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Spotify for Brands: un nuovo canale pubblicitario

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Sono sicuro che Spotify sia una delle app preferite di molti di voi. Ma sapevate che può essere anche sfruttato come efficace mezzo pubblicitario dai brand che vogliono connettersi con un particolare tipo di audience? Forse non avreste mai pensato di farlo, ma proviamo a guardare a Spotify non solo dal normale punto di vista di “ascoltatore”, ma anche con l’occhio del marketer.

Negli anni 2000 il nostro modo di ascoltare musica era cambiato per sempre con gli iPod e i lettori mp3: addio al limite di dover comprare un album intero e poterlo ascoltare solo su stereo, in auto o con un lettore (difficilmente) portatile. Non ce ne rendiamo più conto, ma prima degli iPod non eravamo abituati ad avere migliaia di canzoni in tasca. E così gli appassionati di musica potevano portarsi con orgoglio la musica fuori casa, e avere più modi per condividerla tra di loro: la musica era diventata più che mai un fenomeno sociale anche nei nostri anni.

Poi con i nostri viaggi all’estero e gli aggiornamenti dei nostri amici fuori dall’Italia, all’inizio degli anni ’10 abbiamo cominciato a percepire l’esistenza di una nuova modalità di ascoltare la musica: lo streaming. L’applicazione in questione si chiamava Spotify ma, come per molte altre cose, in Italia tardava ad arrivare. Così ci arrangiavamo ancora con i soliti mezzi, e non potevamo ancora renderci conto di questa frontiera rivoluzionaria, forse perché la cosa era ancora troppo più grande di noi: avere in tasca tutta la musica che esiste?

Cos’è Spotify e come funziona

Ma và, serve davvero che ve lo dica? Come se Spotify non fosse già tra le app preferite di ognuno di voi? (E poi per queste cose c’è Aranzulla) Mi limito ad elencare le caratteristiche di Spotify che apprezzo di più:

  • Ha un’interfaccia gradevole e soprattutto intuitiva: i passaggi per arrivare a salvare una canzone dentro una playlist, o per andare all’album di una canzone che si è scoperta, sono davvero pochi. I rischi di sbagliare in ciò che si vuole fare sono davvero pochi, ed è così dalle prime volte che un utente utilizza la app
  • Ha (quasi) tutta la musica del mondo: si trova davvero di tutto, e dal 25 dicembre anche i Beatles. Tutti i miei download su iTunes negli anni sono diventati archivi digitali polverizzati, poiché mi sono completamente votato alla causa dello streaming musicale
  • Sincronizzazione perfetta tra app mobile, app desktop e app web (anche se questa funzionalità è più per gli account Premium): la musica salvata e le playlist create ci accompagnano dal mobile al computer con una sincronizzazione disarmante
  • Ascoltare la musica in modo “social”: oltre alla possibilità di vedere cosa ascoltano gli amici (che sarebbe a volte davvero da evitare, per non rischiare di rovinare delle amicizie), si possono cercare playlist create degli utenti e seguirle, essere aggiornati sulle nuove canzoni inserite, o ancora meglio si possono creare delle playlist collaborative, per poter condividere con un gruppo di amici le proprie passioni musicali.

spotify playlist come together

Spotify Free vs. Spotify Premium

Anche qua: serve davvero parlare delle differenze tra gli account free e gli account premium? A fine dicembre, poi, un altro Riccardo vi aveva consigliato Spotify Premium come un must-have della valigia di un marketer.

Le differenze tra Spotify Free e Spotify Premium sono queste:

 

spotify free vs spotify premium

Ne vale davvero la pena fare l’upgrade? Assolutamente sì, se volete un’esperienza musicale completa, immersiva, e di qualità. Ma se per voi Spotify è solo una “radio”, e la ascoltate mentre studiate al computer o solamente a casa con il Wi-Fi, la versione free può andare benissimo.

Non esiste più la radio tradizionale: ecco la radio streaming

La radio è uno dei primi mezzi di comunicazione di massa della storia. Certo, non ci ha ancora abbandonato, ed è lungi da farlo, però si trova a dover fronteggiare una concorrenza sempre meno tradizionale.

Cosa ricordate con più piacere della radio? I programmi radiofonici e i deejay? Le radio locali e i notiziari? Le radio che trasmettono musica senza l’interruzione di speaker e pubblicità? Una delle peculiarità della radio è anche il suo modo di trasmettere le pubblicità: dover concentrare quello che in TV è visuale e può emozionare più facilmente in una sola dimensione audio è un rischio, ma può dare forma a copy e claim davvero creativi.

Ma se Spotify è la “nuova radio” e la maggior parte dei suoi utenti hanno un account “free”, allora Spotify deve trovare nuovi modi di monetizzare il proprio servizio, così da non dover dipendere solo dagli abbonamenti mensili degli utenti.

Spotify for Brands

Approdiamo quindi nella parte dell’articolo più interessante per chi fa marketing. È dalle premesse del paragrafo precedente che nasce Spotify for brands: i tempi sono ormai maturi per Spotify per proporre un’offerta di advertising strutturata, e giustificata da alcuni dati a supporto, contenuti in una ricerca di TNS commissionata da Spotify stessa.

Si tratta di un nuovo territorio: quello in cui i giovani ascoltatori prediligono la radio streaming a discapito della radio tradizionale, ma anche quello dove gli ascoltatori più adulti non ascoltano più solo la radio nel tragitto casa-lavoro, ma lo fanno per nuovi e diversi scopi in un’ottica multicanale e in orari diversi della giornata.

spotify for brands audience reach

Sono due i punti da ricordarsi di questa chart:

  • L’ascolto di Spotify si concentra dalle prime ore del pomeriggio in poi, con un’apica appena prima dell’ora di cena, contrariamente alla radio tradizionale, i cui ascolti sono concentrati alla mattina. Non si tratta quindi di un territorio alternativo, ma complementare
  • Spotify cattura l’attenzione: in media, il 40% degli ascoltatori di Spotify non disperde la propria attenzione, una percentuale molto più alta delle radio tradizionali.

Ma com’è la situazione in Italia?

In Italia, Spotify è il primo servizio digitale musicale e, soprattutto, è la terza “stazione radio” più ascoltata, con uno share settimanale del 20,7%, una quota che cresce al 35% nella fascia d’età 15-34. Questa è la situazione confrontata con le più popolari radio italiane:

spotify segmento 15-34 anni italia

È probabile che se ascoltate Spotify Free con frequenza vi siate già imbattuti in annunci radiofonici di diversi brand (se il vostro profilo Spotify, poi, è collegato al vostro profilo Facebook il targeting è ancora più preciso), che contengono non solo audio ma anche banner e video: una cosa che da fruitori dell’app da mobile potrebbe infastidirvi per il consumo di dati (come se già ascoltare le canzoni in streaming non vi facesse terminare il vostro piano dati sistematicamente a metà mese), ma che il vostro animo da Marketer non può che apprezzare per la nuova opportunità offerta ai brand di raggiungere i potenziali consumatori.

huawei media pad sponsorizzato spotify

Esempio di banner pubblicitario roll-over di Huawei su Spotify.

Spotify di fatto è un nuovo canale pubblicitario, così come lo sono Shazam e Snapchat, e punta soprattutto ad ingaggiare un pubblico di giovani con una dieta digitale sempre più variegata e lontana da ciò a cui siamo abituati nell’advertising tradizionale.

Piccolo (ma non troppo) spoiler: presto This MARKETERs Life sarà presente anche su Spotify, dove proporremo playlist tematiche, legate al mondo del marketing, della pubblicità e di Life Hack! E chissà quanto altro… Stay tuned!
Riccardo Coni

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