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Jodel: l’Università attraverso gli occhi della tecnologia

da 11 Gennaio 2017Un commento
Jodel è l’ultima novità in fatto app universitarie: abbiamo incontrato la Country Manager di Jodel, Sherin, che ci ha raccontato la storia di questa app.

Vi do tre indizi: community, IT, smartphone. Ora indovinate: quale parola accomuna le tre precedenti? Ma naturalmente “application”, che d’ora in avanti nomineremo con la famosa abbreviazione app. Ora aggiungo altre due parole chiave: Inghilterra, promozione. In questo caso però non potete sapere cosa abbiano in comune, perché parte di un’esperienza personale, e più precisamente legate ad una conoscenza vecchia di qualche anno.

Sembrerà incredibile, ma questa conoscenza, e il mondo delle app, sono tessere di un puzzle che vorrei completare raccontandovi qualcosa di cui sicuramente la maggior parte di voi non ha mai sentito parlare. Ma partiamo dall’inizio.

Il mondo delle app universitarie

Se state leggendo quest’articolo e siete degli studenti è molto probabile che nel vostro smartphone sia presente almeno un’app universitaria.

Il primo fenomeno di questo tipo, anche se nato tra le pagine Facebook, è stato Spotted: un luogo virtuale dove poter contattare online altri studenti, “adocchiati” offline.

Nel 2015 è nata poi l’app Bspotted: una piattaforma specifica che funziona con le stesse dinamiche della pagina Facebook.

La differenza però è sostanziale: l’appinfatti ti permette di contattare un altro studente, non solo in anonimato, ma in tempo reale.

Anche il fenomeno americano Yik Yak, startup fondata nel 2013, puntava all’anonimato e alla geolocalizzazione: un’app che ha ben presto attirato l’attenzione della Silicon Valley ed è passata velocemente dai banchi delle High School a quelli dei più famosi campus universitari. Pur sempre con qualche controversia.

L’app universitaria di cui voglio parlarvi però non è la classica figlia della California, ma ha decisamente un background più internazionale.

Jodel: “Un’app pensata dai giovani, per i giovani”

Probabilmente sono queste le parole che mi hanno colpita di più quando Sherin mi ha dato qualche informazione più dettagliata su Jodel.

Tranquilli, non sto scrivendo in ostrogoto, ora vi preciso tutto.

Innanzitutto, chi è Sherin? È una ragazza calabrese di 21 anni di origini italo-giordane, che ho avuto la fortuna di conoscere diversi anni fa in Inghilterra; e soprattutto è l’Italian Country Manager di Jodel, l’app di cui vorrei parlarvi in questo articolo.

Poco più di un mese fa Sherin mi ha contattata per via di questa nuova applicazione, di cui in realtà non sapevo nulla. In effetti in quel momento non era ancora stata lanciata in Italia, e Sherin mi aveva scritto proprio per la sua promozione. In questo momento comunque non vi dirò nulla di più, perché sarà lei stessa a raccontarci della campagna di comunicazione utilizzata.

Andiamo con ordine. Che Jodel sia un’app, ormai è chiaro. Per cui a questo punto non posso che fornirvi qualche dettaglio sulle sue funzionalità, e su come sia nata.

La storia di Jodel

Tutto ha inizio nel 2012, quando il CEO  Alessio Borgmeyer si trovava a trascorrere un periodo dei suoi studi in California. All’epoca stava cercando un modo, assieme ad alcuni amici, per far convergere tutti gli studenti universitari in un unico social network, in modo che si sentissero parte di una comunità, e condividessero idee ed esperienze con tutti quelli che si trovavano nello stesso campus.

Inizialmente lui e i suoi colleghi sono approdati in TellM, quello che è stato il predecessore di Jodel, ma non erano ancora tecnicamente pronti, e per questo motivo purtroppo TellM non ha ottenuto il successo sperato. Il team inizialmente era costituito da ragazzi residenti in Germania, Paese d’origine di Alessio, e altri negli USA. Complice anche questo fattore, dopo la delusione di questa prima app, il team si è spaccato.

Borgmeyer ha quindi terminato il suo semestre a San Diego, per poi rientrare in Germania, ma sempre con l’idea di creare qualcosa di innovativo e che potesse connettere gli studenti. Grazie alla sua tenacia, il giovane imprenditore è giunto alla realizzazione di Jodel che ha testato in RWTH la sua università d’origine. Forte della precedente esperienza, e di una grande forza d’animo, ha proposto agli studenti tedeschi la sua visione di social universitario. E ha funzionato!

Secondo il blog della Frankfurt School of Finance & Management  dove Alessio ha recentemente tenuto un incontro con gli studenti, ad oggi Jodel conta oltre 1,2 milioni di post al giorno, per un totale di 60 milioni di interazioni.

Ma veniamo ora al cuore di questo articolo, che riguarda la diffusione di Jodel, e la campagna utilizzata dal team di Alessio per giungere ai risultati odierni.

Facciamo quindi una “chiacchierata” con Sherin che ci racconta da un lato la sua esperienza, e dall’altro ci guiderà nel mondo Jodel.

Oggi ricopri il ruolo di Country Manager per Jodel. Quali sono le tappe che ti hanno permesso di arrivare a questa posizione?

La mia avventura presso Jodel è cominciata circa sei mesi fa quando, dopo aver completato il piano di studi della triennale alla Bocconi (Bachelor of International Economics and Management), mi sono messa alla ricerca di uno stage per lanciarmi nel mondo del lavoro piuttosto che continuare con la specialistica.

Dopo aver visto l’annuncio di lavoro non ho pensato due volte a fare domanda dato che la descrizione della posizione, il tipo di azienda e la città corrispondevano esattamente alle parole chiave dell’esperienza che stavo cercando: responsabilità, start-up, estero.

Già dal primo colloquio con la mia Manager ho potuto avere un’anteprima del ruolo che avrei ricoperto e dell’ambiente lavorativo di Jodel. Qualche giorno dopo ho avuto l’opportunità di sostenere il secondo colloquio con il fondatore e CEO Alessio che ha alimentato la mia curiosità e la mia voglia di entrare a far parte del team di Berlino. Che dire? Occhi a cuoricino per Jodel sin dal primo momento! Da lì a poco ho ricevuto l’esito della domanda e la mia gioia quel giorno è stata incontenibile, una sensazione che provo quotidianamente recandomi in ufficio!

Quali sono i compiti che svolgi principalmente? E le qualità che pensi ti siano servite per arrivare a questo ruolo?

Mi occupo principalmente di Marketing (quantitativo e qualitativo), Risorse Umane e Content/Community Management. Il Country Manager è colui che, attraverso la pianificazione della campagna promozionale per il lancio dell’App, è effettivamente il responsabile e la figura chiave del successo o meno di Jodel nel Paese che rappresenta.

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A parte la mia personalità in linea con la cultura dell’azienda, direi che le qualità che mi hanno portato fin qui siano state determinazione, entusiasmo, intraprendenza, curiosità, interesse per i social media e mente aperta nonché le diverse esperienze che ho vissuto all’estero in passato.

Jodel è un’app “pensata dagli studenti per studenti”. Qual è la percentuale dei tuoi colleghi under 30?

Direi che 85-90% sia una stima accurata. Infatti, su 30 membri (in ufficio e in remoto), gli over sono più o meno cinque.

Jodel è nata all’estero ed è da poco approdata in Italia. Con quali strumenti avete promosso la comunicazione del vostro marchio?

Ci siamo concentrati sugli studenti universitari, cercando di far comprendere loro l’utilità che possono trarre dall’app, attraverso la distribuzione di volantini per favorire il passaparola. Infatti vogliamo che siano proprio gli studenti (in particolare utenti appassionati e già fedeli a Jodel) ad interagire con altri studenti in modo che possano comunicare i nostri valori, le loro esperienze e le caratteristiche della nostra app al meglio.

Considerate le funzionalità di Jodel, e tenendo presente che è possibile costituire dei punti di ritrovo online per studenti anche in altri social network, come sentite di posizionarvi rispetto alla concorrenza? Quale pensate sia l’elemento chiave che vi distingue dalle altre app di questa tipologia?

Jodel è un’app sostanzialmente unica nel suo genere. Essa infatti ti consente di interagire con i membri della tua comunità locale senza lo stress di cercarli attivamente, ovvero di registrarti con i dati personali. È dunque un’app gratuita e autenticamente istantanea, geo-localizzata ed anonima, che ti offre la possibilità di sentirti parte integrante della tua community condividendo e ricevendo messaggi e foto da gente del luogo.

Inoltre, il nostro concetto di anonimato non è connesso all’idea di nickname, pertanto ogni utente è libero da ogni tipo di pressione, potendo esprimere sé stesso senza vergognarsi: tutto ciò che conta è quello che condivide (quindi il contenuto) e non chi sia. Chiaramente i filtri si creano automaticamente nella comunità anche grazie all’aiuto della nostra supervisione soprattutto nella fase iniziale: a parte pornografia, violenza, discriminazione, non si tollerano la divulgazione di informazioni personali, spoilers, spam, repost, abusi di misure di sicurezza, e foto a persone inconsapevoli.

Se dovessi scegliere un solo elemento chiave tra tutti e che ci distingue dagli altri social media è il fatto che il nostro contenuto sia unico ed autentico nel suo genere: quello che puoi leggere su Jodel non puoi trovarlo altrove! E non mi riferisco unicamente ai post ed ai commenti super divertenti, parlo di storie di vita, di confessioni ed informazioni che vengono dalle persone del luogo.

Tramite Jodel è possibile dare un punteggio agli altri utenti: una sorta di Karma che si basa sul numero di Jodel ricevuti. Come mai avete implementato questa particolarità all’interno della vostra app?

L’idea è in realtà quella di ricreare un microcosmo di società, fatto di interazione spontanea, ma anche regole ed etica. Il Karma è la metafora che funge da indicatore di quanto bene o male stai facendo per la tua comunità, quindi se stai offrendo del valore o se invece ti stai comportando in maniera scorretta.

Inoltre, i punti Karma misurano anche quanto puoi influenzare la tua community e ti danno in un certo senso il potere di “decidere” di che cosa si parla sulla piattaforma. Ad esempio i nostri Jodlers più affezionati possono diventare Moderatori ed aiutarci a mantenere il contenuto dell’app pulito ed interessante. Tra l’altro cerchiamo sempre di premiare chi colleziona un numero significativo di punti Karma e posso svelare che alcuni utenti sono stati anche invitati a far festa con noi qui a Berlino!

Ovviamente il carattere ludico dell’app favorisce il coinvolgimento degli utenti, ma non è il fattore che li fa ritornare sull’app: in questo contano le caratteristiche del prodotto ed il valore effettivo che gli utenti possono  trarne.

In quali Paesi siete presenti al momento? In quali state pensando di espandervi?

La nostra app è già largamente usata in Germania (dov’è nata), ma è anche molto popolare nei Paesi Scandinavi e che parlano tedesco. I nostri utenti sono sparsi in Europa e crescono ogni giorno anche in altri continenti. Per il resto posso dire che il nostro team è internazionale e super ambizioso: per cui, molte novità potrebbero arrivare molto presto!

Quali sono gli obiettivi futuri di Jodel?

Jodel vuole trasformare in realtà il concetto di “comunicazione locale” in tutto il mondo, creando delle micro comunità in Europa e negli altri continenti, nelle quali si possa apprezzare e condividere la conoscenza del luogo. Ciascuno potrà dunque usufruire del contenuto geograficamente più rilevante, liberamente, senza mettere a rischio la propria privacy.

 

Ringrazio davvero tanto Sherin per averci regalato questo viaggio nel mondo Jodel.

Che dire, senza dubbio questa è una di quelle start-up da “tenere d’occhio” ed il primo passo per farlo è sicuramente scaricare l’app e diventare Jodlers.

Lisa Tombacco

Un commento

  • Antonella ha detto:

    Ciao il tuo articolo mi ha particolarmente interessata! Per caso hai da darmi altre notizie più dettagliate su Jodel? Dovrei realizzare un lavoro su questa particolare app 🙂

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