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Data & Strategy

Fake news, statistica e distrazione: come orientarsi nell’universo dell’informazione online

da 12 Gennaio 2018Maggio 17th, 2018Nessun commento

Gli ultimi anni sono stati fondamentali per l’informazione online. Gli operatori del settore sono riusciti ad aumentare la qualità dei contenuti proposti creando degli strumenti di verifica dei fatti.
Ma se dal lato dell’offerta cresce l’impegno per combattere le fake news, dall’altra parte i lettori tendono a essere superficiali nell’interpretazione dei dati e in particolare di quelli statistici.
Questo articolo vuole fornire 6 consigli utili per non incappare nella trappola della disinformazione.

Internet, televisione e social network contribuiscono a tenerci informati su ogni tipo di fatto che accade. Non perdiamo un minuto delle notizie dall’Italia e dal mondo su ogni genere di argomento, dalla cronaca alla vita mondana. Quantitativi enormi di contenuti passano ininterrottamente attraverso gli smartphone che ci portiamo in tasca. Non si tratta più solo di cambiare canale quando la tv non trasmette il nostro programma preferito. Ognuno di noi deve solo selezionare il tipo di contenuti che vuole vedere seguendo le pagine che più gli interessano. Gli algoritmi usati dai social media, di conseguenza, intuiscono tutte le nostre preferenze e filtrano i contenuti al posto nostro.

Talvolta con gli smartphone sottomano, mentre stiamo facendo mille altre cose, leggiamo delle notizie che catturano la nostra attenzione, senza mettere il giusto impegno nella loro comprensione, con il rischio di interpretarle secondo il nostro umore. Non a caso, una delle parole chiave del 2016 è stata “post-verità”, ovvero l’accettazione delle informazioni basata sulle emozioni, piuttosto che all’effettiva verifica dei fatti. Un tema di grande attualità per le modalità di circolazione delle notizie online, in cui è più facile diffondere fake news camuffate da verità, che nelle elezioni statunitensi 2016 ha avuto dei discutibili risvolti politici.

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Il rischio di equivoci interpretativi è ancora più accentuato per le analisi statistiche. Qualsiasi persona può cimentarsi a raccogliere e analizzare dati quantitativi, spacciandoli per sondaggi affidabili. Le ricerche quantitative possono riguardare ogni genere di argomento e sono uno scorcio numerico sull’andamento del mondo. Avere delle informazioni errate della realtà potrebbe alterare la nostra visione della realtà e di conseguenza farci commettere scelte imprudenti.

Ma non temete. Evitare le fake news quantitative è ancora possibile! Basta sapersi giostrare nell’universo dell’informazione online e della statistica grazie ad alcune regole interpretative. Quest’articolo ve ne propone alcune di basilari.

1) Controllate la fonte dell’informazione e le modalità di ricerca

“Well, you can’t post news if you don’t have any. That’s a great idea! I’ll just make up some news!” Questo scambio di battute tra Lisa e Homer Simpson in una puntata del 2000 prendeva in considerazione uno dei temi più scottanti per i giganti della Silicon Valley, ovvero l’attendibilità delle fonti d’informazione. Tutti possono generare notizie dal nulla, vere o false che siano, pubblicarle online e aspettare che qualcuno le prenda sul serio. Questo problema si sta diffondendo con una comunicazione di tipo emozionale, tipica nei social network, capace di portare in secondo piano la verifica dei fatti, causando appunto l’effetto già citato della post-verità.

A tutela dell’informazione verificata, si sono mossi anche i giganti del web Google, Facebook e Wikipedia. Il primo ha introdotto l’etichetta “Fact Check”, una sorta di semaforo per i lettori che possono valutare l’affidabilità della fonte, attraverso etichette di qualità, affidate in base alle verifiche fatte dall’autore. Facebook che oggi rappresenta il primo social network usato dai giornalisti come fonte d’informazione, ha cercato invece, di arginare le bufale potenziando l’algoritmo di selezione dei contenuti e offrendo agli utenti la possibilità di segnalare le notizie meno attendibili, allo scopo di farle verificare da un team di esperti. Anche Wikipedia ha fatto leva sul proprio network di utenti attraverso WikiTribune, una piattaforma online dove tutti gli amatori della scrittura possono contribuire inserendo i propri articoli, che saranno poi verificati da team di giornalisti professionisti e da altri membri della community. Tuttavia i passi da fare contro la cattiva informazione sono ancora tanti, per il semplice fatto che internet è (fortunatamente) uno strumento di comunicazione libero e gratuito.

2) Evitate di leggere solo il titolo dell’articolo o della ricerca

In molte circostanze scorriamo la pagina Facebook velocemente senza davvero prestare attenzione a quello che ci passa davanti. Ma la distrazione rischierebbe di farci commettere un grosso errore: leggere un titolo qualsiasi senza davvero approfondire la notizia. Questo comportamento, è stato rilevato empiricamente già nel 2016 da testate statunitensi come IFLScience.com, The Science Post, e Forbes. Di recente anche il quotidiano locale UdineToday si è cimentato nell’esperimento di inserire volontariamente un titolo con evidenti errori grammaticali, per scovare i lettori affetti da analfabetismo funzionale, che si sono limitati a leggere il solo titolo e a fare gli indignati, senza davvero approfondire i motivi degli strafalcioni.

Non da meno, anche i titoli d’impatto richiamano l’attenzione dei lettori, sia offline, per generare più vendite, che nella rete, con il fenomeno del link baiting, per aumentare i tassi di apertura delle pagine. Il pericolo in questo caso è costituto dal fatto che per ottenere più visibilità si faccia troppo spesso leva solo su alcuni aspetti delle analisi statistiche, cercando quelli che più possono stupire il lettore medio. Le rilevazioni quantitative e qualitative, al contrario, sono costituite da un universo di dettagli e particolari che dovrebbero esser argomentati per intero, spiegando la realtà nel modo più completo possibile, senza per forza soffermarsi solo sugli aspetti accattivanti .

3) Fate attenzione ai grafici che vi vengono presentati

Spesso troviamo delle tabelle che riassumono interi report di ricerca statistica e che pensiamo di poter comprendere con una sola occhiata. L’immagine però, potrebbe essere letta troppo velocemente dal nostro cervello, con un’interpretazione emotiva e non razionale. Così facendo potremmo facilmente cadere nella trappola dei misleading graphs, grafici che non rispettano gli standard canonici di rappresentazione dei dati o che contengano loro stessi degli errori, per cui non basta una lettura rapida per capire adeguatamente il fenomeno. Inoltre, come nella sintassi delle frasi, anche le diverse rappresentazioni grafiche potrebbero suscitare false percezioni da parte del lettore. Il rischio in questo caso è amplificato dal fatto che il nostro sistema limbico (la parte emotiva del cervello) è più reattivo rispetto alla nostra parte razionale, soprattutto verso quelli che sono stimoli sensoriali come la vista. L’importante è dare il giusto tempo alle nostre sinapsi alla lettura, cercando di capire tipologia e riferimenti dei contenuti.

La rappresentazione dei dati può cambiare il punto di vista dei lettori

La rappresentazione dei dati può cambiare il punto di vista dei lettori

 

Le tipologie che sono proposte più frequentemente sono i grafici a barre per la rappresentazione delle frequenze (numero di volte in cui si verifica un evento), a torta per le percentuali, a punti per descrivere i valori assunti da un’unità statistica su due variabili diverse e infine gli istogrammi nel caso di suddivisione in classi del campione. Individuato il modello di grafico, dovremmo assicurarci di capire l’impostazione degli assi sia per quanto riguarda il loro contenuto (cosa rappresentano) sia per la scala che usano, soprattutto in caso di confronto tra dati diversi. Solo dopo queste considerazioni, iniziate a studiare il valore dei dati indicati.

4) La media non è tutto!

In statistica il modo più veloce e diretto per riassumere enormi quantitativi di dati è il calcolo della media. Nonostante questo, l’osservazione di un fenomeno non può ridursi ad un unico valore. Oltre a essa, infatti, è possibile tracciare una serie di altri elementi che possono descrivere in modo più completo il fenomeno analizzato. Un esempio può essere il calcolo di quante volte avviene un determinato evento, ovvero la frequenza che è rappresentabile graficamente. Valutando i grafici sulle frequenze potreste intuire dove i dati si concentrano maggiormente e la presenza di outliers, ovvero unità notevolmente diverse dal trend, che contribuiscono comunque al calcolo della media.

La media quindi, rimane sempre uno dei tanti strumenti di analisi dati, ma non riassume quellI che sono i dettagli che fanno la differenza nella realtà. Esistono, infatti, tanti altri indici che possono limitare l’importanza della media come le varianze e i margini di errore, oppure ancora, dati che contestualizzano la ricerca stessa come periodi e luoghi di studio. Per questo motivo non fermatevi alla ricerca del dato medio ma, anche in questo caso, approfondite l’intero fenomeno per comprendere una realtà composta dai dettagli.

5) Fate attenzione alle correlazioni pericolose

L’indice di correlazione di Pearson sviluppato nel diciannovesimo secolo da Francis Galton, ha permesso di analizzare le possibili relazioni tra le caratteristiche delle unità (variabili). La correlazione indica la presenza e l’intensità di una dipendenza tra gli andamenti delle variabili, che può essere positiva o negativa, a seconda della concordanza o meno dell’evoluzione delle unità. Attenzione però, la correlazione non prova che il trend di una variabile sia causato dall’altra. Talvolta le relazioni non sono giustificate da un motivo specifico.

Un esempio banale può essere costituito dall’analisi delle abitudini delle persone di successo. Nel corso degli anni sono state fatte una serie di ricerche relative alle caratteristiche comuni presenti nei soggetti più intelligenti, che hanno dimostrato la presenza di diverse relazioni tra le attività che questi compiono quotidianamente e il loro livello intellettuale. Ma pensare di imitare le azioni individuate allo scopo di aumentare le proprie capacità intellettive è del tutto infondato, in quanto non sono mai state trovate delle giustificazioni tali da provare l’esistenza di una relazione causa effetto tra le variabili considerate. Tale ragionamento può ripetersi per qualsiasi altra relazione improbabile come la frequenza di rapporti sessuali con la quantità di formaggio mangiato. Fate quindi ben attenzione al fatto che vi siano delle giustificazioni valide alle relazioni che vi stanno proponendo, cercando di individuare la prova di un rapporto causa-effetto. Eccovi un altro esempio:

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6) Non perdete mai il vostro buon senso

Per quanto possa sembrare banale questo consiglio è quello più importante di tutti. Racchiude un invito a mantenervi curiosi e aperti a quello che state leggendo senza perdere il vostro bagaglio di conoscenze, esperienze e percezioni della realtà. Ogni volta che leggete qualsiasi articolo di giornale cercate di elaborare, contestualizzare e analizzare l’argomento che vi stanno proponendo, trovandone conferme anche in altre testate giornalistiche di diverso taglio.

Innanzitutto, quando ci approcciamo ad un testo qualsiasi dovremmo chiederci qual è lo scopo per cui è stato scritto. È poi fondamentale comprendere il linguaggio utilizzato, soprattutto nel caso di lingue straniere, onde evitare fraintendimenti banali. Infine dovremmo considerare l’argomento trattato nel suo complesso, ricercandone altrove i possibili riscontri, al fine di trasformare una semplice lettura in conoscenza, da inglobare nell’insieme di sapere che ogni giorno ci orienta nelle scelte.

In conclusione, dagli anni novanta ad oggi, internet ha portato un cambiamento epocale al cosmo dell’informazione permettendo a milioni di individui di improvvisarsi giornalisti. Con il tempo le fake news sono diventate una minaccia incessante alla comprensione dell’attualità, a causa della loro diffusione online e in particolare nei social network. Negli ultimi anni sono emerse diverse iniziative per arginare il fenomeno, offrendo al pubblico validi strumenti di valutazione qualitativa dei contenuti online. I destinatari però, non sempre dimostrano la loro volontà di verificare e comprendere quanto proposto, assumendo un senso critico basato sulle sensazioni. Con dei piccoli accorgimenti nella lettura, è ancora possibile definire l’attualità in modo completo e corretto, piuttosto che impulsivo. In tutto questo, i dati statistici giocano un ruolo di vitale importanza, proprio per la loro capacità di rappresentare schematicamente la realtà dei fatti. Approfondire la ricerca e l’attualità aiutano ad esser dei lettori migliori del mondo e a fare scelte più consapevoli.

Per approfondire questo argomento vi consiglio la lettura di “Everyday data. The misinformation hidden in the little data you consume everyday.”; John H. Johnson, Mike Gluck; Bibliomotion (2016).

Miriam Battistella

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