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È Google il vero Skynet?

da 7 Giugno 2016Nessun commento
Google Terminator
Google è nato sul PC, per poi passare al Mobile first. E dopo cosa troviamo? Troviamo la realtà virtuale, l’intelligenza artificiale, il riconoscimento vocale e l’assistenza. Mille fronti da conquistare, una sola visione: rendere tutto più facile. Insomma, una direzione è stata presa e Google promette di essere il migliore. Una dichiarazione di guerra a tutto il settore del Hi-tech?

Scrivere un articolo su un’azienda come Google non è un’impresa da poco: tradurre i moltissimi progetti in cui l’azienda è direttamente coinvolta in una visione d’insieme è difficile, ma non impossibile. Lo è soprattutto dopo Google I/O, la più grande conferenza annuale organizzata da Google e indirizzata agli sviluppatori delle proprie piattaforme: sono state presentate nuove applicazioni e prodotti che aggiungono tasselli importanti per capire la rotta presa e le sfide che incombono sull’azienda di Mountain View.

Partiamo semplificando i due poli che sono emersi in questa conferenza: da una parte abbiamo Google come motore di ricerca, il più grande organizzatore di informazioni al mondo; dall’altra parte troviamo Google come sistema operativo, Android, strettamente collegato al motore di ricerca stesso visto che ne rappresenta la principale porta d’accesso.

Molti addetti ai lavori ritengono che la piattaforma Android sia arrivata ad un punto di maturità, in cui innovazioni radicali siano difficili da trovare e implementare: in questo ambito si va verso un processo di innovazione incrementale dei servizi esistenti. Troviamo invece la “Next Big Thing” nel motore di ricerca, con l’intelligenza artificiale e l’assistenza vocale come filo conduttore in tutti i servizi Google.

Già due mesi fa ci si rese conto dei progressi fatti in questo campo con il progetto AlphaGo, sviluppato da Google Deep Mind: un programma con intelligenza artificiale ha vinto una partita a “Go” contro il campione mondiale in carica. Tale gioco noto per l’elevata complessità (si gioca su una griglia 19×19, con 4,63 x 101^70 diverse posizioni possibili) ha messo alla prova il sistema il quale, prima di poter vincere questa partita, ha analizzato e giocato milioni di partite imparando dai propri errori, come un cervello umano che impara con l’esperienza.

Ecco quindi che l’obiettivo è chiaro: riuscire a rispondere in maniera sempre più intelligente alle domande che facciamo a Google.

#1 Google Assistant

okgoogle

In questa scia troviamo il nuovo prodotto presentato alla conferenza di una settimana fa, il Google Home, l’assistente vocale su cui Google punta per entrare nelle case di tutti noi facendo concorrenza ad Amazon Echo. Tale giocattolino, formata da un altroparlante e un microfono in continuo ascolto, farebbe da Hub per un sistema completo di informazioni, assistenza, comando e intrattenimento per casa (Tv, Impianto stereo) tramite i dispositivi Chromecast.

Questo dispositivo ha un potenziale davvero notevole se si pensa alle quantità di informazioni che Google già possiede su di noi: quelle dai dispositivi Android (Calendario, Agenda, Contatti telefonici, Maps e Play Store), da Google Chrome, dal cloud service offerto da Google Drive e Foto e, in generale, dall’utilizzo dell’internet di tutti i giorni sul motore di ricerca, includendo anche Youtube. Se a tale dispositivo aggiungiamo Nest, la startup di Google che vuole implementare IoT (Internet of Things) connettendo anche tutti i dispositivi della casa, ecco che molti film science fiction diventano realtà!

Questo sistema di fatto è lo stesso usato da Google Now, il sistema vocale che troviamo da parecchio ormai sui telefoni Android e che dà il meglio di sé soprattutto quando siamo alla guida. Personalmente ho cominciato ad utilizzarlo anche per le task di tutti i giorni, come impostare la sveglia, inviare messaggi e aprire app, e si è dimostrato davvero incredibile, soprattutto per l’accuratezza nella rilevazione della voce. 

Interessante è il fatto che Google non abbia voluto “personificare questo assistente dandogli un nome strano, come Siri per iOS, Cortana per Microsoft, Alexa per Amazon. Questa assenza per molti indica infatti il riorientamento del motore di ricerca, che vede il futuro nelle conversazioni tra Google e l’utente (si attiva con un “Ok Google”), il quale non deve per forza indicare le parole chiave, ma è il sistema stesso che le estrapola da un contesto colloquiale.

#2 Allo e Duo

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Allo e Duo rappresentano i due nuovi servizi di messaggistica con cui Google sta cercando di entrare di nuovo in un mercato altamente competitivo, dominato da Whatsapp e Messenger, e in cui le comunità, cioè la quantità di persone che utilizzano il servizio, sono una barriera d’entrata. Vi chiederete che fine farà Hangouts, l’altra app per messaggistica che non è mai decollata e che verrà direttamente sostituita da Allo. Ebbene, non si sa ancora.

In ogni caso Allo rappresenta un’altra conferma di come l’intelligenza artificiale sarà presente in tutti i dispositivi Google, perché inserisce il Google Assistant anche qui e permette al sistema di capire i messaggi e i contenuti media che vengono ricevuti. Tale sistema prepara quindi delle risposte intelligenti, come una risposta spontanea (abbastanza banale per ora), oppure inserendo tutti i servizi (ricerca, mappe, prenotazioni, pagamenti) a disposizione per un uso veloce.

Molto semplice e all’avanguardia, resta però un dubbio gigante per quanto riguarda la privacy: Google dice che tutto il contenuto della chat viene letto dai server per offrire una risposta intelligente, per poi essere immediatamente cancellato, quindi senza che i dati vengano immagazzinati. Ma vista la diffusa diffidenza su questo argomento, bisognerà vedere fin dove gli utenti saranno disposti a fidarsi del Big G.

Duo invece rappresenta il modo più veloce e immediato per effettuare una video chiamata, con una strana ma interessante caratteristica di far vedere in anticipo il collegamento video di chi si sta chiamando. C’è chi sta già pensando a modi per mettere in imbarazzo l’amico in una riunione di lavoro con una chiamata a sorpresa, ma rimane il fatto che questa rappresenta un’app semplice e veloce, con caratteristiche uniche, come la possibilità di cambiare dalla rete Wifi al 3G/4G senza interrompere la chiamata. Il concorrente diretto è FaceTime di Apple, che è però disponibile solo sulla piattaforma iOS. Vedremo come reagiranno gli utenti.

#3 Android N, Daydream e Instant Apps

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L’ultima versione del sistema operativo più utilizzato al mondo, presentato per ora in versione Beta, con piccoli miglioramenti rende l’user experience ancora più gradevole di quanto non lo sia già. Il naming ha creato parecchia curiosità, dopo una storia alle spalle di nomi legati ai dolci (Jelly Bean, Kit Kat, Lollipop, Marshmallow), perché si pensava che la “N” stesse per “Nutella”: quelli di Google non hanno confermato ma hanno deciso di chiedere un suggerimento a tutti per poi scegliere.

Le novità  più interessanti che troviamo sono:

  • Daydream, il sistema di realtà virtuale inserito nel core dell’OS, per rendere il proprio device pronto per la nuova frontiera dell’entertainment. Questo lo vediamo già con i video a 360° di Facebook e i relativi Oculus fatti esclusivamente per questo, oppure con gli smartphone di ultima generazione che utilizzano app esterne. In questo caso il sistema operativo è pronto all’utilizzo e quindi molto più performante. Servizi come Google Street View, e video su Youtube a 360° sono pronti ad accogliere questa tecnologia, ma il futuro sicuramente sta nello sviluppo di giochi sul Play Store che sfruttano la realtà virtuale. In autunno esce infatti la cuffia di Google che permette di inserire il proprio smartphone, con un joystick simile ai dispositivi Wii.
  • Instant Apps, che permette di aprire applicazioni senza averle installate sul telefono. Per alcuni questa è stata la novità più importante presentata su Android, in quanto il problema delle applicazioni che installiamo per usarle solo una volta, o poche volte in un arco di tempo, ce l’hanno tutti. Questo porta il mobile web su un livello superiore: permette di scaricare solo le parti necessarie di una certa applicazione, e di aprire istantaneamente quella parte. In pratica, funziona come un link ad una sezione specifica di un sito, solo che in questo caso si tratta di un’applicazione. Fico.

A questo punto l’analogia con Skynet, il supercomputer che prese il controllo del mondo e attaccò la civiltà in Terminator, è doverosa. Anche Elon Musk, il Tony Stark vivente, ha recentemente espresso la propria preoccupazione dicendo che c’è una sola azienda che fa realmente paura per i progressi fatti nel campo dell’Intelligenza Artificiale, non volendo specificare però se sia Google oppure Facebook, l’altro pioniere nel campo.

La sua teoria è la seguente: se si dà la possibilità ad un solo sistema di migliorare progressivamente, con un computer un milione di volte più intelligente degli altri e accentrato nelle mani di pochi, la possibilità che qualcosa di negativo succeda aumenta.

Se invece si creano dei sistemi di intelligenza artificiale Open Source, non profit, come l’organizzazione creata da lui, OpenAI, tutti avranno la possibilità di implementare il proprio sistema sui propri dispositivi, e se un sistema si comporta male, gli altri possono bloccarlo e impedirgli di fare dei danni. In fondo, niente di così geniale.

Rimane poi da vedere come reagiranno tutti i concorrenti nei vari servizi in cui Google sta allungando i tentacoli . L’unica cosa sicura è che noi di This MARKETERs Life rimarremo a vigilare sull’evolversi della situazione e vi terremo aggiornati… Stay tuned!

Ion Turcanu

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