
Andy Warhol diceva che in futuro tutti avremmo avuto 15 minuti di celebrità. Il break pubblicitario durante il Super Bowl, per molti tra i più famosi brand, corrisponde proprio a quei 15 minuti.
Super Bowl: non solo football
La finale del campionato della lega professionistica di football americano, ovvero il Super Bowl, si disputa ogni anno tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio ed è l’evento più atteso per tutti gli appassionati di football.
Durante i break pubblicitari, però, i giocatori cedono il campo ai brand che presentano al pubblico i loro nuovi spot, lasciando spazio agli amanti della pubblicità e del marketing. Questi spot sono molto attesi anche da parte del pubblico che li percepisce come un momento di intrattenimento, riuscendo quasi a dimenticare il loro scopo commerciale.
L’esposizione mediatica che si riesce a raggiungere durante un evento sportivo di questa portata è immenso: il Super Bowl costituisce infatti un’enorme opportunità per i brand in quanto, secondo uno studio condotto dalla società Nielsen, nel 2015 gli spettatori raggiunti erano 114.4 milioni.
Perché alcuni brand hanno rinunciato al Super Bowl?
Quest’anno molti brand tra cui Audi, Hyundai e Budweiser, che in passato sono stati tra i maggiori protagonisti del Super Bowl, hanno deciso di fare un passo indietro e non mandare in onda i loro spot durante questo grande evento.
Uno spazio pubblicitario di 30 secondi durante il Super Bowl costa all’incirca 5.5 milioni di dollari, denaro che molte aziende hanno deciso di destinare ad altre cause legate alla pandemia in corso.
Nell’ottobre del 2020 Avocados From Mexico è stato il primo brand ad annunciare che non avrebbe partecipato al Super Bowl. Il motivo di questa decisione si spiega con la volontà da parte del marchio di sfruttare questa pausa per reinventarsi anche a fronte del fatto che la pandemia sta cambiando le abitudini di consumo delle persone.
Anche Budweiser non ha partecipato alla manifestazione, ma ha devoluto i soldi all’organizzazione no profit Ad Council che promuove campagne di informazione pubblica sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino contro il Coronavirus.
Il marchio P&G ha invece deciso di investire le sue risorse per promuovere e sostenere le donne che lavorano nell’ambito scientifico e tecnologico.
Dopo anni di presenza costante all’interno del Super Bowl, anche brand come Hyundai e Coca-Cola hanno dovuto prendere una decisione difficile ma sono anche i primi a rassicurare il pubblico, affermando infatti che questa assenza sarà momentanea nonché necessaria per investire i soldi destinati al marketing nelle giuste risorse.
Brand che aggiungono valore
Sono altrettanto numerosi i brand che hanno deciso di sfruttare questi 30 secondi per diffondere messaggi di speranza e responsabilizzazione sociale.
Il brand Chipotle ha trattato il tema dell’agricoltura sostenibile attraverso un bambino che si chiede se un burrito possa cambiare il mondo. I consumatori, infatti, sono sempre più attenti alla salute dell’ambiente e ai cambiamenti climatici.
Anheuser-Busch, brand che produce birra, ha risvegliato le emozioni del pubblico proponendo uno spot incentrato sulla voglia di stare insieme ad amici e familiari. La comprensione e l’inclusività mostrata dalle persone nello spot sottolineano che la birra è solo un pretesto per stare in compagnia.
https://www.youtube.com/watch?v=WDvNUJUVmGk
Altri brand hanno utilizzato un tono più leggero e umoristico per promuovere i loro prodotti, come nel caso di Bud Light e della sua bevanda Seltzer Lemonade. Il detto: “Quando la vita ti dà dei limoni, fanne una limonata” viene utilizzato come espediente per rappresentare il 2020. La pandemia viene infatti restituita tramite una pioggia di limoni che si abbatte sulla vita quotidiana delle persone.
Sensibilità e attenzione da parte delle aziende
Nel 2021 alcuni brand avranno anche rinunciato ai loro 15 minuti di celebrità ma hanno acquisito ancora più valore dimostrandosi attenti alle tematiche attuali e all’immagine di sé che restituiscono al pubblico. Chi invece ha deciso di sfruttarli, lo ha fatto con sensibilità o con lo scopo di far evadere lo spettatore dalla spiacevole situazione che stiamo vivendo anche se solo per 30 secondi.
La parte più razionale di me, e forse quella un po’ cinica, ha sempre visto le aziende come realtà che hanno come unico obiettivo quello di avere un ritorno economico. Vedere dei brand rinunciare al Super Bowl o sfruttare la sua esposizione mediatica per lanciare messaggi positivi mi fa comprendere come la situazione stia cambiando.
Se siete interessati ad approfondire questa tematica non perdete l’ultima puntata del podcast di MARKETERs Live dedicata al Super Bowl.