
Con numeri da capogiro, YouTube è diventato il centro focale di un certo tipo di intrattenimento online, che, utilizzando una frase fatta, sembra possa nel lungo periodo prendere il posto della vecchia programmazione televisiva. La frase non è così campata in aria poiché, come in tv, anche su YouTube ci sono persone che vivono facendo solo quello. Ma sarà così per sempre?
5 luglio, parco acquatico in una località balneare, sono lì con un gruppo di animatori di un progetto estivo per ragazzi a cui collaboro come co-responsabile. Età media degli animatori: 16 anni. Una delle animatrici, dopo pranzo, torna a casa.
Io: “Dov’è Anna?”
Animatrice: “Eh, è andata a casa, oggi pomeriggio non poteva restare.”
Io: “E perché?”
Animatrice: “Eh, è andata a vedere Sofia Viscardi in libreria.”
Io: “…chi?”
Inutile dire che mi sono sentito piuttosto vecchio. Sofia Viscardi, mi spiegano, è una youtuber (“sai cos’è uno youtuber?”, certo che lo so, ho 24 anni non 700) molto giovane, credo appena diciottenne, che fa video in cui, in chiave ironica, racconta situazioni “di ogni giorno”: come chiedere ai propri genitori di andare al concerto della vita, come scrivere al ragazzo della classe accanto, cose di questo tipo.
E piace, piace tantissimo: attualmente, il suo canale conta più di 630 mila iscritti, ha all’attivo all’incirca un centinaio di video spalmati in due anni (è sulla piattaforma da più tempo, ma ha cambiato il proprio canale due anni fa), in cui, in realtà, non fa nulla di che: parla, si racconta, scherza, con un tono decisamente coerente con il target che va a colpire e, va detto, curando particolarmente la parte grafica dei suoi video, che sembrano (e probabilmente sono) usciti da un filtro ovattato e vagamente onirico di Instagram.
È tutta una questione di target
Sembra essere esattamente questo il segreto degli youtuber: la vastità degli argomenti che vengono trattati fa sì che qualunque utente, nella piattaforma, possa trovare qualcuno che proponga un contenuto interessante. C’è di tutto: dalle recensioni al gaming, dalle parodie al make-up, passando per wanna-be stand up comedians ed esperimenti sociali (che, detto tra noi, è il nome che nel 2016 viene dato alle bischerate fatte con gli amici. Ieri erano “bischerate”, oggi “esperimenti sociali”).
Dire che la tv possa cedere il passo a YouTube, a pensarci bene, ha assolutamente un fondamento di verità: YouTube, sotto certi aspetti e per alcune fasce d’età, rimpiazza la televisione tradizionale.
Fonte: comScore.com
Questa enorme trasformazione si giustifica per via di alcune caratteristiche intrinseche del mezzo, che combaciano in modo perfetto con le esigenze di queste stesse fasce d’età, così come la televisione risultava in un certo qual modo “coerente” con le generazioni che ci sono cresciute di fronte:
- Costo zero: pur non sapendo probabilmente cosa sia eMule, gli under-18 sono cresciuti con la cultura del “tutto gratuito”, avendo visto sempre e solo canzoni scaricate e mai comprate. YouTube calza a pennello: è completamente gratis;
- Tutto e subito: YouTube è tutto lì. Ho finito di vedere un video, ho a disposizione tutto il catalogo del mio autore preferito a tutte le ore del giorno e della notte (così com’è per film e serie tv su Netflix, per esempio), non devo aspettare che trasmettano in tv un’ipotetica prossima puntata o peggio, se me la sono persa, pregare che la ritrasmettano. Se la mia passione sono gli user-generated videos, posso guardarne finché non mi stanco;
- Di tutto e di più: YouTube ha una varietà di contenuti esageratamente superiore rispetto alla televisione, sia essa generalista o pay-tv. Per quanti canali Murdoch possa aggiungere alla sua piattaforma sky, non raggiungeranno mai un assortimento tale e quale a quello che si trova online (stravincendo però ovviamente sul piano della qualità, lavorando a budget decisamente più alti);
- Gente come noi: se nel tempo è risultato sempre più evidente che la tv propone contenuti “finti” (penso a quanto ci emozionava il Festivalbar e alla delusione nel realizzare, anni dopo, che era tutto vergognosamente in playback), i personaggi del piccolo (a volte piccolissimo) schermo si propongono alla propria audience così come appaiono, senza fronzoli, spesso raccontando i propri segreti, ancora più spesso facendolo da spettinati e in disordine, in una camera non rassettata, che fa un effetto ben diverso dallo studio televisivo montato ad arte in cui tutto è perfetto. Loro no, hanno la scrivania che è un casino, proprio come noi;
- Poco alla volta: così come ci sono video che durano ore, o mezze ore, molti youtuber prediligono video brevi, da 5 minuti al massimo (e sono già tanti). Stante che la soglia dell’attenzione media dei giovani è calata vistosamente, contenuti interessanti fruibili in così poco tempo sono una manna.
Professione youtuber
Fare lo youtuber è un lavoro. Lo è per davvero, nonostante molte persone online tendano a screditarne la figura, e a bollare tutto come ugualmente da “bambini”, quando in realtà i target che vengono puntati dai canali sono tantissimi, alcuni talmente di nicchia da coinvolgere pochissime persone e non per mancanza di diffusione del canale, ma a causa della forte settorialità degli argomenti trattati.
Leggendo un po’ dei numeri che si possono reperire sul sito stesso, d’altronde, risulta chiaro come sia impensabile non sfruttare tali masse di traffico, e non monetizzare gli sforzi profusi:
- I due youtuber italiani più seguiti sono CutiePieMarzia (la fidanzata di PewDiePie, youtuber americano attualmente al primo posto mondiale per numero di iscritti al proprio canale) e FavijTV, rispettivamente con oltre 6 e oltre 3 milioni di iscritti; PewDiePie, per la cronaca, sfonda la soglia dei 47 milioni di iscritti;
- YouTube ha oltre un miliardo di utenti, quasi un terzo del totale delle utenze che navigano online ogni giorno;
- Il tempo speso nel sito è alto, molto alto: una sessione media di visualizzazione su YouTube dura all’incirca 40 minuti;
- Solo in Italia, ogni giorno vengono caricati all’incirca 400 mila video (e vi abbiamo già parlato di come il video marketing è e sarà uno dei trend più interessanti sul panorama globale).
Si diceva: lo youtuber è un lavoro, uno di quei lavori che è nato con l’evolversi dei mezzi, che 10 anni fa non esisteva e che oggi è più in voga che mai. Nonostante spesso susciti stupore, il fatto che i personaggi famosi di YouTube non siano del tutto genuini come vogliono far credere è un segreto di pulcinella. O meglio: lo sono certamente come persone, ma quello che non ti dicono – complottismo mode: on – è che la maggior parte di loro fa parte di network, aziende che si premurano di guadagnare con i video tramite un sistema di “pay-per-performance” (dunque dipendente dal numero di visualizzazioni) connesso alle inserzioni pubblicitarie presenti nei video stessi, in cambio di una percentuale sui guadagni.
Altri benefici che apporta l’essere parte di un network, ad esempio, attengono alla promozione dei propri video, o all’utilizzo di colonne sonore coperte da copyright, altrimenti inutilizzabili per i propri cortometraggi. Un risvolto dunque che può far riflettere è il seguente: ogni singola visualizzazione, di fatto, comporta un guadagno per lo youtuber. Guarderete ancora a cuor leggero tutti i video di Francesco Sole solo per insultarlo?
Cosa vuoi fare da grande?
Spontaneo viene chiedersi cosa riserverà il futuro a questa generazione di giovani spigliati, che hanno trovato la propria fortuna presentandosi al mondo attraverso il sito ora proprietà di Google.
Guardando ai fenomeni mediatici di YouTube Italia, la risposta sembra già evidente: la parola d’ordine sarà “reinventarsi”.
Favij, ad esempio, youtuber che da giovanissimo ha basato la propria fortuna su video di gaming (in cui non recensisce giochi, ma si riprende mentre commenta in modo simpatico le sue sessioni di gioco), ha già fatto capolino al di fuori di YouTube. Oltre al merchandising che lo rappresenta (libri, figurine, perfino diari e zaini), ha recitato in un film uscito nei cinema qualche tempo fa. Che l’esperimento sia riuscito o meno, di certo c’è che ha spostato centinaia di migliaia di giovani verso il grande schermo.
Sono molti altri gli esempi di youtuber che, o abbandonando la piattaforma, o più verosimilmente portando avanti progetti in parallelo, hanno tentato la fortuna al di fuori di YouTube, qualcuno riscuotendo molto successo, qualcuno raccogliendo meno consensi e tornando per questo motivo a fare video a tempo pieno. Senza dubbio, in generale, molti di loro dovranno ingegnarsi per capire cosa vorranno fare da grandi, perché diciamocelo: una Sofia Viscardi che a 40 anni consiglia cosa fare quando si litiga coi genitori, proprio non me la vedo; magari consiglierà cosa fare quando il figlio adolescente chiederà di andare al concerto della vita.