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DigitalDigital Experience

E il Digital disse: “Divide”

Facciamo un gioco: prendiamo le due identità che fanno del Digital l’istituzione che oggi sappiamo essere, ovvero la società e le piattaforme, e proviamo a separarle l’una dall’altra.

È come tentare di separare i due lati di un disco: il lato A non si separa dal lato B. 

E suonano dando un senso al disco. A volte, altre… 

 

DIGITAL DIVIDE – INTRO

C’è un disco che suona nella vita di tutti noi: si intitola “Privilegio e Discriminazioni Sociali”.

Gli ascoltatori sono tanti, variegati, più o meno fan de La Società, la band. 

Mixato e prodotto da diverse case di produzione, nessuno sfugge ad un ascolto. 

Per qualche regola non scritta dettata dalle dinamiche sociali, tutti abbiamo incontrato almeno una discriminazione nella vita, che state certi, è una traccia del disco. 

Ma c’è una nuova frontiera di scambi di competenze e conoscenze, un porto di mare dove intercettare nuovi stimoli: è il mondo digitale. 

Ho una traduzione di “Digital Divide” per i puristi della lingua italiana: parliamo di Divario Digitale, una delle nuove, luccicanti declinazioni di disuguaglianza sociale.

È il 2021 e non possiamo garantire un trattamento eguale alle persone, nemmeno nei confini digitali: ecco perché.  

DIGITAL DIVIDE VOL. 1 – ACCESSO

Il DD di primo livello è riferito alla potenzialità di accesso alle nuove tecnologie. Per amor di chiarezza facciamo così: 

  • Variabile età: a parità di accesso alle tecnologie, supponiamo in uno Stato mediamente avanzato sotto il profilo economico, le nuove generazioni sono più inclini a essere raggiunte dal digitale;
  • variabile istruzione: alta scolarità significa più accesso alle tecnologie digitali;
  • variabile reddito: alto reddito corrisponde ad alto accesso; potremmo andare avanti. 

Se da un lato alcuni studi ci dimostrano che concepire il DD in termini di differenze fondate su variabili socio-demografiche è sempre meno corrispondente alla realtà (le generazioni più anziane stanno esprimendo molta curiosità verso il digitale, ma pare anche che all’alzarsi del livello dell’istruzione e del reddito le persone usino di meno i social media…), vorrei portare l’accento a quanto è successo negli ultimi mesi. 

Possiamo studiare la società come insieme indefinito di individui e arrivare a conclusioni accademiche per cui tutto sta andando per il meglio, ma la verità, come sostiene Openpolis, è che tra gli 8,5 milioni di minori in Italia che sono rimasti a casa durante il lockdown, un range tra il 12,3% e il 20% non ha accesso alle lezioni virtuali. 

L’educazione e la formazione sono un diritto. E non lo dico io, lo dice la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, all’Art. 26: Ogni individuo ha diritto all’istruzione. (…)  L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito. 

Nel momento in cui i nostri ragazzi non vanno a scuola perché non possiedono un computer, abbiamo fallito come società.

classe vuota

DIGITAL DIVIDE VOL. 2 – COMPETENZE 

C’è una cosa che mi piace dire: in un mondo in cui l’informazione è a portata di tutti, l’ignoranza è una scelta

Generalmente lo dico a chi si ostina a scegliere di non sostenere i diritti basilari delle persone, ma nel mondo digitale non funziona così; qui la differenza la fa chi il mondo digitale lo capisce. Internet ci propone una quantità di informazioni disarmante e la richiesta è di farne un uso consapevole e critico.

Che poi uno dei meccanismi di funzionamento di Internet sia il completo opposto, ovvero favorire una fruizione di contenuti che non è né consapevole né critica, è un problema che affronteremo un’altra volta. 

Il DD di secondo livello è quindi quel divario che si crea nella competenza di elaborare e processare un’informazione al fine di produrre conoscenza. 

Parliamo con i fatti: Google Traduttore funziona solo se sai già la lingua, se non ti ricordi una parola, se devi controllare una formazione base del periodo. Le cose si complicano quando devi tradurre un testo retorico e pieno di metafore e ti ritrovi a scrivere che “porti il cuore sulle maniche” o che “addenti i proiettili”. 

Con ogni probabilità, questo è un discorso elitista. 

Ma sapere che i nonni che non vedono i nipoti perché non sanno come usare Zoom ancora mi spezza il cuore. 

lavorare da casa

DIGITAL DIVIDE VOL. 3 – BENESSERE 

La terza traccia di questo disco senza fine suona così: Detox Social

Alzi la mano chi ha disintastallato almeno una volta un social network a causa della sensazione di sovraccarico emotivo.

Avanti, alzala. 

Suona il DD di terzo livello: costruire e mantenere un benessere digitale, un equilibrio tra le opportunità permesse dalla tecnologia e il prezzo da pagare in termini di sovraccarico cognitivo.

Se questo livello presuppone come discriminante un effettivo accesso alle tecnologie, è vero anche che parla di quei fenomeni che vanno ben oltre il “Social Detox” e sfociano nelle manifestazioni più becere che l’umanità è in grado di presentare, come l’hate speech, il revenge porn e il cyberbullismo. 

Non credo che smetterò mai di dirlo: serve un’educazione, un paradigma di istruzione per abitare le grandi repubbliche che sono diventati i social network. 

Serve una collaborazione a livello istituzionale di riconoscimento, per fare in modo che i minori di 13 anni non siano presenti sui social, per quanto affetti da FOMO.

Serve validare le aggressioni online come reati inaccettabili e inappellabili. 

Serve tutelare la legalità nel web, regolamentando la diffusione di materiale. 

Serve. O assisteremo al decadimento della società contemporanea molto prima di quanto previsto.

social detox

DIGITAL DIVIDE VOL 4. – POSSIBILITÀ

E adesso, tu che stai leggendo questo articolo, immagina che la tua fantasia non abbia limiti

Immagina di poter infilare dei pantaloni dalla testa, di tagliare una torta in orizzontale. 

E immagina di avere dei confini entro cui operare: questo è il segreto del digitale. 

Il digitale sostiene di ampliare i confini del mondo: credo sia vero. Ma è anche vero che è lui stesso a dettare quali siano i confini da poter esplorare. Quali siano le tappe per una scoperta. In che modi poter crescere. 

È il quarto livello, il quarto segreto che il divario digitale porta con sé: ti fa credere di poter costruire mondi a tua immagine e somiglianza, ma è il contrario – sono le tue potenzialità che si stanno adattando a lui

BONUS TRACK: USCIAMONE. 

Ok, a scanso di equivoci: io amo il digitale. Amo internet, il network delle reti. Ci dà le possibilità che i nostri nonni non osavano immaginare nemmeno nei loro sogni più audaci. 

Ve lo immaginate anche un solo lockdown senza internet? 

Ecco la soluzione: che gli attori pubblici pretendano servizi di piattaforma con un design incentrato sui valori democratici

Che venga pensato un approccio globale alla questione, per non sentire nuovamente la traccia uno di questo disco. 

Che le piattaforme siano responsabili verso il pubblico e riconoscano agli utenti il ruolo di “co-creatori”, permettendo loro di conoscere il funzionamento di quei flussi che gli utenti stessi hanno contribuito a creare. 

Che tutto sia alla luce del sole. Che ci sia abbastanza investimento nell’educazione da permettere a tutti di comprenderlo e dargli nuove forme. 

Che tutti abbiano la possibilità di amare Internet come chi, del divario digitale, non si deve preoccupare. 

 

P.S. Ehi, vuoi saperne di più e magari diventare un attivista in questo campo? Inizia da qui: 

Michela Petrera

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