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Siamo destinati ad essere tutti più maker?

Barilla Pasta 3D
Alcuni di noi la mattina si svegliano, prendono una manciata di chicchi di caffè, li macinano per poi preparare il caffè, sedersi e gustarselo. Facile ed automatico vero? E se invece dei chicchi di caffè fosse del grano? E se invece del caffè fosse della pasta? Ci avete mai pensato? Voi forse no, ma Barilla sì.

L’azienda ha infatti presentato qualche giorno fa un progetto che incubava da 4 anni in collaborazione con il centro di Ricerca Olandese Tno (Organizzazione Olandese per la Ricerca Scientifica Applicata): il prototipo di stampante 3D per la pasta.

In visita alla mostra New Craft, curata da Stefano Micelli all’interno della XXI Triennale di Milano, abbiamo avuto la possibilità di vedere l’innovativa stampante inserita all’interno di un contesto altrettanto innovativo quale il Kitchen Tools. Francesco Bombardi ha ideato questo concept che vede sintetizzata in una cucina domestica tutta la filiera della produzione della pasta: dalla spiga di grano fino al maccherone fatto con la stampante 3D.

Abbiamo rivolto alcune domande a Francesco Bombardi, fondatore nel 2012 del FabLab di Reggio Emilia ed ideatore e direttore del laboratorio di ricerca e sperimentazione sul cibo all’interno del Food Innovation Program. In pratica, l’architetto e food innovator che insieme a Barilla ha rivoluzionato il concetto di cucina casalinga.

Francesco Bombardi

Perché si è orientato proprio verso il cibo?

Il cibo è una vocazione del territorio, dell’Emilia, dell’Italia. Se qualcuno deve iniziare a innovare attraverso il cibo quelli dobbiamo essere noi.

Si riescono a rispettare gli standard qualitativi?

Anni di ricerca hanno portato al raggiungimento di standard veramente elevati. Qui, in tema di pasta, ci siamo. Profumo, consistenza ed estetica ci sono.

In un’ottica di lungo termine, vede quest’innovazione più come strumento nelle case dei singoli o nella produzione di massa?

A lungo termine ne vedo un futuro domestico, come per il caffè: uno strumento che permetta alle persone di farsi da sole la pasta. Tutto questo abilita persone che non hanno competenze specifiche.

Non è un autogol per un’azienda che basa il suo business sulla vendita di pasta, fornire ai consumatori lo strumento stesso per produrla?

Ora siamo ancora in fase sperimentale, queste macchine ancora non hanno un mercato. Teniamo anche però presente che tra poco le stampanti 3D saranno presenti in tutte le case, oramai siamo arrivati ad un livello di perfezionamento della tecnologia tale per cui una visione simile è sempre più probabile.

Un’azienda non preparata, soprattutto se troppo grande, non ha la capacità di adattarsi al mercato: è l’azienda che deve anticipare il mercato stesso. Se Barilla facendo R&D vede che questo potenzialmente è un sistema rivoluzionario, investe nello sviluppo e soprattutto investe nelle farine e nel grano, si prepara ad essere leader.

In quanto tempo si prepara il quantitativo necessario per una porzione di pasta?

Seguendo tutto il percorso della filiera, la macchina impiega 10 minuti per la creazione del quantitativo utile alla composizione di un piatto di pasta.

Come e quando è iniziata la collaborazione con Barilla?

Barilla era partner del Food Innovation Program, il master all’interno del quale gestivo un laboratorio, ed è dunque lì che le nostre realtà sono entrate in contatto. La mia ricerca sulla stampa 3D è invece iniziata anche prima, ed in quel contesto abbiamo messo insieme le risorse.

Andrea Cattabriga

Sempre all’interno di Kitchen Tools, Andrea Cattabriga di Slow/D, realtà fresca ed innovativa che si occupa, all’interno della sua piattaforma, di far matching tra designer ed artigiani, ci ha raccontato Vinegraal.

Le sinergie tra la tradizione di cui è portatrice la Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, l’innovazione che caratterizza Slow/D e la campagna di crowdfunding su KickStarter, hanno portato alla realizzazione di Vinegraal. Si tratta un kit in edizione limitata che conta 500 pezzi che si concretizza in una boccetta di porcellana sempre stampata in 3D accompagnata da un pennino calligrafico che diventa dosatore di prodotto oltre che strumento per la decorazione dei piatti.

Ci stiamo muovendo sempre di più verso uno sviluppo tecnologico orientato ad un ritorno alla tradizione, alla cultura dell’autoproduzione. Una tecnologia insomma che consenta anche ai meno esperti di diventare veri e propri Maker. Questo significa che le nostre cucine tra qualche anno somiglieranno sempre più a piccoli laboratori? Non ci resta che aspettare e stare a vedere.

Giulia Panighello

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