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Gboard: la collaborazione oltre la sfida tra brand

da 23 Ottobre 2016Gennaio 4th, 2017Nessun commento
Collaborazione: un tema del quale si potrebbero scrivere dei poemi epico-cavallereschi, senza esaurire l’argomento. All’interno di uno stesso settore, spesso le aziende competitor si chiudono in se stesse, senza sfruttare i vantaggi che una collaborazione potrebbe portare. In alcuni casi si sta però assistendo a un’inversione di marcia e per rendersene conto basta semplicemente osservare la realtà che ci circonda.

Guerra e pace: la sfida tra brand

Non voglio essere ripetitiva nel collegare L’arte della Guerra di Sun Tzu al mondo delle strategie di business. Tuttavia, un rapido cenno al fatto che effettivamente la competizione tra imprese sia come un campo di battaglia è più che mai opportuno: ognuno mira a vincere la logorante guerra, a volte cercando addirittura di estromettere gli avversari dal mercato.

Ma la domanda ora è: siamo sicuri che quella delle “armi” sia sempre la via migliore per risultare vincenti sugli altri? O sarebbe bene cercare la via della diplomazia?

Per rispondere a questa domanda, vorrei chiamare in causa due brand che tutti noi conosciamo: Apple e Google. Se penso al loro tipo di rapporto, ciò che mi viene in mente di primo acchito è una sorta di “scontro tra titani”, soprattutto per quanto riguarda il versante software. C’è un “però”, e dato che le cose scontate o normali non ci piacciono, è proprio su questo che vorrei ragionare con voi. Come avrete intuito, si tratta proprio di un caso di collaborazione tra le due compagnie, e per affrontare al meglio questo tema, vorrei partire da un esempio concreto: Gboard, la tastiera che Google ha realizzato per il sistema iOS.

GBoard: ecco perché dovresti sapere cos’è

Ora, chiedo preventivamente scusa se tra di voi dovesse esserci qualche “smanettone” che troverà le informazioni tecniche scontate o… non molto tecniche. Ma ammetto di non essere una grandissima esperta di tecnologie, ed è anche per questo che mi sono interrogata su degli aspetti che andassero al di là delle caratteristiche funzionali di Gboard.

“Grazie tante”, potranno pensare alcuni di voi, “è stata lanciata a maggio“. Per chi già la conoscesse, sarete sorpresi di sapere che in realtà siete una minoranza. Ho condotto una piccola ricerca per capire se, come me, ci fosse qualcuno che non ne aveva mai sentito parlare. E indovinate un po’? Sono stata ben felice di constatare di non essere la sola ad aver conosciuto Gboard con qualche mese di ritardo.

La prima cosa che ho fatto è stata naturalmente scaricare l’App. Una delle cose che mi ha sorpresa di più è stato entrare nella sezione “retroazione” e trovare quanto segue:

Screen_Gboard

Il che devo ammetterlo, mi ha consolata, e mi ha convinta ancora di più a scrivere questo articolo. Google naturalmente non poteva creare una normale tastiera, e infatti la grande novità sta nel fatto che grazie a quest’app, è possibile accedere alla ricerca Google Search direttamente dall’applicazione di messaggistica. Il design è abbastanza simile a quello della classica tastiera iOS, ma sopra le lettere è stata collocata un’icona Google, cliccando sulla quale si possono cercare le informazioni desiderate.

Le altre caratteristiche di Gboard riguardano:

  • la ricerca rapida degli emojii
  • la ricerca rapida delle GIF
  • la scrittura rapida

Quest’ultima si basa su un sistema, chiamato Glide, che permette di scrivere messaggi senza mai alzare il dito dalla tastiera, ma semplicemente facendolo scorrere sopra le lettere che vi interessa selezionare.

Non avete capito? Non preoccupatevi, il seguente video vi spiegherà tutto in modo chiaro.

Oltre la tecnologia

Ora che abbiamo capito come funziona questa tastiera, vorrei provare a fare un passo ulteriore. Quello dell’hi-tech è un settore estremamente dinamico, e per questo anche estremamente competitivo. Essere sul pezzo non basta: bisogna essere addirittura in anticipo rispetto agli altri player del mercato. Il gioco della competizione sicuramente è uno stimolo al miglioramento continuo, ma qualche volta la forza può derivare anche dalla collaborazione. E come abbiamo visto, Google e Apple lo hanno capito.

Come molti di voi sapranno, fino a poco tempo fa iOS era un ecosistema totalmente chiuso, utilizzabile e funzionante solamente con altri prodotti della famiglia Apple. Google invece ha scelto una strategia di business diversa per la diffusione di Android, il suo sistema operativo; quella cioè di renderlo adattabile non solo a eventuali smartphone (o altri device) firmati Google, ma anche a quelli prodotti delle altre compagnie del settore; si tratta in altre parole di un sistema opensource.

Naturalmente quello di Gboard non è il primo caso di app Google presente sull’Apple Store, ma è interessante sapere che questa tastiera così particolare, nello specifico per quanto riguarda la funzionalità Google Search, è stata studiata appositamente per iOS, e non è ancora disponibile per Android. Si tratta quindi di un palese esempio di partnership, e questo mi porta ad ampliare ancora il ragionamento.

Gboard_1

La collaborazione è un fenomeno che si sta espandendo sempre di più: basti pensare alla Peer Economy, la quale si basa proprio sulla cooperazione tra “pari” e sulla condivisione di asset inutilizzati. Certo, condividere non significa letteralmente collaborare, ma quel che conta è che le persone si aiutino tra loro, perché hanno compreso il vantaggio reciproco di aprirsi in questo senso.

Abbiamo parlato di collaborazione tra aziende e tra singoli individui, ed ora non si può non nominare quella tendenza che vede sempre più forte la partecipazione dei consumatori nei processi aziendali. Un esempio a mio avviso estremamente interessante riguarda il caso di Local Motors, il cui CEO Jay Rogers ha combinato il crowd sourced design con l’esperienza dei suoi dipendenti per sviluppare Rally Fighter. In altre parole, Local Motors si è avvalsa di una community di designer esterni all’azienda (e volontari) i cui partecipanti inviavano possibili modelli per l’auto all’azienda stessa, e poi il progetto migliore è stato realizzato.

Collaborazione tra pari, tra aziende, tra individui e aziende. Ormai questo trend è parte integrante della nostra società, e sta permeando sempre di più la nostra cultura. Certo, i vantaggi che si ottengono nei tre casi sono piuttosto differenti tra loro, ma quel che più conta è che si stia uscendo dall’individualismo nel quale l’uomo ha vissuto negli ultimi secoli, e la collaborazione stia aiutando il ritorno della comunità.

Alla fine la vittoria

Concludo riprendendo le domande che mi ero posta all’inizio. Non voglio sostenere l’assurda tesi per la quale il mondo del business sarebbe meraviglioso e perfetto senza la competizione, perché questa fa parte del gioco.

Ma sento di poter affermare che la ricerca del punto d’incontro in certi casi può rappresentare quel plus di cui le aziende hanno bisogno per proporre al mercato l’offerta migliore.
Lisa Tombacco

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