
Le nostre case sono adatte ad accogliere la sfida dello smart working? Videochiamate, webinar, live streaming e dirette social non ridisegnano solo il nostro tempo, ma anche il nostro spazio. La verità è che il paradigma costruttivo è fermo da 50 anni e lo sviluppo planimetrico delle case degli anni ’60 e ’70 è refrattario alla flessibilità. Tuttavia, si pratica yoga sul letto, si lavora dal terrazzo, si fa jogging sulle scale di casa. Come cambierà il design dopo il Covid-19? Il colosso svedese del design democratico (ri)lancia Ikea Place.
A causa della nostra infatuazione per piattaforme più recenti come TikTok e Instagram, Pinterest era da un po’ passato in sordina. La piattaforma, dedicata alla condivisione di immagini e organizzata come un catalogo on-line di interesse, è stata sedotta e a poco a poco abbandonata. Nell’ultimo mese, però, si è registrato un aumento significativo – circa del 1.144% – delle ricerche di pin a tema “postazioni da ufficio”, come ha affermato Amanda Switzer, Consumer Communication Manager dell’app.
Acconciate o improvvisate, comunque date in pasto al video
“All’abitare si perviene solo attraverso il costruire” scriveva Heiddeger. Dall’oggi al domani lo spazio domestico ha aperto il sipario a un nuovo spazio, di tipo pubblico: case occupate e piegate alla necessità di ospitare clienti, colleghi, studenti e professori. Pinterest ha rilevato un record di accessi e di ricerche a tema “home office design”: ai consigli dei designer per costruire il giusto set di una video-call si sono aggiunti tutorial e guide per trovare il locus amoenus in casa propria. Come vagabondi tra salotto e cucina alla ricerca della giusta luce, dello sfondo adeguato e dell’acustica migliore.
Quando la casa diventa l’ufficio, il difficile è combinare le proprie esigenze con gli altri componenti della famiglia. Non è un caso che le ricerche più gettonate sono le “idee di lavoro da casa in piccoli spazi”, salite del 182%. Obiettivo: massimizzare le proprie abitazioni condivise; ma non mancano anche “Come lavorare con successo da casa con il proprio partner” e “Lavorare da genitori da casa”.
IKEA Place torna più forte di prima
“In generale interagiamo con le app sullo schermo. Ora, con l’AR, interagiamo con loro attraverso lo schermo”. Così Kaave Pour, direttore creativo del laboratorio sperimentale di Ikea, descrive il tool del colosso scandinavo. L’app Ikea Place permette di provare l’arredamento direttamente nelle stanze, inquadrando con lo smartphone la zona interessata.
Ottimo esempio di customer experience e customizzazione, l’azienda svedese, consapevole dell’esigenza delle persone di ricreare il proprio spazio lavorativo a casa in seguito all’emergenza Coronavirus, ha messo online uno spot video che ripropone l’uso dell’applicazione, già all’attivo dal 2017.
Intrusioni semi-autorizzate nello spazio privato
Mai avremmo pensato di aprire la porta a tanti sconosciuti, mai avremmo pensato di fare entrare i nostri ospiti dalla finestra: una finestra sul mondo, digitale e iperconnessa. Quali saranno gli strascichi del post-coronavirus in termini spaziali? C’è chi asserisce che il fattore open space potrà diventare un elemento da mettere sul piatto della bilancia nella scelta del posto di lavoro. Ma nelle nostre case, cosa resterà? Per il momento è bene mappare il cambiamento in corso.
Occorre una trasformazione dello spazio domestico. Occorre un ritorno all’home (il nido familiare) più che alla house (la funzionalità di un tetto sopra la testa). Occorre ripensare agli spazi comuni, ai corridoi, ai balconi e ai pianerottoli per restituire valore ad ogni angolo della casa.