a quelle dei clienti. Per me è importante che chi lavora con me abbia una vita serena e appagante, da tutti i punti di vista. I dipendenti felici sono naturalmente propensi a coltivare la felicità dei clienti.»
Secondo te oggi un ragazzo o una ragazza, possono nascere con l’aspirazione di diventare SEO specialist? O è il classico mestiere che si scopre strada facendo? Ad esempio, tu cosa sognavi di fare da bambina? Sei riuscita in qualche modo a realizzare il tuo sogno?
«Una cosa che non ho mai raccontato è che da bambina, quando avevo circa 4 anni, sognavo di asfaltare le strade. Lo so, non è il classico desiderio da bambina ma io adoravo l’odore del catrame. Abitavo a Torino e ogni volta che vedevo gli operai all’opera per le strade, tiravo giù il finestrino e dicevo sognante: “Da grande voglio asfaltare le strade”.
Poi sono cresciuta. E il mio sogno era diventare una novella Virginia Woolf. Sognavo di scrivere romanzi o lavorare come editor in una casa editrice. Il SEO non era una professione negli anni Novanta. Oggi è diverso e quindi forse sì, “da grande”, si può pensare di farlo come mestiere.»
Puoi descrivere quel romantico istante in cui hai incontrato la SEO per la prima volta? Hai sentito le farfalle dentro lo stomaco? È stato un momento romantico, traumatico o di totale indifferenza?
«Semplicemente la SEO per me è stata la soluzione a un problema.
Dovevo aiutare un’anziana signora romana a far adottare i cani e i gatti che salvava sulle varie strade provinciali romane e io, che sono una pigra, non avevo nessuna voglia di attaccare continuamente annunci nella bacheca universitaria.
Così ho aperto un sito web, ho iniziato a studiare un po’ di HTML e le linee guida di Google… e ho fatto adottare centinaia di randagi.»
Hai tenuto un TEDx incentrato sul demistificare il concetto di Quote Rosa. Il messaggio per cui la competenza non ha colore arriva dritto al pubblico. C’è un episodio specifico che ti spinge a portare avanti questa battaglia?
«Non molti anni fa, un prospect mi ha detto: “Eh ma visto che siete tutte donne, anche la sviluppatrice, posso parlarci per capire se è brava?” e più recentemente ho dovuto procurarmi un “uomo immagine” in giacca e cravatta perché il cliente mi ha detto: “Preferirei che nel team che segue il progetto ci sia almeno un uomo”. Vogliamo parlare degli eventi del nostro settore?
A me quello che seriamente dispiace è la mancanza di consapevolezza, anche di molte donne che lavorano nel digital, intrise di maschilismo interiorizzato, che non capiscono che certe consuetudini, sono “rosa” perché lo hanno deciso degli uomini.»
Parliamo di competenza: quando una persona può considerarsi competente in una certa attività o professione?
«Una persona è competente quando ha la capacità di raggiungere obiettivi tangibili in totale autonomia. E, per parafrasare Einstein, quando è in grado di spiegarlo e farlo capire a chiunque.»
Cosa ti convince e cosa invece ti lascia “perplessa” della comunicazione dei nostri tempi? La compressione del linguaggio comunicativo e la densificazione dei contenuti possono mettere in pericolo il futuro della SEO?
«Mi perplime molto la semplificazione della lingua italiana che, purtroppo, ha un grande impatto sul mio lavoro. Il linguaggio si sta impoverendo. E si sa, la gente cerca come parla. La SEO semplicemente si adatta agli strumenti (penso ad esempio ai dispositivi vocali) e si piega all’uso della lingua dei parlanti.
Mi piace tantissimo, invece, l’apertura e l’attenzione verso l’uso inclusivo della lingua. Il pensiero si forma attraverso la parola. Non importa se non useremo mai la schwa nei testi o nel linguaggio comune ma è fondamentale che se ne parli.»
Sei una filologa. Non è la prima volta che un dottore in lettere trova profondo interesse nel lavorare per i motori di ricerca. Secondo te qual è l’attrazione fatale a cui non puoi resistere? Siamo di fronte a un caso di esegesi dei testi del terzo millennio?
«Spero di no, come filologa.
Si pubblicano una marea di contenuti inutili (online e offline). E come dicevo, purtroppo, con un linguaggio sempre più banale e povero.
I laureati in lettere in genere sono accomunati da due passioni: le parole e i testi. I motori di ricerca di fatto sono una palestra di comprensione di entrambi.»
Ti piacciono i film d’animazione. E so anche che ti piace consigliare letture e approfondimenti che non sono verticali sull’argomento SEO, per spiegare la SEO. Se dovessi consigliare un film, un libro, un quadro o una canzone per far capire a un tuo amico che cos’è la SEO, quale sceglieresti e perché?
«Cito sempre gli “Esercizi di stile” di Raymond Queneau perché racconta 99 volte la stessa storia in modi diversi, esplodendo le potenzialità della lingua; una sfida che si avvicina molto all’esperienza di scrivere le schede di un e-commerce di un prodotto di massa.
Ma anche le “Lezioni americane” di Italo Calvino sono una lettura molto più istruttiva di qualsiasi manuale SEO.»
Qual è la qualità che un SEO specialist deve per forza possedere nel suo mindset? Non vale scrivere l’amore per i cani!
«Per me sono due: curiosità e ambizione. Se sei curiosa/o e ambiziosa/o, la SEO è divertente e “rischi” di avere successo, altrimenti è un lavoro come un altro.»
Laura grazie davvero per averci concesso questo momento di condivisione.
Attenzione alla felicità personale, all’inclusività e passione irrefrenabile per i cuccioli, la SEO e l’odore dell’asfalto appena steso. Pochi indizi che provano a descrivere meglio la donna che ogni giorno si sveglia e sa che dovrà ragionare più veloce dell’algoritmo. Tanto per ricordarci che un / una SEO specialist sono sempre persone fatte di carne e ossa che hanno provato a guardare il mondo da un’angolatura diversa.
Vi aspettiamo per la prossima intervista della rubrica Da SEO a SEO con un nuovo specialist!