
Negli ultimi mesi si è parlato moltissimo di realtà virtuale e realtà aumentata, e il 2016 promette di essere un anno decisivo per queste tecnologie. Ma qual è la differenza tra le due, e quanto effettivamente potranno cambiare le nostre vite?
Realtà virtuale e realtà aumentata: differenze e somiglianze
Anche se gli apparecchi che permettono di fare esperienza di queste due tecnologie sono simili, la realtà virtuale e la realtà aumentata sono due cose molto diverse. Infatti se la realtà virtuale è mirata a esperienze coinvolgenti e totali come gaming, storytelling, cinematografia e musei, la realtà aumentata è pensata come un miglioramento e un aiuto nella vita e nelle azioni quotidiane degli utenti.
I visori che permettono di entrare nella realtà virtuale sono molto più invadenti e complessi di quelli che servono per la realtà aumentata: infatti sono dei veri e propri computer che permettono all’utente di uscire dal mondo reale e immergersi completamente in questo nuovo mondo virtuale creato dagli sviluppatori.
I visori che invece permettono di provare la realtà aumentata sono in genere più piccoli ed ergonomici, infatti sono pensati per l’utilizzo nella vita quotidiana o comunque in ambienti e situazioni in cui è necessario mantenere un forte contatto col mondo esterno. In un nostro vecchio articolo potete leggere come essa venga utilizzata nel fashion e retail per consentire un’esperienza totalmente coinvolgente.
Al momento, l’industria della realtà virtuale sembra essere un po’ in ritardo rispetto a quella della realtà aumentata, anche se entrambe non hanno ancora convinto completamente in termini di prestazioni e costi. Sono ormai alcuni anni che sul mercato sono disponibili visori per la realtà aumentata, su tutti i Google Glass, che però si sono dimostrati un fallimento in quanto non hanno saputo tenere fede alle aspettative che si erano create attorno al prodotto.
Nelle parole di Astro Teller, direttore dei laboratori Google X (dove vengono progettati e sviluppati i prodotti più “futuristici” e sperimentali di Google): “Ciò che non abbiamo fatto bene, e che in realtà è stato un fallimento, è stato che abbiamo accettato, e a volte incoraggiato, che si desse troppa attenzione al progetto. […] Abbiamo compiuto alcune azioni che hanno portato le persone a pensare che questo fosse un prodotto finito.”
D’altro canto, parlando di realtà virtuale, gli unici settori che per il momento sembrano in grado di poter dare in un futuro non troppo distante delle buone prestazioni, sono quello del gaming e quello del porno, e anche in questi due settori le prestazioni dei visori attualmente in commercio non sono consone alle aspettative.
Un altro grande problema che sta frenando l’ascesa di questi dispositivi è il prezzo: infatti, il prezzo per poter godere di una buona esperienza di realtà virtuale si aggira attorno ai 2-3000 euro.
Passato e presente della realtà virtuale e aumentata
Il concetto di realtà virtuale è nato, come molti dei progressi scientifici più significanti, dal mondo della fantascienza. Uno dei primi usi di questo concetto infatti si trova in un racconto del 1935 di Stanley Weinbaum, “Gli occhiali di Pigmalione”, in cui il protagonista ha accesso ad un apparecchio simile ai visori odierni basato su degli occhiali che gli permette di registrare delle esperienze sotto forma di ologrammi.
Nel 1962 Morton Heilig, uno scienziato con un background cinematografico, costruì il Sensorama, un prototipo che permetteva di guardare dei brevi filmati stimolando non solo la vista e il suono, ma anche l’odore e il tatto. Nel 1966 invece venne introdotto un sistema di realtà virtuale per la formazione dei piloti dell’air force americana. Finalmente nel 1968 Ivan Sutherland, uno dei primi scienziati ad occuparsi di computer, inventò quello che è universalmente riconosciuto come il primo visore per la realtà virtuale e aumentata nel senso moderno del termine chiamato la “spada di Damocle”.
Fino agli anni ’90 i progressi in questo campo furono molto pochi e questo tipo di tecnologia venne usata quasi esclusivamente per l’addestramento militare. Nel 1991 Sega, la compagnia di videogiochi giapponese, introdusse un visore pensato per i propri giochi arcade, seguita da altre aziende di videogiochi come Atari e Nintendo.
Nel 2010 venne disegnato il primo prototipo per l’Oculus Rift, il visore per realtà virtuale che oggi è diventato il leader di settore. Nel 2013 è stato introdotto il primo videogioco perfettamente compatibile con un visore per realtà virtuale, mentre nel 2014 Facebook ha acquistato la Oculus VR, la compagnia che produce l’Oculus Rift per 2 miliardi di dollari.
Il futuro della realtà virtuale e aumentata
Ma quanto queste nuove tecnologie cambieranno le nostre vite?
La risposta in realtà non è univoca, e dipende da quanto nei prossimi mesi e anni le varie compagnie che producono i vari visori e software riusciranno a rendere queste tecnologie a portata di tutti, a prezzi accessibili e con delle prestazioni soddisfacenti. Gli investimenti intanto stanno arrivando, in quanto si stima che entro il 2020 questa industria aumenti i propri profitti fino a 150 miliardi di dollari, la maggior parte di cui dovrebbe provenire dalla realtà aumentata piuttosto che da quella virtuale. (Per un approfondimento più attento ai dati consiglio questa analisi del mercato della realtà aumentata)
Per quanto sembri dunque certo che il nostro futuro sarà segnato da una realtà aumentata, in cui i dispositivi tecnologici ci accompagneranno in praticamente ogni aspetto delle nostre vite, resta ancora da definire quanto realmente saremmo dipendenti e influenzati da questo nuovo modo di vedere il mondo attorno a noi.
Alcuni parlano di una fine di ogni aspetto sociale delle nostre vite, con il trasferimento dei momenti condivisi dal mondo reale a quello virtuale, altri invece sono convinti di vivere una svolta epocale che segnerà in positivo lo stile di vita degli umani, altri ancora invece pensano che la realtà virtuale si unirà a quella “tradizionale” per formare un nuovo mondo in cui poter fare esperienze condivise anche nel virtuale.
Personalmente sono convinto che come per tutte le nuove tecnologie bisognerà sapersi adeguare al cambiamento in modo corretto, senza strafare e senza lasciarsi trasportare eccessivamente, cercando di restare aggrappati agli aspetti che da sempre ci rendono umani e ci contraddistinguono da ogni altro essere vivente.