
La collaborazione tra agenzia e clienti per la realizzazione di photo-shoot è spesso costellata di ritardi e inefficienze, che possono essere risolte con l’utilizzo di una piattaforma di lavoro condivisa.
In un e-shop le fotografie sostituiscono la visione reale del prodotto, per cui la cura della presentazione visuale è determinante per ispirare la decisione d’acquisto. Per questo motivo le aziende, per la realizzazione di scatti che hanno lo scopo di presentare prodotti o servizi descrivendoli ed evidenziandone i punti di forza e le modalità di utilizzo, si affidano a figure professionali.
Si tratta di fotografie che riescono a valorizzare l’oggetto estrapolandolo dal contesto, ponendolo nella giusta luce, con l’inquadratura e il taglio migliore. Per ottenere gli scatti, le aziende ricorrono a professionisti del settore, ovvero fotografi commerciali/pubblicitari, oppure si affidano ad agenzie fotografiche o pubblicitarie che fanno da tramite.
Quali sono le fasi di un processo di photo-shoot?
1.La commessa
Il primo step è la definizione della commessa, ovvero vanno concordati i dettagli del lavoro da eseguire (tipologia di scatti, linee guida, le tempistiche, format etc). C’è quindi un incontro preventivo o una telefonata tra le parti, tra una rappresentanza dell’agenzia (ad es. fotografo e art director) e una dell’azienda (ad es. il direttore Marketing). A volte basta anche una mail dettagliata, se la conoscenza è già approfondita e collaudata.
2. Photo-shoot
Segue la realizzazione del servizio in studio o nella location prescelta. Qui entrano in gioco le capacità del professionista: migliore sarà la preparazione prima di iniziare a scattare (luce, styling del prodotto, attrezzatura, scenografia), minore sarà il tempo investito successivamente in fase di post-produzione.
3. L’approvazione
Fin qui tutto lineare. È al momento di mandare gli scatti all’azienda per l’approvazione che il percorso si fa tortuoso.
Un fotografo professionista, infatti, solitamente lavora con file digitale grezzi in formato RAW (in inglese grezzo, non elaborato). Con questo formato è possibile conservare informazioni che consentono di lavorare meglio in post-produzione.
In ogni caso, che siano RAW o immagini salvate in vettoriale (soprattutto se già post-prodotte), si tratta di file pesanti. Per essere inviati tramite mail necessitano di essere compressi in cartelle (in .zip o .rar) oppure condivisi attraverso sistemi di file sharing (WeTransfer, Dropbox etc.).
Nel primo caso si tratta di una procedura lunga e noiosa. Bisogna attendere che un file venga compresso, caricarlo sulla mail, scaricarlo e decomprimerlo. E fare lo stesso per rimandarlo indietro con le richieste di modifica. Nel secondo caso il trasferimento è più semplice, ma si creano più versioni della stessa foto e si rischia di non sapere più qual sia quella definitiva.
I passaggi sono quindi numerosi e vanno dallo scatto all’approvazione, che può richiedere diversi step prima dell’okay finale. Il responsabile dell’approvazione, l’e-commerce manager o il direttore marketing, dovrebbe avere modo di intervenire al momento giusto per dare i necessari feedback.
Non dimentichiamo poi che anche la fase finale di post-produzione, che è fondamentale per rendere il prodotto “perfetto”, passa per il consenso dell’azienda. Il rimpallo di mail e trasferimenti di file tra fotografo e azienda rischia di essere interminabile.
Snellire i processi di photo-shoot
Per questo motivo si avverte l’esigenza di andare a sistematizzare tutte le procedure di produzione degli scatti e la loro approvazione all’interno di un unico sistema.
Un caso di successo è quello di E-Photo, che è un’agenzia specializzata nella realizzazione di servizi fotografici per le aziende del settore fashion: essa, infatti, ha velocizzato la produzione dei servizi fotografici grazie a una piattaforma condivisa tra agenzia e clienti finali.
Alla base della sua costruzione ci sono due elementi:
- La Shooting list, una tabella che definisce le caratteristiche rilevanti per identificare il prodotto e il corrispondente servizio fotografico (barcode, prodotto, categoria, modello etc.). Per esempio, la categoria di un prodotto può essere RTW (Ready to Wear).
- La File Name Convention, una tabella che determina il numero di scatti richiesti per ogni prodotto (ad es. 3-4 foto in still life) e permette di aggiungere in coda direttive legate alla commessa (linee guida, caratteristiche su come deve essere configurato il set etc.)
Per ogni scatto possono intervenire vari utenti (cliente, fotografo etc.), secondo diritti di accesso stabiliti. Lo scatto stesso, quindi, può venire rigettato, approvato o modificato con l’aggiunta di commenti che ne richiedono la lavorazione. Il tutto avviene in maniera condivisa.
Sia l’agenzia sia il cliente possono tenere traccia, tramite un’apposita area di reportistica, dello stato di lavorazione delle foto. Il fotografo può vedere gli interventi da eseguire e sostituire le foto agevolmente sull’interfaccia, mentre il produttore ha uno strumento facilitato per comunicare velocemente con il fotografo e spiegargli le sue volontà.
L’aspetto fondamentale è l’univocità del contenuto, che una volta terminato può già essere inserito in un nuovo flusso di lavoro di stampo editoriale (inserimento in cataloghi, pubblicazione in canali come l’e-commerce etc.).