
Facebook e Google stanno effettuando i primi ambiziosi test per portare la connessione internet nei luoghi più remoti del mondo, grazie a delle tecnologie davvero sorprendenti. Ma qual è la situazione attuale della connettività a livello globale, vista dai nostri smartphone 4G o dai nostri computer connessi alla fibra ottica?
ADSL, Banda Larga, Fibra, 4G, LTE. Queste sono le parole o le sigle più usate quando parliamo di connessione internet. Nel nostro piccolo, siamo ormai abituati a degli standard di primissimo livello, nonostante sia ancora piuttosto elevato il digital divide, termine con il quale ci di riferisce alle differenze di sviluppo tecnologico tra diverse zone (tra aree metropolitane e rurali ad esempio). Anche all’interno del nostro paese infatti molto spesso vi sono differenze di velocità di connessione davvero impressionanti tra le città più grandi e i piccoli paesi di campagna.
Per capire quale sia la situazione a livello globale possiamo fare affidamento ad alcuni report ufficiali, come quello annuale della Broadband Commission for Digital Development, che analizza lo stato attuale della connessione a banda larga in tutto il mondo, intesa come strumento di progresso per la società.
La commissione, istituita nel 2010, nasce da una partnership tra l’International Telecommunication Union (ITU) e l’UNESCO, con l’intento di promuovere la connessione a banda larga come infrastruttura necessaria per lo sviluppo economico e sociale di ogni paese.
I dati che emergono non sono dei più rassicuranti: ad oggi, infatti, le persone connesse a internet nel mondo sono 3,2 miliardi, ovvero il 43%, ben distanti dalla soglia del 60% che ci si prefiggeva di raggiungere nel 2015, ma che di questo passo non sarà possibile raggiungere prima del 2021.
Di conseguenza, è evidente che no, non siamo tutti connessi, ma ci sono oltre 4 miliardi di persone al mondo che non hanno regolare accesso a internet.
Nell’immagine, la percentuale di persone connesse ad internet nel mondo
Il problema in realtà risiede nell’enorme divario che è venuto a formarsi tra i paesi sviluppati e quelli sottosviluppati o in via di sviluppo. Il report infatti evidenzia come oltre l’82% dei paesi sviluppati abbia regolare accesso a internet, contro il 35% dei paesi in via di sviluppo e il 9,5% dei 31 paesi considerati sottosviluppati, tra cui troviamo Somalia, Guinea, Niger, Timor-Est, Tanzania, Afghanistan e Sierra Leone.
Anche il cosiddetto “gender gap” è un problema molto importante: se nei paesi sviluppati questo gap è ormai quasi azzerato, nei paesi in via di sviluppo gli uomini che hanno accesso ad internet sono il 25% in più delle donne, e la quota sale al 50% in più nei paesi sottosviluppati.
Come raggiungere chi non è ancora connesso?
I metodi considerati per noi “tradizionali”, come la connessione via rete fissa o cellulare, non sembrano finora funzionare in maniera convincente per poter aumentare in fretta la quota di persone connesse. Di conseguenza, si sta cercando in questi ultimi anni di sviluppare soluzioni alternative e innovative che possano portare a fare un salto qualitativo e quantitativo importante verso il raggiungimento di una quota sempre maggiore di utenti connessi al web.
Gli investimenti, specialmente nei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo, sono pressoché nulli, per cui tocca alle grandi aziende della tecnologia intervenire per far diventare “utenti” quelli che ora sono semplici “cittadini”.
I due progetti più interessanti sono senza dubbio quelli promossi dai due colossi del web Google e Facebook, che rispettivamente con Project Loon e Internet.org stanno cercando di portare la connessione internet anche nelle zone più remote del mondo.
Nella foto Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook, ed Eric “Astro” Teller, scienziato a capo di Google X.
Project Loon di Google
Project Loon è il progetto di Google che si propone di portare la connessione nei posti più remoti del mondo attraverso dei palloni aerostatici.
L’idea sembra quanto meno bizzarra, ma da Google ci si aspetta un po’ di tutto (ricordate i Google Glass?), e questo progetto sembrerebbe davvero funzionare, tant’è che dopo una lunghissima fase di studio è finalmente entrata in fase di test.
L’idea di base è quella di sfruttare le correnti presenti nella stratosfera per far muovere i palloni, facendo in modo che ce ne sia sempre uno a coprire ogni zona da presidiare. I palloni possono restare in volo oltre 100 giorni e vengono controllati spostandoli solo a livello di altitudine, per permettere loro di sfruttare le varie correnti.
Eric “Astro” Teller, l’ingegnere a capo della divisione Google X, ovvero quella sezione di Google che si occupa dei progetti più ambiziosi e sperimentali (tra cui i Glass e la Google Car), ha aperto l’ultima conferenza annuale Ted a Vancouver, in diretta mondiale con le più importanti sale cinematografiche (erano oltre 80 in Italia), parlando della tematica del sogno e di quanto sia ambizioso un progetto del genere. Ha mostrato le foto di tutte le fasi di sviluppo, i vari concept sviluppati per i palloni, e annunciato l’inizio della fase di test in Indonesia e Sri Lanka, dove sono stati firmati i primi accordi con gli operatori telefonici per offrire la connessione.
Project Loon e Internet.org, infatti, non fungeranno da nuovi provider di connessione e non entreranno in competizione con quelli già presenti nei vari paesi, ma aiuteranno gli operatori locali a fornire il segnale laddove è difficile arrivare con le tradizionali infrastrutture.
Internet.org di Facebook
Anche Mark Zuckerberg ha sviluppato il suo progetto per portare la connettività nei paesi più remoti del mondo, lanciando nel luglio 2014 Internet.org, una piattaforma plurifunzionale che mette in collaborazione Facebook ed altre sei compagnie (Samsung, Ericsson, MediaTek, Opera Software, Nokia e Qualcomm).
Ad oggi, la copertura potenziale è di oltre un miliardo di utenti, con oltre 25 milioni di persone che hanno già utilizzato Internet.org come primo canale di contatto con la rete.
L’applicazione funziona grazie ad accordi presi ad hoc con gli operatori locali, spingendo poi gli utenti ad avviare un piano telefonico. Questo è uno dei punti più criticati da alcune associazioni, che vedono le potenzialità che un servizio del genere può offrire ma non vorrebbero porre dei vincoli contrattuali ad un’utenza già di per sè povera. D’altro canto, la collaborazione con gli operatori locali è il metodo più efficace per portare la connessione dove gli stessi operatori non riescono ad arrivare.
In ogni caso, il progetto continua a crescere, e proprio sulla scia dei palloni aerostatici di Google, Facebook ha da poco presentato il maxi-drone Aquila, un velivolo in fibra di carbonio con l’apertura alare di un Boeing 737 e il peso di un’utilitaria, alimentato da energia solare e in grado di volare ininterrottamente per oltre tre mesi.
Le specifiche di Aquila, il drone di Facebook
Questi giganti del cielo voleranno presto ad un’altezza compresa tra i 18 e i 27 km, ben lontani dalle rotte commerciali ed eventi atmosferici, dando connessione ad un’area di 40-80 km quadrati, attraverso una nuova tecnologia laser in grado di scambiare dati a una velocità di 10 gigabit per secondo.
Pare quindi che la cifra di persone non ancora connesse a internet nel mondo sia destinata a scendere in fretta, grazie agli investimenti di questi colossi del web.
Non ci resta che attendere e, se abitate in qualche sperduto paesino di montagna, magari tra qualche mese alzando gli occhi al cielo vedrete transitare una strana mongolfiera, o un gigantesco boomerang in fibra di carbonio, che vi offriranno una connessione internet ad altissima velocità.
Un approfondimento visuale, da parte di Citius Minds: