
Alcune buone pratiche SEO per migliorare l’indicizzazione dei contenuti visivi e audiovisivi sul proprio sito web e semplificare il lavoro degli editor che devono arricchirli.
La visibilità si costruisce portando fuori l’organico. No, non dobbiamo immaginarci le aziende alle prese con i sacchetti dell’umido, anche se ricordiamo l’importanza di praticare la raccolta differenziata.
Per risultati “organici”, infatti, si intendono tutti quei risultati non a pagamento (e quindi “naturali”) presenti nella SERP (Search Engine Results Page) di Google. Migliorare la posizione del proprio sito web nelle classifiche dei motori di ricerca è il cruccio costante di molti business: più scali il ranking più è premiante dal punto di vista dei click.
Sai che c’è il detto “I cadaveri si nascondono bene nella seconda pagina di Google”? Per questo è bene attuare strategie SEO, ovvero di ottimizzazione per i motori di ricerca, che portino a una migliore indicizzazione dei contenuti ospitati nel sito.
Dato che è Google il motore di ricerca più utilizzato al mondo, le buone pratiche SEO fanno riferimento al suo algoritmo e ai suoi aggiornamenti periodici. Concentriamoci in particolar modo su Google Image Search e Google Video Search, i due strumenti di Google che consentono agli utenti di cercare contenuti visivi e audiovisivi e navigare nelle pagine web che li contengono.
Linee guida e come soddisfarle
Google ha riportato in questo documento delle linee guida ufficiali per consentire una migliore indicizzazione delle immagini e dei video ospitati nel proprio sito web. Di certo la SEO non è una scienza esatta, ma il rispetto di queste semplici regole va a beneficio del posizionamento.
I contenuti di natura multimediale come i video solitamente vengono incorporati nel sito con un codice embed (un codice HTML che consente di leggerli). Ma il rendering del player, con la pagina web che si trova un’enorme quantità di dati da scaricare, spesso porta a un inevitabile dilatarsi del tempo di caricamento della stessa, a danno dell’esperienza utente.
Per questo sicuramente il primo passo è consegnare i contenuti tramite una Content Platform con una CDN (una rete di distribuzione) esterna al sito, che evita questi imprevisti e custodisce il file “sorgente” nel suo archivio e ne adatta la risoluzione.
Dallo stesso archivio della Content Platform è possibile generare un codice embed completo di tutte le informazioni sul file (titolo, descrizione etc.) da incorporare nel sito che diventa utile nel consentire ai motori di ricerca di indicizzare al meglio il contenuto.
Rispetto alle immagini, il video è un tipo di contenuto più complesso da indicizzare e le tecniche SEO per le immagini non sono sufficienti.
La struttura del sito
A livello di struttura del sito ci sono alcuni piccoli accorgimenti da tenere in considerazione.
- Costruisci una sitemap
Al fine di indicare a Google cosa indicizzare, uno step davvero utile è quello di costruire una sitemap per ogni pagina, dove sono riportate anche le immagini (image sitemap) e i video (video sitemap). Google Webmaster Tools dà tutte le indicazioni per formattarla correttamente.
I codici embed generati dalla Content Platform forniranno poi automaticamente ai motori di ricerca tutte le informazioni necessarie (titolo, thumbnail, descrizione etc.) per via delle tag html incluse.
Questa funzione integrata riduce drasticamente il tempo di modifica all’interno delle pagine web: gli editor, infatti, non devono inserire informazioni aggiuntive per arricchire l’indicizzazione dei contenuti. Cliccare su ogni singola immagine per aggiungere l’alt tag, ad esempio. Basterà loro copiare e incollare il codice fornito.
- Evita le duplicazioni di contenuti
Si consiglia di prestare attenzione ai reindirizzamenti, perché si possono ottenere facilmente contenuti duplicati quando 2 o più URL puntano allo stesso contenuto. Questo abbassa il ranking di tutte le pagine coinvolte. Per questo si consiglia di specificare sempre l’URL canonico.
- Guida il percorso dell’utente
Una migliore navigazione utente è premiata. Una buona soluzione è quella di collegare tutte le pagine correlate attraverso una barra di navigazione breadcrumb o con tecniche di cross-linking e di progettare la pagina web in modo che il contenuto rilevante sia visibile a prima vista, utilizzando anche parole chiave che lo descrivono.
Ma attenzione, Google non si fa fregare facilmente: strategie artificiose di link building o pratiche eccessive di keyword stuffing sono dannose. Il primo imperativo deve essere sempre il valore che si vuole portare all’utente e non il voler finire in cima al ranking.
- Assicura una navigazione sicura
Si sa che il web sta passando rapidamente a un supporto HTTPS per ridurre i rischi di sicurezza, per cui utilizzare https, che è più sicuro del protocollo di base http, influisce sul ranking.
Distribuire i contenuti tramite una Content Platform consente di appoggiarsi anche a un software che usa il protocollo cifrato: tutti i dati che transitano attraverso i codici embed generati sono crittografati e non possono così essere sottratti e usati impropriamente da terzi.
Questi consigli non sono esaustivi data la continua evoluzione dell’algoritmo di Google, ma sicuramente il ricorso a una Content Platform può dare un supporto concreto nel migliorare la visibilità dei contenuti pubblicati.
Fai una prova!