
Può un testo fare la sua parte contro pregiudizi e stereotipi? Si, se è realizzato tenendo a mente la scrittura inclusiva. Di seguito troverai suggerimenti e accorgimenti che ti aiuteranno a scrivere senza fare discriminazioni.
Scrittura inclusiva: perché è importante?
Il celebre dizionario Collins, uno dei più conosciuti vocabolari al mondo, definisce il linguaggio inclusivo come “un linguaggio che evita l’uso di alcune parole o espressioni che potrebbero escludere particolari gruppi di persone” .
Per evitare il più possibile ogni genere di esclusione e discriminazione, la scrittura inclusiva utilizza una serie di accorgimenti, divenuti nel tempo sempre più comuni e che hanno di fatto cambiato il nostro modo di scrivere.
Perché la scrittura inclusiva è così importante? Una delle ragioni è il fatto che il linguaggio stesso abbia un forte potere sulle persone e sia in grado di influenzarle e di impattare quindi sulla società nel suo complesso.
Pensiamo ai dibattiti che si susseguono sempre più spesso sulla discriminazione di genere e sul fatto che alcune professioni siano declinate sempre al maschile: perché si storce il naso quando ci si imbatte nelle parole sindaca o chirurga, ma nessuno dice nulla di fronte al sostantivo maestra? La causa sta nel retaggio culturale per cui le donne non svolgevano alcune professioni o riscontravano enormi difficoltà lungo il percorso per arrivare a ricoprire determinati ruoli. E, tuttora, c’è chi trova difficile pensare che un sostantivo declinato al femminile possa fare la differenza.
Ma non è tutto: oltre alla discriminazione di genere, un linguaggio non inclusivo può incidere negativamente anche sulle altre minoranze e alimentare atteggiamenti e comportamenti discriminatori, come succede ad esempio nel caso di persone che sono isolate a causa dell’orientamento sessuale, del colore della pelle o della propria disabilità.
Purtroppo, capita spesso che le parole siano scelte e utilizzate per diffondere e rafforzare i pregiudizi, l’emarginazione e addirittura la violenza contro alcuni gruppi.
Scrittura inclusiva: le critiche più frequenti
Le critiche più frequenti alla scrittura inclusiva arrivano da chi pensa che non sia necessario adattare il linguaggio al cambiamento dei tempi. Quali sono le obiezioni più diffuse? Secondo Bernhard Debatin, professore della Ohio University sono le seguenti :
- I Pregiudizi impliciti: Capita di utilizzare un linguaggio non inclusivo pur agendo in buona fede. Questo accade a causa di associazioni inconsce, atteggiamenti e credenze interiorizzati nel tempo, verso un determinato gruppo di persone.
- Il linguaggio inclusivo è brutto: Architetta suona male, è brutto da ascoltare e da leggere; questa è una delle critiche che sentiamo più spesso, eppure l’italiano prevede la declinazione dei sostantivi in base al genere. Perché allora decliniamo alcuni sostantivi mentre per altri è così difficile? La stessa avversione si sta manifestando verso lo schwa, contro cui sono state attuate campagne di protesta anche piuttosto accese da parte di coloro che non solo non ne vedono l’utilità, ma lo trovano anche brutto da vedere e da pronunciare.
- La scrittura e la lingua vanno difese: a differenza del latino e del greco antico, l’italiano è una lingua viva. Significa che è una lingua che evolve, cambia e si adatta ai tempi e ai mutamenti che stanno avvenendo e avverranno in futuro. Se ci pensate, l’italiano rinascimentale è diverso da quello del Risorgimento, che a sua volta è diverso da quello che parliamo oggi. Qual è allora la forma linguistica da tutelare? Perché abbiamo accettato di introdurre alcuni cambiamenti mentre ad altri opponiamo resistenza?
- Non si dovrebbe regolare/limitare il linguaggio: alcuni sostengono che intervenire sul linguaggio per renderlo più inclusivo cambierebbe in maniera sostanziale il contenuto dei testi, violando di fatto l’autonomia dell’autore. In questo caso è utile ricordare che è il linguaggio neutro che mira a “oscurare” il concetto di maschile e femminile, parlando della collettività (es. Sostituire formalmente Professoresse e Professori con l’espressione il corpo docente), è diverso dal linguaggio inclusivo, il quale mira a parlare a tutte le categorie sociali riconoscendone l’esistenza, senza “cancellare” i soggetti come avviene nel primo caso.
Infine c’è un’altra critica che viene mossa spesso e che non è stata inclusa nell’articolo del professor Debatin: c’è chi sostiene che ci siano battaglie più importanti da combattere contro le discriminazioni. È vero, ma cercare di rendere il linguaggio il più inclusivo possibile, non solo è uno strumento per combattere queste battaglie, per normalizzare alcuni concetti e abbattere stereotipi e pregiudizi, ma come dice il sito Italiano Inclusivo, ciò di cui non si può parlare, spesso è culturalmente invisibile.
4 suggerimenti per rendere la tua scrittura più inclusiva
Ora che sappiamo da dove arriva la necessità di adottare un linguaggio inclusivo, ecco 4 suggerimenti che puoi attuare subito per adattare al meglio i tuoi testi.
1 Scrittura inclusiva simmetrica
La scrittura inclusiva simmetrica prevede l’uso della forma maschile per gli uomini e di quella femminile per le donne. Ad esempio, la frase “I Presidenti delle Camere Fico e Casellati”, diventa “La presidente Casellati e il Presidente Fico”, riconoscendo così il genere di entrambi. Inoltre, quando si parla di donne, è importante liberarsi della pessima abitudine di utilizzare l’articolo prima del cognome: non è “La Casellati”, ma “Casellati” o “La Presidente Casellati”.
2 Sdoppiamento integrale, sdoppiamento contratto e parole collettive
Lo sdoppiamento integrale prevede, come dice il termine stesso, lo sdoppiamento dei sostantivi come avviene ad esempio nella forma Care ascoltatrici e cari ascoltatori. Lo sdoppiamento contratto invece prevede l’uso dello slash (/) a fianco di termini maschili come Il/la sottoscritto/a. Si tratta di un metodo utilizzato spesso nei moduli per l’espletamento delle pratiche burocratiche, che è però meno consigliabile in un testo, ma è comunque considerato corretto.
Se la prima è una soluzione più laboriosa e la seconda è meno bella dal punto di vista della forma, c’è una terza via che permette rendere il testo più snello: l’utilizzo di parole collettive. In questo modo ci si rifà al linguaggio neutro che è, per definizione non inclusivo, ma che è in grado di rende il testo più leggibile. Un esempio? Invece di scrivere Le partecipanti e i partecipanti all’evento, si può scrivere semplicemente Il pubblico.
3 Titoli e professioni
Come accennato qualche riga più in alto parlando delle critiche al linguaggio inclusivo, la lingua italiana prevede la declinazione al femminile di titoli e professioni: professore/professoressa, consigliere/consigliera, chirurgo/chirurga, architetto/architetta. Non sono cacofonici, né grammaticalmente errati, serve solo abituarsi a leggerli e ad ascoltarli.
4 L’uso della parola “uomo”
Nel linguaggio inclusivo, e quindi anche nella scrittura, la parola uomo è trattata in due modi, a seconda di come è usata.
- Se utilizzata come espressione idiomatica, come avviene ad esempio in espressioni come “A passo d’uomo” e “Il cane è il miglior amico dell’uomo”, è accettata nell’uso comune e ritenuta non discriminatoria.
- Se usata come sostantivo generico descrittivo, ad esempio “Uomini d’affari” è ritenuta non inclusiva poiché non rappresenta tutte le categorie sociali. Esistono infatti anche donne d’affari e persone non binarie d’affari.
Scrittura inclusiva: come parlare alle persone non binarie?
È un dato di fatto che esistano lingue in cui è più facile parlare o scrivere rivolgendosi anche a persone non binarie: ne è un classico esempio l’uso dei pronomi they/them in inglese, che si utilizzano proprio in queste situazioni. In italiano non esiste il genere neutro, per questo negli ultimi anni sono state adottate diverse soluzioni. Vediamole insieme.
I primi simboli utilizzati dalla scrittura inclusiva sono stati l’asterisco (*) e la chiocciola (@), seguiti poi dalla lettera u, rendendo di fatto neutri gli aggettivi e i sostantivi. Oggi una delle proposte più frequenti per una scrittura inclusiva è la schwa o lo schwa (ə) – a questo proposito l’enciclopedia Treccani dice che il sostantivo schwa è da intendersi come maschile, ma il dibattito non è ancora chiuso.
Il simbolo schwa è declinabile al singolare (ə) e al plurale (з), si può scrivere in maiuscolo (Ǝ oppure Ə) ed è adatto non solo a una scrittura inclusiva, ma anche al linguaggio parlato, poiché si tratta di un suono già esistente nella lingua italiana, in particolare in alcuni dialetti, caratteristica che contribuisce a renderlo meno estraneo.
Come sempre accade con ogni cambiamento, ci sarà bisogno di un po’ di tempo perché venga accettato e interiorizzato, ma noi pensiamo che sia il minimo che si possa contribuire alla lotta contro pregiudizi e discriminazioni di qualsiasi tipo. Come si pronuncia correttamente lo schwa? Scoprilo qui.
A prescindere dalle critiche mosse allo schwa o alla scrittura inclusiva nel suo insieme, è innegabile che la società stia cambiando e la lingua come strumento chiave della comunicazione non può non adattarsi.
Conosci altri accorgimenti da adottare per una scrittura più inclusiva? Scriviceli nei commenti e non dimenticare di iscriverti alla community per non perdere nessun aggiornamento.