
In questi ultimi mesi siamo stati bombardati da un termine nuovo per la maggior parte delle persone: Il Metaverso. In parte merito di Mark Zuckerberg che l’ha introdotto come futuro per la sua azienda, ri-brandizzata Meta, in parte per il concetto di natura cinematografica dei film Marvel di questo ultimo periodo, è soprattutto nelle ultime settimane che siamo stati sommersi da articoli dove si parlava di azioni, acquisti, spese o creazione in questo nuovo spazio.
Cos’è il Metaverso?
Possiamo rendere questo concetto “concreto” citando il concetto di Multiverso Marvel, esprimendolo come un universo, o una serie di universi, (ma nel nostro caso, essendo virtuale, assume il prefisso Meta), che esiste parallelamente al nostro e che può essere a questo legato e interconnesso. Sostanzialmente un’estensione non fisica ma virtuale, praticamente infinita, dove ogni individuo della nostra realtà si può connettere e creare una nuova vita, un lavoro, degli svaghi e molto altro.
Come nasce questa idea?
Durante la conferenza Connect del 28 ottobre 2020, Mark Zuckerberg ha annunciato il rebranding dell’azienda che da Facebook è stata chiamata Meta.
Il cambio di nome si basa sostanzialmente su motivazioni strategiche e comunicative: nei prossimi anni, la multinazionale ha deciso di investire sulla creazione e sulla colonizzazione di questo nuova dimensione chiamata Metaverso. Il nome Facebook per questo motivo diventava stretto all’azienda per questa nuova vision e finiva per far riferimento solo ad uno dei tanti prodotti che il suo assetto societario offre. Sostanzialmente, questo nuovo universo si pone come una versione 2.0 dei social, un luogo virtuale, ma allo stesso tempo fisico, dove interagire personalmente.
Come si sviluppa questo progetto?
Come sottolinea Zuckerberg, fin dalle origini la missione di Meta è stata quella di aiutare le persone a connettersi tra di loro.
“È arrivato il momento di adottare un nuovo brand aziendale che rappresenti olisticamente tutto quello che facciamo. Per riflettere ciò che siamo e quello che speriamo di costruire, sono fiero di annunciare che da oggi la nostra azienda si chiamerà Meta.”
A seguito di ciò è stata rilasciata al pubblico Horizon Worlds, la piattaforma di proprietà di Meta dove gli utenti possono iscriversi ed accedere al mondo virtuale: questa infatti è una delle tante piattaforme di proprietà di altre aziende del settore dove ognuna può creare un proprio universo. Altri Metaversi di successo per esempio sono Sandbox e Decentraland.
Per accedere e vivere appieno l’esperienza, a prescindere da quale piattaforma si scelga, devono essere usati tutti i device necessari per la realtà aumentata (oculus, etc.). Una volta all’interno, nel nostro caso di Horizon e creato il nostro avatar, ovvero l’estensione digitale dell’utente, si potrà cominciare ad interagire con attività come giochi, eventi o concerti. Nella sua vision aziendale Meta sostiene che l’obiettivo è quello di creare spazi di lavoro e riunione all’interno dell’universo stesso, dichiarando inoltre di voler assumere personale che lavori al suo interno.
Come sta andando?
Partendo dal presupposto che ci troviamo in una fase iniziale e che si stima ci vorranno almeno 10-15 anni affinché si crei un multiverso simile a quello dei film, sia dal punto di vista funzionale che grafico, le aziende e i vari sviluppatori si stanno però muovendo in fretta. Se Meta ha un focus più aziendale mentre le altre piattaforme un focus maggiormente legato alla sfera del gaming, moltissime aziende di informatica non stanno registrando i propri domini e brevetti per passare successivamente al Metaverso e magari aprire un negozio online.
Tuttavia sono nati anche problemi legati alla proprietà intellettuale, in quanto è un nuovo campo ancora non coperto da leggi ad hoc. Un esempio è quello di Hermès, che si è visto copiare una linea di borse per essere messo in vendita in uno dei tanti shop virtuali: l’artista che che le ha realizzate si è difeso invocando il Primo Emendamento a fondamento del suo diritto di creare opere digitali, reinterpretando la realtà che lo circonda, portando tutta la questione in un’aula di tribunale.
Riguarderà solo le aziende o anche i privati?
Notizia di questi giorni invece riguarda il rapper Snoop Dogg, che ha sviluppato una collaborazione con la piattaforma Sandbox per la compravendita di terreni virtuali e la creazioni di eventi e party esclusivi sempre nel mondo virtuale, Il rapper infatti ha pagato 450 mila dollari per comprare il terreno con la sua villa virtuale dove terrà i suoi eventi dietro la vendita di biglietti limitati a prezzi di migliaia di dollari.
Al momento non esiste una moneta virtuale ufficiale e vengono usate le criptovalute per comprare terreni, oggetti, case, servizi etc., e gli oggetti commercializzati all’interno sono Non Fungible Token (NFT), ovvero beni digitali generati dalla blockchain e quindi resi unici e venduti a migliaia di dollari. Le aste digitali hanno fatto segnare già prezzi da capogiro: seguendo il filone dei rapper, Snoop Dogg possiede già una collezione dal valore di 17 mln di dollari mentre Eminem recentemente ne ha spesi più di 400 mila dollari per un opera.
Oltre alle aste di opere digitali molte aziende immobiliari hanno aperto una vera e propria “guerra commerciale” per acquistare, e poi rivendere, spazi su terreni digitali facendo lievitare il prezzo anche del 500%, raggiungendo cifre di quasi 3 milioni di dollari. Pur essendo pressoché infinito come ambiente, al momento la posizione di determinati luoghi, eventi o concerti rende strategico il possesso di terreni circostanti da poter rivendere. Un isola privata acquistata a 15 mila dollari può essere riveduta fino a 300 mila dollari.
Il futuro del Metaverso
Questi sono solo alcuni frammenti del mondo virtuale che sta nascendo e di cosa sta succedendo al suo interno: non ci sono solo aspetti positivi, ma anche le prime dinamiche e polemiche che lo investono, come ad esempio i dati sui concerti virtuali organizzati da Meta che si sono rivelati ben sotto le aspettative.
Tuttavia del Metaverso ne sentiremo parlare ancora nei prossimi mesi ed anni e via via entrerà sempre più nella nostra quotidianità integrando strumenti sempre più all’avanguardia per la realtà aumentata.