
I social network sono molto popolari al giorno d’oggi e ci permettono di interagire con persone in tutto il mondo. Come hanno impattato in positivo e negativo le nostre vite? E cos’è il social displacement?
Prima del cambiamento tecnologico molte cose che adesso ci sembrano scontate erano del tutto infattibili, pensiamo ad esempio all’idea di comunicare con una persona distante più di 1000 km da noi: era qualcosa di completamente utopistico.
Nel ventesimo secolo però la tecnologia iniziò a cambiare molto rapidamente e le conseguenze furono numerose. Dopo i primi computer creati nel 1940, gli scienziati e gli ingegneri iniziarono a sviluppare modi per creare “collegamenti” tra questi computer, e questo portò alla nascita di Internet nel 1969.
Negli anni 80 poi i personal computer iniziarono a diventare più popolari e, allo stesso tempo, iniziò ad emergere il concetto di social media. Infatti, nel 1988 ci fu la nascita dei primi canali di comunicazione via chat. Ad esempio il software CB Simulator permetteva di chattare utilizzando diversi canali e ha dato vita a molti eventi nati dall’idea di incontrare di persona chi si aveva conosciuto via chat…
Dopo l’invenzione dei blog, i social media iniziarono a crescere a dismisura in termini di popolarità: siti come MySpace e LinkedIn nacquero agli inizi degli anni 2000, Youtube uscì nel 2005, mentre Facebook e Twitter divennero disponibili a tutto il mondo nel 2006. Nei tempi più recenti abbiamo visto la nascita di Instagram (2010), Snapchat (2011) e Tik Tok (2012), tutti e tre social media basati sulla condivisione di contenuti multimediali.
Queste piattaforme hanno vissuto negli anni una crescita esponenziale sia in termine di utenti che di guadagni, diventando sempre più virali. Quali possono essere quindi i lati positivi e negativi del loro utilizzo? Come hanno impattato le nostre vite?
Sostenere una causa tramite i social
Tra i molteplici benefici dei social network c’è sicuramente la possibilità di supportare una causa a cui teniamo.
L’84% degli utilizzatori dei social, infatti, ha dichiarato di utilizzare questi strumenti almeno una volta per supportare una causa o rendere noto un problema che li stesse affliggendo.
A tal proposito, le piattaforme social possono fornire un toolkit accessibile e potente per mettere in evidenza e agire su questioni e cause che colpiscono e interessano i giovani (e non solo). Inoltre, i social media possono essere utilizzati per organizzare attività, eventi o gruppi sensibilizzando un pubblico più ampio. Per esempio: coordinare le attività della band, raccolte di fondi e sensibilizzare su varie cause.
Imparare attraverso i social? Si può fare!
Altro aspetto positivo dei social network è che essi incoraggiano la scoperta. Se qualcuno è interessato a determinati libri, gruppi musicali, ricette o idee, è probabile che il suo interesse venga soddisfatto da un social media o da un gruppo all’interno di esso.
Le piattaforme di social networking possono aiutare gli utenti a sviluppare i propri interessi e trovare altre persone che condividono le stesse passioni. Possono anche aiutare ad ampliare i loro orizzonti aiutandoli a scoprire come le altre persone vivono e pensano in tutte le parti del mondo.
Inoltre, il 94% degli utilizzatori dei social li hanno utilizzato almeno una volta per condividere informazioni significative. Infatti, le persone utilizzano i social media principalmente per condividere notizie e contenuti di intrattenimento con i loro conoscenti, in modo da migliorare le relazioni con le persone che ci circondano.
Più tempo online e meno tempo in presenza? L’effetto social displacement
Una particolare preoccupazione è però che i social media possano farci spendere più tempo con i nostri amici online e meno dal vivo, fenomeno conosciuto come social displacement (ossia dislocamento sociale). Cosa sappiamo di concreto su questo fenomeno? Sta davvero accadendo?
Secondo Jeffrey Hall, PhD, direttore del “Relationships and Technology Lab” dell’università del Kansas, il fenomeno di social displacement è discusso da più di 100 anni, in quanto applicabile non solo ai social media, ma a tante altre tecnologie (come ad esempio il telefono).
Hall ha eseguito uno studio in cui i partecipanti dovevano registrare le attività compiute nel corso di due settimane, una in cui potevano utilizzare i social media e una in cui dovevano farne a meno. Secondo tale studio, nella settimana senza social media, le persone hanno speso più tempo a navigare su internet, lavorare e pulire la casa.
Nonostante ciò, non è emersa nessuna differenza significativa nel tempo speso con le amicizie strette tra le due settimane in esame. Secondo Hall, quindi, ci sono poche prove che evidenziano il fenomeno del social displacement.
Il social displacement tra i teenager
La situazione è diversa se prendiamo in considerazione il comportamento dei teenager. A tal proposito Jean Twenge, PhD, professoressa di psicologia alla San Diego State University, nel 2016 ha studiato insieme ai suoi colleghi l’interazione degli studenti di numerosi college. Il risultato? I teenager in media spendono un’ora in meno nelle interazioni sociali di persona (come ad esempio andare al cinema o alle feste) rispetto agli studenti iscritti negli anni 80.
Questo declino è principalmente dovuto all’incremento nell’utilizzo dei social media. Inoltre, lo studio ha osservato che gli adolescenti che passano maggior tempo sui social media e meno tempo con esperienze di persona sono quelli che soffrono maggiormente di solitudine.
Secondo Danah Boyd, PhD, ricercatrice di Microsoft Research il problema è diverso: non sono i social network che stanno limitando le interazioni in presenza dei teenager. Al contrario, i genitori della generazione attuale tendono a limitare il tempo che i propri figli possono passare in presenza con i loro amici. Di conseguenza, questo atteggiamento spinge i giovani ad utilizzare di più i social media in modo da relazionarsi maggiormente con i loro conoscenti. Dunque l’utilizzo maggiore dei social media potrebbe essere dovuto anche a questo.
In conclusione, i social media presentano potenziali vantaggi e rischi per i singoli utenti. Gli effetti sul benessere mentale dipendono in gran parte dalle caratteristiche individuali, e in particolare dall’età, dalle capacità, dalla cultura e dalle convinzioni.
Quindi, è fondamentale la combinazione delle attività online degli individui e le loro caratteristiche personali: ciò spiega perché l’uso di Internet ha effetti positivi più forti per alcuni individui e gruppi sociali rispetto ad altri.