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Great Firewall: come si entra nello spazio digitale cinese?

da 16 Gennaio 2020Gennaio 20th, 20203 Commenti

Il Great Firewall blocca o rallenta i siti web occidentali e non è facile garantire la propria presenza digitale in Cina. Nell’articolo la soluzione più indicata per accedervi.

Tre miliardi di viaggi in occasione del Capodanno cinese: questa è la stima degli spostamenti che i cinesi faranno per quella che è la loro festività più sentita. Un esodo che creerà nuove dinamiche turistiche anche in Europa, con i luxury brand in prima fila per attrarre questa fetta di mercato.

I consumatori cinesi, si sa, amano il luxury: secondo una ricerca di Bain il mercato globale del lusso vale 260 miliardi di euro e il 33% degli acquirenti è del paese del Dragone. E in questo processo il digitale riveste un ruolo fondamentale, per la sua capacità di creare nuove esperienze e produrre messaggi più segmentati e mirati, dando vita a relazioni più autentiche con i clienti.

Ma c’è un problema, il Great Firewall. Con questo termine si indica la censura digitale messa in atto dal Governo cinese, che si è dotato di uno “scudo” (un “firewall” per l’appunto) che supervisiona i flussi di dati in entrata e blocca l’accesso a determinati siti e piattaforme.

Social network come Facebook, Twitter etc. sono ostracizzati a favore di un ecosistema locale di piattaforme “made in China” (Baidu, WeChat, Alibaba) e le connessioni a siti occidentali, quando non censurate, vengono rallentate considerevolmente, dato che il traffico viene dirottato verso server web dedicati e i dati da analizzare sono in quantitativi enormi. Il risultato, nel secondo caso, è una pessima esperienza utente.

 

E quindi cosa si deve fare?

Great Firewall THRON

Quali strategie devono mettere in atto i brand che non vogliono rinunciare a conquistare il mercato cinese?

C’è chi prova ad aggirare il Great Firewall con il ricorso a VPN (Virtual Private Network), che mascherano il proprio indirizzo IP tramite un traffico dati crittografato; tuttavia,il sistema viene costantemente aggiornato per limitarne l’uso e sono frequenti le interruzioni di servizio.

La soluzione migliore è quella di richiedere di poter avere il proprio sito su un hosting cinese con una licenza ICP (Internet Content Provider). Si tratta di un permesso rilasciato dal Ministero dell’industria e della Tecnologia dell’Informazione (MIIT) della Cina che consente ai siti web di operare in Cina. I siti di natura commerciale, con la possibilità di fare transazioni all’interno di un e-commerce, ce l’hanno specifico.

Ma la burocrazia non lascia scampo: possono fare richiesta solo le aziende che hanno una “legal entity” in Cina, ovvero quelle che in pratica hanno una “chinese business license”, la quale comprova la presenza in Cina e degli uffici aperti in loco. Per le PMI si tratta di un’operazione di certo dispendiosa.

I tempi sono lunghi, passano anche sei settimane prima di ricevere una risposta e la richiesta va fatta in mandarino, per cui nella compilazione bisogna appoggiarsi a figure terze. Una volta ottenuta risposta, la licenza ICP va poi riportata nel footer del sito.

 

La soluzione

Una volta appurato che la licenza ICP è la soluzione migliore per bypassare il Great Firewall, anche a livello di SEO/SEM e di esperienza utente, possiamo snellire ancora di più le procedure.

Invece di fare richiesta di una licenza ICP, con i tempi e i disagi che comporta, ci si può appoggiare nella distribuzione dei contenuti al proprio sito utilizzando un servizio CDN (Content Delivery Network) di una piattaforma che già ha ottenuto una licenza ICP.

Giusto per fare un esempio, se noi erogassimo contenuti al sito tramite la CDN di THRON, che è una Content Platform che alimenta i vari canali del brand, sfrutteremmo la licenza THRON ICP che è già regolarmente registrata presso le autorità cinesi. Così hanno fatto luxury brand come Valentino e Furla.

I vantaggi sono:

  • Meno burocrazia: si evita il dover fare richiesta di una licenza ICP, con gli oneri ad essa collegati (il dover scrivere in mandarino, la necessità di una presenza in Cina etc.)
  • Miglioramento infrastrutturale: il ricorso a una CDN accelera la consegna dei contenuti e garantisce prestazioni sempre ottimali. Sono stati fatti dei test e i video, che è il caso di delivery più complicato, vengono consegnati sempre con qualità superiore ai 2 mbps (megabit per secondo), che è la massima qualità video che si può ottenere. Se si vuole, ad esempio, mostrare le proprie sfilate in live streaming anche in Cina, questo comporta che non si verifichino mai fastidiosi fenomeni di buffering.
  • Una migliore user experience: i tempi di risposta nel caricamento delle pagine sono allineati al resto del mondo, garantendo la possibilità di investire in maniera efficace in strategie di digital marketing.

In questo modo, nella fase che precede l’“esodo” dei cinesi, sarà più facile ingaggiarli con offerte mirate pubblicate sul proprio sito web.

Camilla Bottin

3 Commenti

  • Ale ha detto:

    Articolo molto interessante. La licenza THRON ICP è davvero la soluzione più rapida ed efficace. Mi chiedevo, però, se alcune grandi o medie aziende sono riuscite a sfruttare in qualche anche i vari social network cinesi.

    • Camilla Bottin ha detto:

      Ciao Ale, grazie per il commento! Posso portarti l’esempio diretto di Valentino, che eroga i contenuti archiviati in THRON direttamente in WeChat. Vista la natura dell’applicazione, la sfrutta per fare storytelling ma anche come driver diretto per la vendita.

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