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Showroom virtuali e manifattura: guida alla realizzazione

da 3 Agosto 2020Agosto 8th, 2020Nessun commento

Gli showroom virtuali sono il futuro del settore manifatturiero? Quali sono gli elementi indispensabili per realizzarli? Nell’articolo un check-up di quello che serve e le tecnologie da utilizzare. 

Negli ultimi mesi si è scoperta l’importanza dell’operatività da remoto, anche in chiave permanente. Per il manifatturiero, come confermano diversi studi di settore, si traduce in una spinta all’automazione (+59% secondo Brookings). Utilizzando macchine nei processi produttivi si ha un duplice vantaggio:

  • si tutela la salute pubblica rispettando le esigenze di distanziamento fisico (meno personale presente in azienda);
  • si evitano blocchi di produzione in caso di nuove emergenze sanitarie (le macchine mica si ammalano!).

Allo stesso tempo emergono nuove esigenze:

  • Lato B2B: tutte quelle industrie meccaniche, elettroniche e informatiche che si occupano di produrre macchine, attrezzi e componentistica (e quindi anche di automazione dei sistemi) devono trovare nuovi modi per esporre ai propri clienti (altre industrie) i prodotti e il loro funzionamento da remoto, in totale sicurezza. Solitamente i prototipi, con tutto il loro corredo di informazioni, venivano presentati alle fiere di settore o in spazi espositivi dedicati e ora queste modalità di incontro vanno riviste.
  • Lato B2C: i prodotti finali, che sono stati realizzati con il supporto delle macchine (calzature, occhiali ecc.), devono essere promossi sia presso i distributori (negozi al dettaglio ecc.) sia presso gli utilizzatori finali. Con il lockdown, sono state ammesse solo modalità di presentazione da remoto.  

Gli ambienti virtuali, da meri gadget sbandierati per dimostrare che si sta innovando, sono stati la salvezza in questi ultimi mesi e potrebbero diventare la nuova quotidianità di queste realtà. Soluzioni AR, VR – pensiamo alla possibilità di ruotare a 360° il prodotto e vederlo da più punti di vista – o interattive nel senso più ampio del termine, infatti sono ottime alternative alla visita nel punto fisico.

Ma è inutile avere il big-bang degli effetti speciali, se manca una base da cui partire.

Creare showroom virtuali, con un sacco di “pezzi forti” per l’esperienza utente, è inutile se quello che serve realmente – le informazioni e gli asset di prodotto – non è organizzato in modo strutturato.

 

Showroom virtuali: cosa serve per crearli

Ma partiamo dal principio. Quando parliamo di showroom virtuale, i primi esempi che ci vengono in mente sono legati all’industria tessile e al fashion in generale.

Si tratta di ambienti virtuali in cui il buyer ha la possibilità di studiare da vicino il prodotto e le sue caratteristiche (campionatura, tessuti ecc.) anche in assenza del prodotto stesso e questo grazie alla presenza di materiali digitali (foto, video modelli 3D, a 360°, datasheet ecc.). A luglio si è tenuta la prima Milano Digital Fashion Week organizzata dalla Camera Nazionale della Moda Italiana e la formula è stata quella appena descritta. Per approfondire, consigliamo questo articolo sugli showroom virtuali nel fashion.

Soluzioni simili sono diffuse anche nell’automotive. Toyota, per dirne una, presenta sul proprio sito un’area dedicata dove presenta esposizioni a 360° gradi degli interni e degli esterni dei modelli e i potenziali acquirenti, assistiti dal concessionario con cui si interfacciano virtualmente, possono vedere le specifiche di ogni veicolo e ruotare la vista esterna come se stessero ispezionando un’auto vera e propria.

 

Ma al di là di quello che l’utente vede, che può essere molto attrattivo (vedi l’esplorazione in 3D) e che può essere realizzato con il supporto di una buona web agency, il primo passo che una qualsiasi industria deve compiere è assicurarsi di avere in ordine quello che “sta sotto al cofano”. Non si può proporre uno showroom digitale, se poi mancano le informazioni basilari relative ai prodotti.

Un archivio centralizzato, trasversale ai vari team (dal marketing al prodotto alla logistica ecc.), dove i contenuti e i dati di prodotto sono gestiti in maniera unitaria e organizzati secondo una tassonomia comune, è la soluzione perché:

  • abbatte i silos tra team e ne abilita la collaborazione a partire da una base di lavoro comune;
  • tutti hanno accesso allo stesso materiale, che viene costantemente aggiornato: non esistono duplicati o file/dati sbagliati;
  • è strutturato (con l’AI si possono automatizzare le attività di classificazione) e quindi con una keyword come il codice prodotto si recuperano istantaneamente tutte le fonti collegate (immagini, video, modelli 3D, schede tecniche ecc.).

Questo è indispensabile soprattutto nel settore industriale/manifatturiero, dove il livello di dettaglio richiesto è maggiore.

 

Lo strumento per il tuo showroom virtuale

La difficoltà è legata al fatto che parliamo di tipologie di materiali che solitamente sono gestite in strumenti diversi. Le informazioni di prodotto si trovano di solito in software che gestiscono il suo ciclo di vita (ERP o PLM) o in PIM, mentre i materiali di marketing hanno archivi dedicati (DAM o MRM).

Per questo le caratteristiche fondamentali della piattaforma che si va a scegliere devono essere:

  • la capacità di importare varie tipologie di dati e strutturarle in maniera uniforme;
  • la capacità di integrarsi con il sito o il front end su cui appare lo showroom virtuale, in modo da facilitare la costruzione degli ambienti virtuali.

Una soluzione tecnologica ideale è quella che comprende le funzionalità sia di un DAM (Digital Asset Management) per la parte relativa ai contenuti, sia di un PIM (Product Information Management) per la parte delle informazioni di prodotto. O, se si dispone di due software diversi, avere comunque la possibilità di farli “parlare” tra loro.

In ogni caso, disporre di un archivio centralizzato che offre la possibilità di creare aree riservate (singoli buyers, realtà b2b), può essere sfruttato anche per attività di formazione per i dipendenti 

Pensiamo alle opportunità di presentare il prodotto e le sue caratteristiche in un ambiente immersivo e quindi mettere a disposizione materiale (immagini, video tutorial, ricostruzioni in 3D o a 360° da ruotare) per spiegare anche da remoto il suo funzionamento (procedure di utilizzo, montaggio, operatività ecc).

Gli showroom virtuali, qualunque sia il loro destinatario (B2b, clienti finali, dipendenti), aiutano quindi a garantire la continuità delle aziende manifatturiere.

 

Camilla Bottin

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