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Dieci cose che forse non sai (ma dovresti) su di lui

da 5 Novembre 2017Novembre 12th, 2017Nessun commento

Il 4 settembre 1997 due ragazzi della Stanford University registrano un dominio che è destinato a cambiare il mondo.

Ad oggi, vent’anni dopo, possiamo dire che quel nome ha rivoluzionato le nostre vite in un modo travolgente e sembra non voler fermarsi. Non serve specificare che il nome a cui ci riferiamo altri non può essere che Google.
Una rivoluzione così potente forse non avveniva dai tempi di Gutenberg, quando la stampa ha cambiato radicalmente il modo in cui accedere alle informazioni.

Mentre raccoglievo un po’ di idee per questo articolo, all’improvviso mi è venuta in mente la definizione che Marshall McLuhan, uno dei più importanti sociologi nel campo della comunicazione di massa, dava dei media:

“La mia definizione dei media è molto estesa: include ogni tecnologia che crea estensione del corpo e dei sensi umani, dai vestiti al computer”.

Facciamo un passo indietro: potete ignorare benissimo chi sia Marshall McLuhan (anche se in realtà sto urlando interiormente “Shame” al suono di una campanella) ma nel mio caso, come per tutti gli ex studenti di facoltà legate al mondo della comunicazione, questo studioso è una sorta di divinità e tutte le sue opere vengono analizzate, giustamente, nel minimo dettaglio. Ecco perché oggi mi viene da chiedermi cosa avrebbe pensato questo straordinario studioso, morto nel 1980, dell’avvento di Google delle nostre vite.

Ma torniamo a noi: tutto questo serve per farvi riflettere su quanto i mezzi di comunicazione sono effettivamente diventati una vera e propria estensione del nostro corpo. Ecco, già vi sento dissentire e mormorare: “No, ti stai sbagliando”.

Ma vi ricordo che siamo la generazione che porta lo smartphone in bagno, quindi la prossima volta ci penserei un attimo prima di rispondere così su due piedi.

Quindi anche Google, che ormai possiamo quasi definire come una sorta di sineddoche di Internet insieme a Facebook, è diventato ormai una parte di noi.

Pensate a come ci sentiremmo se Google scomparisse dalla nostra vita.

È lui a guidarci quando non sappiamo più, e intendo letteralmente, dove andare, ci permette di organizzare i nostri documenti grazie a Drive, di tradurre velocemente parole in lingue sconosciute ma anche di inviare mail e ovviamente di fare mille altre cose. Preferisco non continuare con la lista e lasciarvi con questa immagine, molto più esplicativa.

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Fonte: https://www.google.com/intl/it/about/products/

A Google confidiamo qualsiasi segreto (e sappiamo che ne fa buon uso) ma cosa sappiamo su di lui? Ecco perché ci sembrava giusto raccontarvi qualche storia in più su di lui. Proviamo a partire dalle basi.

#1 Come funziona Google

Sapete come funziona, dal punto di vista tecnico, il motore di ricerca che utilizziamo tutti i giorni?

Il viaggio di una query, la stringa di testo che digitate sulla barra del motore di ricerca, inizia quando Google mette all’opera il suo crawler, il bot che scandaglia il web in lungo e in largo, creando così quello che viene definito il suo indice.

Google comincia quindi a reperire dal suo enorme indice le risposte che possono soddisfare la vostra ricerca e le ordina, grazie al suo algoritmo, sulla base di oltre 200 segnali, i famosi fattori di posizionamento.

Da qui Big G è in grado di restituirvi nella SERP, la Search Engine Results Page, tutti i risultati che giudica più pertinenti per la vostra ricerca.

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Fonte:  http://bit.ly/2j1tReJ

#2 Verso l’infinito (e oltre)

L’origine di questo nome nasce di fatto da un errore di trascrizione avvenuto durante la registrazione del dominio: Google avrebbe infatti dovuto chiamarsi “Googol”, il termine coniato dal matematico Edward Kasner per indicare un numero potenzialmente infinito, ossia il sogno della quantità di pagine che Google avrebbe potuto indicizzare.
Al momento il motore di ricerca ne indicizza 1 trilione al secondo, quindi, tutto sommato, direi che a Brin e Page non è andata poi così male.

#3 Keep it simple? Not really

La homepage di Google fu una scelta dettata dal bisogno di essenzialità. Semplicemente quando la realizzarono Brin e Page ne sapevamo troppo poco di HTML per pensare ad una struttura più complessa.
Guardate però dove sono arrivati.
Se invece volete sapere come appariva Google nel 1998 vi basterà guardare qui sotto per scoprirlo.

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#4 E voi, vi sentite mai fortunati?

Avete mai schiacciato il bottone “Mi sento fortunato di Google”? Se la risposta è no, non preoccupatevi troppo. Non siete decisamente gli unici. Si stima infatti che quel bottone costi a Google solo 110 milioni di dollari l’anno in pubblicità persi. Ma allora perché tenerlo?
Non ci è dato sapere il motivo ma Marissa Mayer, in un’intervista del 2007, raccontò che tenerlo era la mossa giusta perché eliminarlo avrebbe portato l’azienda “ad essere troppo arida, aziendalista e ansiosa di far soldi”.

#5 Qualche comando utile…

State navigando un sito con un pessimo motore di ricerca interno? Fate lavorare direttamente Google attraverso il comando site:. Facciamo un esempio pratico e mettiamo che vogliate leggere tutti gli articoli di This MARKETERs Life che parlano di marketing. Vi basterà scrivere sulla barra di ricerca site: www.thismarketerslife.it marketing.

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Se in più volete affinare la ricerca per la presenza o meno di determinati termini, basta semplicemente utilizzare i simboli + o -. Facile, no?

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#6 Un successo “made in Italy”

Un po’ del successo di Google è dovuto anche all’Italia. Nel corso di un’intervista rilasciata nel 2004 all’ABC, Brin e Page rivelarono che il loro successo era basato su un’esperienza comune della loro infanzia, ossia frequentarono entrambi i primi anni scolastici in istituti che applicavano il metodo Montessori.
Come testimonia una nota citazione di Marissa Mayer, “Non puoi capire Google finché non sai che sia Larry che Sergey erano bambini Montessori”.

#7 Quella volta che.. Google e Facebook litigarono per una donna

Considerata come una delle donne più influenti al mondo, Sheryl Sandberg è l’attuale direttore operativo di Facebook.
Dopo un breve periodo nel mondo politico, nel 2001 Sheryl approda a Google, dove diventa Vice Presidente per le Vendite Online e contribuisce alla realizzazione di AdSense.
Si narra che inizialmente non si sapesse con quale ruolo inserirla in Google, ma Eric Schidmt la assunse in quanto possedeva tutte le caratteristiche di un creativo smart.

I media però la ricordano come “la donna che fece litigare Google e Facebook”, quando nel 2007, durante un party di Natale, accettò una proposta di lavoro da parte di Mark Zuckerberg. Scelta che scatenò un gran fermento all’interno del mercato tech.

#8 L’elogio del fallimento

Al TED di Vancouver del 2016, il capo del Laboratorio X di Google, Astro Teller, ha focalizzato il suo intervento non sui successi ma sui fallimenti ottenuti dal suo team.
Tra gli studi mai portati a termine Teller ha parlato delle Vertical Farms, delle aziende agricole verticali con cui provare a risolvere il problema della fame nel mondo o quello dei container per il trasporto aereo più leggeri dell’aria. Entrambi i progetti sono falliti miseramente ma come insegna la cultura aziendale di Google:

“se si pensa davvero in grande, anche se si fallisce completamente, c’è sempre qualcosa di valore che rimane”.

#9 Google cataloga (a fin di bene) anche il nostro DNA

Dopo aver catalogato tutto il sapere conosciuto dall’uomo, (o quasi), Google è passato al DNA umano. Come? Con il progetto Google Genomics, nato nel 2014, l’azienda statunitense ha realizzato una sorta di Google Drive per archiviare, rielaborare e analizzare i dati del genoma umano.
Lo scopo è quello di permettere a medici, ricercatori ed esperti del settore di esplorare tutti questi dati in modo semplice e veloce. L’Istituto Nazionale per la ricerca contro il cancro ha già aderito e depositato 2,6 petabyte di dati sui server di Google.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione in campo scientifico!

#10 Cosa sa Google di te?

Siamo arrivati forse alla domanda più spaventosa. Se volete vedervi con gli stessi occhi con cui vi guarda Big G, basta accedere al proprio archivio, (https://history.google.com/history/), collegandovi dal vostro account Gmail.
E se ancora non vi basta, scoprite invece cosa Google pensa di voi: https://adssettings.google.com/authenticated
La vostra carta di identità virtuale è distante solo un click.

 

Non vorrai mica fermarti qui? Al MARKETERs Festival potrai scoprire tutti i segreti di Big G direttamente da Gianluigi Marchetti, account Executive di Google Colud. Scopri i relatori dell’edizione di quest’anno e scegli il tuo percorso. Ci vediamo il 25 novembre a Villa Fiorita!

Margherita Cavallin

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