
Instagram è da sempre identificato come il social delle immagini.
Ideato da Kevin Systrom e Mike Krieger il 6 Ottobre 2010 è diventata famosa per i suoi numerosi e coloratissimi filtri, dando vita ad un social dedicato al coinvolgimento visivo ed emotivo tramite foto, immagini e scatti di qualsiasi genere, pronti per essere condivisi subito. La decisione di mettere in secondo piano il testo (fondamentale per altri social come Facebook e Twitter), non è stata presa senza motivo.
Le immagini vengono elaborate dal nostro cervello 60000 volte più velocemente e rimangono impresse nella nostra memoria a lungo termine, a volte in maniera indelebile. Ciò è possibile perché le foto ci coinvolgono di più emotivamente, ci toccano nel profondo e si annidano nella nostra mente grazie a ciò che riescono a trasmetterci. Il potenziale di Instagram si evince dall’abilità dell’utente di realizzare il più interessante scatto possibile del prodotto o dell’evento a cui sta partecipando, renderlo appetibile agli occhi dei propri follower selezionando e combinando tra loro i vari filtri, associare una vasta gamma di hasthag che lo rendano facilmente rintracciabile e postarlo taggando eventualmente le persone presenti nella foto.
Ma Instagram è un’applicazione in continua evoluzione: il social delle immagini infatti ha fatto progressi ed ha espanso le proprie qualità. Una prima trasformazione ha colpito il modo di presentare gli scatti degli utenti, non più solamente quadrati, ma adesso anche rettangolari con la possibilità di sbizzarrirsi con molti altri nuovi filtri.
Un elemento nuovo, e un po’ controverso, è la pubblicità. Instagram ha infatti dato la possibilità di aggiungere degli annunci “sponsored” ma, rimanendo nei limiti della privacy, dà modo agli utenti di sbarazzarsi del link pubblicitario con un semplice tap, indicando la motivazione della rimozione.
Questi mini-spot si presentano come dei brevi video di 15 secondi che, come per gli altri video, si attivano con l’autoplay. Esempio del successo di questa novità ce lo dimostra Banana Republic: il rivenditore di abbigliamento e di accessori statunitense, infatti, ha ideato un video in timelapse di un designer che disegna un modello.
Ma è in una nuova strada intrapresa da Instagram che ha attirato l’attenzione: l’e-commerce.
La possibilità di vendere direttamente dal social non ha potuto che far girare le teste, attirando anche le più grandi case di moda e dando il via ad un Instagram Fashion Marketing.
Gli utenti sprigionano il loro amore per lo shopping e trovano dimora in Instagram in un solo click. I retailer possono aggiungere il link delle pagine dei prodotti sulle loro pubblicità sul social (Banana Republic anche qui si è mossa immediatamente per approfittare di ampliare l’utilizzo di Instagram).
Il commercio virtuale ha reso interattivo questo social con dei semplici passi: andare sul profilo del brand preferito, seguirlo diventando un suo nuovo follower, inviare la propria mail e mettere un cuoricino sulle foto segnate con un apposito hashtag che distingue i capi acquistabili su instagram dalle semplici foto pubblicate ma non acquistabili online.
Tra gli inseguitori di questo nuovo trend c’è Michael Kors , che ha sfruttato a pieno le potenzialità offertegli dal social di Systrom e Krieger premiando i suoi migliori utenti. Ha lanciato un concorso dando il via ad una competizione tra i suoi follower: i primi cinquanta a pubblicare una foto con l’hashtag #MKDirect avrebbero ricevuto un messaggio personale il giorno dopo con il codice di un coupon sconto. L’engagement viene aumentato grazie alle potenzialità meno note di Instagram, i tradizionali utenti diventano anche consumatori e clienti soddisfatti grazie a call to action che li premiano direttamente dal social.
Un altro marchio noto a livello internazionale che ha voluto mettersi alla prova per sfruttare a pieno la novità offertagli dal social in questione è Marc Jacobs. Basta seguire il profilo @MarcBeauty, scrivergli la propria mail, mettere il cuore sulla foto con l’hashtag #shopMJB per ricevere le indicazioni per poter comprare il prodotto desiderato.
Con questa comunicazione one-to-one tra utente e brand si viene a creare un legame ancora più stretto di cui Marc Jacobs era ben consapevole. Già nel 2014 con l’apertura del suo pop-up store a Manhattan, ovvero di un negozio temporaneo presente in una determinata zona, inaugurò Daisy (la sua nuova fragranza), ideando il Daisy Marc Jacobs Tweet Shop. Per lanciare il suo nuovo profumo, MJ chiamò a sé le sue più grandi fan, conosciute come Daisy Girls, e propose una trattativa interamente social. Invece di pagare con i contanti, le giovani clienti dovevano semplicemente fotografare il prodotto e postare la foto nei social utilizzando l’hashtag #MJDaisyChain, una volta pubblicata le Daisy Girls venivano premiate con dei gift bags di gioeielli o profumi e con la possibilità di vincere il primo premio: una borsa di Marc Jacobs.
Il pop-up shop ottenne 13,500 menzioni su Twitter e 4300 post su Instagram nella breve settimana che rimase aperto al pubblico.
Instagram si evolve e da semplice “applicazione di photo sharing” mette in luce le sue qualità grazie alla possibilità di sfruttare le novità commerciali che permettono un approccio più interattivo tra gli utenti. Non si tratta più solamente di guardare, mettere cuoricini e commentare. Instagram offre molte altre potenzialità che consentono un cambiamento dell’approccio dei follower verso l’applicazione, rendendoli più partecipativi ed attivi.