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Emoji di ieri e di oggi: tra storia, evoluzione e futuro

da 12 Dicembre 2022Gennaio 10th, 2023Nessun commento

Nel tempo ogni lingua del mondo ha subito un cambiamento, soprattutto negli usi e nei costumi legati ai termini. Oggi anche le emoji si sono evolute parecchio, in particolare tra i giovani della Generazione Z. Per comunicare con loro bisogna prestare attenzione all’uso delle cosiddette “faccine”. Se alcune sembrano avere un messaggio intrinseco, non solo possono essere fraintese da chi le riceve ma possono anche cambiare significato. Infatti, l’interpretazione nel corso degli anni si è modificata.

Quando sono nate le emoticon?

Le emoticon nacquero dalla fantasia del fisico Scott Fahlman. Un giorno del 1982, mentre era in vena di scherzi, il professore di informatica che insegnava alla Carnegie Mellon University raccomandò di leggere alcune combinazioni di segni che sono oggi a noi molto note per distinguere messaggi seri e ironici. Si trattava delle faccine “:-)” e “:-(“, che potevano essere facilmente lette persino inclinando la testa. Anche se Fahlman non pensava che avrebbe rivoluzionato il modo di comunicare di milioni di persone, in quel momento inventò le primissime emoticon. Decisamente più simpatici erano gli Smiley, nati 20 anni prima dalla mente di Harvey Ball, un genio della grafica che – ahimè – si dimenticò di depositare il marchio, ma che divenne simbolo di una generazione grazie alla semplicissima rappresentazione di uno stato d’animo positivo.

Negli ultimi dieci-vent’anni la nostra lingua è cambiata e si è arricchita di una gran quantità di neologismi e anglicismi che descrivono l’esperienza dei social media e dell’uso di internet. Bannare, triggerare, boomer e shitstorm sono solo alcuni dei termini che fanno parte del nuovo lessico utilizzato soprattutto tra i giovani che hanno meno di trent’anni – la cosiddetta Generazione Z. Nel caso dei boomer (nati tra il 1946 e il 1964) la distanza con questi usi è più evidente. In questa evoluzione anche l’uso delle emoticon prima e degli smiley poi, fino ad arrivare oggi alle emoji, ha seguito parallelamente lo sviluppo tecnologico e, di conseguenza, del linguaggio in uso tra le generazioni.

Le emoticon hanno viaggiato dagli Usa al Giappone e si sono trasformate in emoji. Se volessimo approfondire, la differenza tra le due è netta: essendo una rappresentazione tipografica sul display di un viso, l’emoticon usa la punteggiatura e quindi fa parte del testo stesso, mentre le emoji sono immagini trattate dai computer come pittogrammi, come accade per i segni grafici del cinese o del giapponese. Non a caso la parola “emoji” in giapponese significa “pittogramma”. Fu infatti Shigetaka Kurita, un dipendente di una società di telecomunicazioni nipponica, a disegnare nel 1999 le prime 176 emoji. Per creare le primissime icone di 12×12 pixel si è ispirato ai manga, ai caratteri cinesi e ai segnali stradali.

Nel tempo, le emoji si sono evolute ed oggi riescono ad esprimere sentimenti che possono sostituire il linguaggio alfabetico. Nella storia, hanno preso il posto delle vecchie emoticon realizzate con i caratteri tipografici, che oggi appaiono vicine alle preferenze dei boomer. Infatti, sono proprio loro che continuano ad utilizzarle. Il loro significato può essere di tipo ironico, come l’icona della faccina che ride per deridere un contenuto postato seriamente. In origine erano soltanto di colore giallo, ma sono oggi disponibili in più pigmentazioni della pelle per accogliere le diverse minoranze e nel tempo sono cresciute, aggiungendo sempre nuove forme e messaggi.

Nel 2014 viene istituito il World Emoji Day, la giornata mondiale dedicata alle popolari “faccine”, che si festeggia il 17 luglio perché è la data che compare sull’emoji che raffigura il calendario.

Un altro anno da ricordare è il 2017 per l’uscita nelle sale del film “EMOJI – ACCENDI LE EMOZIONI”: l’animazione è ipercolorata e riproduce esattamente il look dei nostri Iphone e dei nostri social. La storia è quella dell’adolescente Alex che cerca di connettersi tramite emoji con la ragazza di cui è innamorato e tutto ciò avviene nella città di Textopolis, patria degli emoji. Coincidenza? L’aspetto comico del film è dato anche dalla presenza di alcune emoticon che vengono definite “anziani”, in quanto pittogrammi disegnati solo con i caratteri tipografici della tastiera.

 

Come cambia il significato delle emoji nel tempo

Ogni epoca ha la sua emoji. Infatti, oggi assistiamo a uno “scontro generazionale” a suon di emoji tra i più giovani e gli over 30, che rischiano di divenire una vera e propria linea di confine in grado di far capire molte cose all’interlocutore, soprattutto l’età dei soggetti coinvolti.

Secondo la società di ricerche Perspectus Global, che ha condotto un sondaggio sulle emoji, la Generazione Z sta cambiando l’uso delle faccine. In particolare, le utilizza con un linguaggio sconosciuto ai boomer. Grazie alle risposte di 2.000 giovani britannici con meno di 30 anni, lo studio ha scoperto che gli over adorano la scimmietta con gli occhi chiusi o il pollice che dà l’ok, che si posiziona al primo posto della classifica. Demolendo quasi tutte le emoticon più utilizzate nel 2021, infatti, emerge che un under 30 su 4 è convinto che solo i «vecchi» usano queste due emoji. Altre emoji che sono cambiate per la nuova generazione sono il cuore rosso, ovvero il secondo classificato (è «roba antica» per il 22% degli intervistati), la spunta verde, l’applauso, il bacio con il rossetto e la faccina sorridente a denti stretti. Per non parlare della faccina che sorride ma soprattutto di quella che piange dalle risate. Anche se nel 2021 è stata la più utilizzata a livello internazionale, la GenZ la considera cringe e, per questo, l’ha sostituita con il teschio (che significa “muoio dalle risate”). Insomma, chi ha meno di 30 anni non usa questo genere di emoji e non vede di buon occhio chi lo fa, considerandolo parte del linguaggio da “anziani”.

 

Tra le emoji moderne preferite dalla Generazione Z ci sono la fiamma, in cima alle classifiche di preferenza, seguita poi dalla faccina con gli occhi a cuore e la melanzana. L’ultima di queste rimanda probabilmente ad un aumento nell’uso delle chat di temi a sfondo erotico che sono aumentate con la pandemia, con la conseguente ricerca di partner per la serata.

La ricerca ha evidenziato anche delle differenze nell’uso delle emoji per genere tra ragazze e ragazzi, uomini e donne. Una under 30 su 4 (il 26%) trova la faccina circondata dai cuori la propria preferita, una percentuale che scende al 7% tra i coetanei maschi. Anche il 28% delle donne la incorona la regina della comunicazione per immagini, contro il 17% degli uomini. Segno che forse, con l’età, l’amore diventa più importante (basta che non si usi più il cuore rosso).

Nuove emoji in arrivo!

L’evoluzione non si ferma: Emojipedia, detta anche l’enciclopedia delle emoji, ha sempre tra le mani nuove proposte che arrivano dalle società che creano i sistemi operativi ma anche dagli utenti. In attesa dell’elenco ufficiale, secondo l’aggiornamento Emoji 15.0 abbiamo già dei probabili candidati che probabilmente ci troveremo come nuove faccine già nel 2023.

Una di queste è “shaking face”, una nuova espressione interessante perché in grado di interpretare più stati d’animo. Potrebbe rappresentare il termine scosso, rintronato ma anche dubbioso. Un’altra emoji che sarà declinata in tutti i colori di pelle è il “batti cinque”, da destra o da sinistra. Troviamo poi il “cuore rosa” che mancava e che arriverà insieme al blu e al grigio. Arriveranno anche alcuni nuovi animali, quali “l’alce”, “l’asino”, “l’oca”, un non precisato “uccello nero”, una “medusa” e una sola “ala bianca”. A completare la nuova enciclopedia delle emoji disponibili ci sono un “fiore viola”, dello “zenzero”, un “baccello di piselli”, delle “maracas”, un “flauto”, un “pettine”, un “ventaglio”, il simbolo del “Wi-Fi” e un simbolo riguardante la religione Sikh.

 

Visti i nuovi trend dopo secoli di parola scritta, l’immagine pare stia sovrastando la comunicazione e, riguardo al futuro, l’inventore delle emoticon Fahlman, dice:

Sono sorpreso che ancora si utilizzino. Ora basterebbe mandare un selfie per comunicare le nostre emozioni. È diventata quasi una dipendenza. Ma c’è un limite alla diffusione delle emoticon e delle emoji. L’immagine non può sostituire la parola scritta. O magari finiremo per scrivere trattati internazionali con le faccine. Speriamo di no.

Se vuoi saperne di più sul tema delle emoji e del mondo del linguaggio, ecco alcuni approfondimenti:

Martina Camprincoli

Social-media marketing lover e appassionata di comunicazione in tutte le sue sfumature. Sono una persona curiosa e creativa a cui piace mettersi in gioco ed accogliere l'innovazione ma anche aspetti di carattere trasversale e interpersonale. Se dovessi darmi un titolo come ad un libro mi potrei definire "A volcano girl".

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