
In occasione del prossimo evento targato MARKETERs Club, che vedrà come ospite Paolo Picazio, Global Partnership Manager di Facebook Italia, abbiamo voluto fare alcune considerazioni sull’azienda ed il suo fondatore, e su come siano entrambi stati in grado di creare una Community vastissima, di cui gli utenti si sentono parte, hanno voce, si connettono, condividono contenuti ed interagiscono su scala mondiale ogni giorno.
Mi immagino un futuro, forse neanche così lontano, a una ventina d’anni da qui. Vedo i bambini correre a scuola, niente più fogli volanti, niente più carta. Si siedono ai banchi per la lezione del giorno: storia.
Si parla di James Watt e delle prime macchine a vapore.
Si parla di Edison e della lampadina elettrica, di come la luce cambiò il modo di concepire il giorno e la notte. Il modo di lavorare. E di relazionarsi.
Si parla di Marconi e di come sia stato il primo a permettere la comunicazione a distanza.
Un velocissimo excursus di volti, invenzioni, rivoluzioni, nuovi modi di pensare, fare, interagire.
Mi immagino un futuro in cui Mark Zuckerberg, il suo viso giovane ed il suo fare intraprendente sia proprio lì, in quel libro di storia, nella pagina a fianco. Lo sguardo colmo di entusiasmo e un pizzico di sfida, da tipico studente di Harvard. Gli occhi fissi e divertiti, consapevoli della rivoluzione che ha portato.
Mark ha vinto. Lo sappiamo tutti, lo riconosciamo ormai tutti.
C’è chi lo critica, chi lo invidia, ma c’è anche chi lo stima. Facebook ha di sicuro avuto un impatto non marginale in tutti noi. Anzi, evitiamo di sminuire concetti: Facebook ha avuto un impatto radicale nelle vite e nella routine di tutto il mondo.
E come tale, porta con sé reazioni diverse: da un lato i nostalgici del passato che, vedendo la tecnologia come un pericolo, tentano di aggrapparsi a qualsiasi cosa li riconduca al mondo sicuro e spensierato di un tempo, considerando l’era del digital un allontanamento buio e rischioso dai rapporti umani, una minaccia per la propria privacy, sentendosi vittima di un gioco governato da altri.
Dall’altra parte c’è chi invece in Facebook ci crede davvero. C’è chi riconosce l’infinito vortice di opportunità che il Social Network più popolare al mondo porta con sé.
Il primo a crederci è proprio il fondatore, per il quale il successo sembra non aver dato alla testa: Zuckerberg sembra infatti mantenere, in pensiero e azione, un carattere di forte umanità e spirito etico, credendo davvero che Facebook abbia – e abbia avuto – un impatto positivo nella vita di tutti i giorni, connettendo le persone, avvicinando i cuori, abbattendo le distanze: “Connect people” – una vision che si è fatta realtà.
Una prova lampante di quanto detto è il discorso di Harvard di qualche giorno fa. Non si parlava di fare business, dell’enorme impero che è riuscito a creare, bensì di come utilizzare queste stesse metriche per unire i popoli, rafforzare la sicurezza, combattere il terrorismo, lottare contro la povertà.
Facebook non è solamente una macchina da soldi. Non è stato concepito così nemmeno alle sue origini. E Zuckerberg sembra lontano dal volerlo far diventare.
L’obiettivo primo è quello di irrobustire il senso di comunità, permettere ad ognuno di sentirsi sempre meno solo, dandogli la possibilità di mettersi in contatto con altre culture, altre persone, con le quali condividere interessi, problemi, confrontarsi, scambiarsi opinioni. Con le quali crescere.
“Our journey to connect the world” – così Mark vede l’azienda: un team ormai mondiale spinto dalla missione di connettere il mondo, di abbattere le distanze, di distruggere le disuguaglianze e le discriminazioni di ogni genere, di accelerare la globalizzazione nei paesi che ne sono tagliati fuori. Di permettere a tutti di avere voce su larga scala.
Facebook è nient’altro che lo strumento che finalmente permette di democratizzare davvero il mondo. Ponendo al centro le persone. Dando loro completa libertà di espressione. Facendo leva sulla libertà di associazione. Sulla libertà di pensiero. E di opinione.
Connettere il mondo è la ragione che sorregge l’intero sistema, l’obiettivo intrinseco, il fine ultimo.
Connettere il mondo per permettere alle persone di raggiungere obiettivi che perseguiti da soli sarebbero irraggiungibili.
Connettere il mondo per creare una comunità informata, coinvolta, sicura, altruista.
“My hope is that more of us will commit our energy
to building the long-term social infrastructure
to bring humanity together.
The answers to these questions won’t all come from Facebook,
but I believe we can play a role.”
Infine parliamo di Community.
Il desiderio di avere un nostro gruppo, un’identità comune a cui appartenere, è qualcosa che abbiamo sempre ricercato.
Siano esse squadre di calcio, associazioni studentesche, amici o gruppi paesani, tutte hanno un carattere che le accomuna: il senso di appartenenza, la condivisione di un obiettivo, il sentimento di identificazione.
Quelle del web sono Community tali e quali a quelle nate nel metodo più tradizionale; il concetto e la forza trainante è la stessa: le persone si incontrano, costruiscono relazioni, organizzano eventi.
Facebook dal canto suo individua i cinque caratteri nei quali le proprie Community – siano esse locali o globali – dovrebbero rivedersi:
(1) L’essere di supporto: dare alle persone la possibilità di scoprire sé stessi, i propri interessi, e quelli comuni ad altri, la possibilità di incontrarsi, condividere informazioni, esperienze e problemi che trascendono le distanze.
Una società sana – spiega Zuckerberg – ha bisogno di comunità per il mutuo supporto: personale, emotivo e spirituale.
(2) L’essere sicure: essere una comunità sicura significa far fronte a minacce globali, insieme. Problemi come il terrorismo, le malattie, il cambiamento climatico, le calamità naturali hanno bisogno di risposte coordinate: monitorare gli eventi e venire notificati quando i nostri cari si professano al sicuro sono solo il primo piccolo step per la coordinazione di queste azioni;
(3) L’essere informate: Facebook è e vuole continuare ad essere uno strumento per divulgare informazioni, accelerare lo spillover di conoscenza, educare la società, minimizzare i gap d’istruzione e le disuguaglianze sociali;
(4) Dedite al coinvolgimento di tutti nelle dinamiche civili e sociali del Paese, invitando al voto, alla consapevolezza e ad una decision-making collettiva.
(5) Inclusiva, capace di trovare un punto di bilancio tra le norme e le dinamiche culturali di ogni Paese, operando in larga scala ma con la sempre costante considerazione del singolo individuo, dei suoi principi e dei suoi valori.
Facebook sta lavorando molto per migliorarsi: c’è anche da dire che gestire una comunità così grande non è facile. Nessuno era mai neanche riuscito a metterla in piedi. Nessuno era mai nemmeno riuscito a considerarla possibile.
Ma Mark ce l’ha fatta, e le potenzialità sono enormi.
Oggi si può dire che Facebook ha fatto la storia.
Ma il libro ha ancora molte pagine bianche… e Zuckerberg è pronto a riempirle.
Sarà interessante vedere cosa ci riserva il futuro. In un mondo sempre più “piccolo”, ma mai così unito.
Vi aspettiamo al #MDay17 per conoscere i segreti della community più grande al mondo!