
Sabato 11 novembre abbiamo avuto la fortuna e l’onore di partecipare al primo TEDx organizzato in quel di Treviso, in uno dei più affascinanti e significativi monumenti della città, il Palazzo dei Trecento. Simbolo di una guerra lacerante e un popolo volenteroso di ricostruire una vita e una città nuova, migliore di quella passata, location scelta non a caso per portare avanti la prima edizione dell’evento.
È proprio dal passato infatti che parte questo TEDx, il cui tema è “Radici al Futuro”, radici che diano la possibilità e la speranza per proiettarci verso una futuro migliore, innovativo. Non è stato un caso che gli speaker della giornata avessero la città di Treviso come pilastro fondamentale per la propria vita e crescita individuale e professionale, che allo stesso modo è stata fonte di sviluppo per la città stessa. È una Treviso che si apre al mondo più che mai.
Ma partiamo con ordine.
Il tutto si apre in questa atmosfera mista di profumo di passato e voglia di innovare, circondati dai bellissimi affreschi che vestono il Palazzo dei Trecento. È la prima volta che Treviso si apre a questa sfida e noi siamo eccitati nel vedere nascere questa novità.
Cosa abbiamo imparato dagli ospiti del TEDx Treviso?
Dopo le prime presentazioni da parte di Nicolò Rocco, organizzatore principale dell’evento, che poi si susseguirà in tutte le rispettive introduzioni degli ospiti, sale sul palco il primo dei dieci speaker, Danilo Gasparini, storico dell’agricoltura e dell’alimentazione e scrittore di innumerevoli saggi sulla storia economica e sociale delle campagne venete, oltre ad essere docente di materie sociali in molte università italiane. Ci sentiamo subito a nostro agio quando apre il suo discorso mostrandoci una polenta, elemento che sarà il driver del suo discorso. Il suo punto di vista è la cucina, l’alimentazione, illustrando come cosa più del cibo può identificare un popolo, una tradizione. Anche se solitamente la tradizione è sinonimo di chiusura, il cibo è la dinamicità di un popolo, che contamina il mondo ogni giorno, facendo sì che anche le popolazioni più disperse possano entrare nella grande rete mondiale della condivisone culturale culinaria. Noi infatti siamo quello che mangiamo ma allo stesso modo mangiamo quello che siamo. È questo il punto di partenza per capire che siamo il frutto di una pianta fatta di tante radici, e solamente capendo quali sono le nostre potremmo iniziare ad innovare e ad aprire le nostre braccia la mondo.
Stefano Vanin e i segreti della scena del crimine
È poi la volta di Stefano Vanin, entomolgo forense e professore alla University of Huddersfield. La sua è una professione che il grande pubblico associa spesso al famoso Gil Grissom di C.S.I. che a detta sua una cosa in comune ce l’hanno, il disordine sulla propria scrivania. Stefano studia gli insetti e grazie a loro ricostruisce le scene del crimine, ed è questo che lo ha reso famoso in tutto il mondo. Secondo lui gli insetti sono dei “testimoni silenziosi” che ci possono raccontare quello che è successo, quando è avvenuto il decesso e magari dirci anche chi l’ha compiuto. Grazie alle tecniche apprese negli anni oggi Stefano si occupa anche di un progetto laterale, spinto dall’etica e dal sentito bisogno di dare un nome a chi ancora non ce l’ha. Attraverso i suoi studi cerca di catalogare i soldati della prima guerra mondiale che sempre più riemergono dalle Alpi. Quindi, ora, possiamo ancora pensare agli insetti come a degli animali fastidiosi?
Francesca Vidotto: un viaggio alla scoperta della nascita dell’Universo
Dopo questo intervento sale sul palco la prima presenza femminile della giornata, Francesca Vidotto, ricercatrice di Fisica Teorica alla University of the Basque Country. Lei ha passato la sua vita divisa in due, per la prima metà a Treviso, dove le sue radici personali e professionali sono nate, e poi fuori, all’estero. Francesca ogni giorno cerca di dare una risposta alla domanda più difficile che l’uomo possa porsi: com’è nato l’universo?
Per rispondere a ciò ha capito che bisogna costantemente mettersi in discussione, mettere in discussione le proprie radici, le proprie tradizioni. In fondo è un atto di ribellione. È da questo spunto che con le sue parole ci proietta a Mileto, luogo dove le leggi della natura sono state per la prima volta sostituite da quelle dell’uomo, conseguentemente alla nascita del primo Parlamento. Da qui partiamo alla scoperta di quelle che Francesca identifica come le nostre radici, quelle di ogni uomo e di ogni trevigiano, la Ribellione Colta, la Laicità, la Democrazia, Apertura, il Mescolamento e il Cambiamento. Da questo Treviso nasce ma anche riparte, come città che si vuole aprire al mondo cosmopolita.
Mariacristina Gribaudi: solo insieme si raggiunge l’innovazione
Dopo di lei incontriamo Mariacristina Gribaudi, membro del CdA di Ca’Foscari, amministratrice unica di Keyline S.p.A., Presidente della Fondazione dei Musei Civici di Venezia, ma anche amministratrice indipendente di H-Farm e consigliere indipendente di Crédit-Agricole FriulAdria. Il suo intervento si articola sullo sfondo della fabbrica, dell’azienda vera e pura. Lei vede il cambiamento come l’assunzione delle donne a parità di quelle dell’uomo, l’assunzione dei giovani come spinta ulteriore all’innovazione e al futuro. Bisogna creare dei team gender and aged mixed, dove donne e uomini collaborano vicendevolmente, con i giovani che imparano da più anziani le tecniche e le tradizioni, le radici dell’azienda. Perché solo insieme si può ricercare l’innovazione.
Michele Foschini e il potere dello storytelling
Michele Foschini poi sorprende la platea, con il suo fare allegro e scherzoso ottiene subito l’attenzione di tutti citando diversi ricordi non molto felici dei tempi del Liceo e della sua professoressa di Matematica. Tutto tranquillo, se non fosse che quella professoressa era proprio in prima fila di fronte a lui. Sono stati proprio la matematica e i continui rigetti da parte delle case editrici più affermate che l’hanno portato a scrivere fumetti e poi a fondare BAO Publishing, casa editrice che pubblicizza anche Zero Calcare. Il tutto con un’unica e chiara visione, che è riuscito facilmente a trasmettere a tutti noi: bisogna portare a casa della gente delle storie che facciano capire come tutte le nostre vite siano intrecciate e interdipendenti.
Valeria Zanella: emozioni a tempo di musica
È in questo momento che dalle parole passiamo all’arte vera e propria. Sale sul palco Valeria Zanella, violinista pluripremiata in diversi concorsi nazionali e internazionali. Attraverso il suo quinto arto, il suo violino, incanta l’intera platea con il suono di “Hidden Love”, composta subito dopo aver saputo della possibilità di poter aprire la sua arte alla sua terra natale, Treviso, grazie al suo primo TEDx.
Silvia Marangoni e il sapore della vittoria, quella vera
Dopo le emozioni che Valeria è riuscita a infondere nel cuore di tutti, incontriamo un’atleta, pluripremiata e undici volte campionessa mondiale di pattinaggio artistico, Silvia Marangoni. La storia di Silvia è stata una spinta enorme nel credere in noi stessi e nelle nostre uniche forze, senza cedere alle debolezze. La sua storia inizia dopo aver vinto il suo decimo titolo del mondo, quando per una malattia metà del suo corpo rimane paralizzato. Diversi mesi di riabilitazione le sono susseguiti, e anche se lei voleva tornare a gareggiare prima doveva imparare a camminare, di nuovo. Una scorciatoia c’era, ed era il doping. Come lei lo ha definito il doping è un gigante con i piedi d’argilla, che si frantumano in un secondo. È facile cascarci, ma difficilissimo uscirne. Ma lei non ci è stata e la sua unica ricetta per vincere è stato il lavoro, e poi il lavoro e ancora il lavoro. Pedalando su una cyclette per ore e ore, mesi e mesi per riconquistare quello che era suo, alla fine ce l’ha fatta , Silvia , ha vinto il suo undicesimo titolo mondiale, e non solo, ha vinto anche contro il doping, ha vinto per quella Silvia che da bambina sognava il mondiale, con una vittoria genuina, vera.
Amedeo Lombardi e il potere della musica
Ecco che adesso troviamo invece una nostra conoscenza di vecchia data, Amedeo Lombardi, fondatore di HOME Festival, che anche se originario di Benevento ha le sue radici a Treviso, dove il suo sogno è iniziato, dando vita all’HOME Rock Bar. La musica infatti è sempre stata un driver fondamentale per lui, tanto che l’ha spinto a tornare in Italia dagli States per iniziare la sua carriera imprenditoriale immerso nel mondo che amava. Con Amedeo è stato toccato sin da subito il tema del terrorismo, in particolare ciò che è avvenuto al Bataclan due anni fa, un evento che ha lo ha colpito nel profondo. Il male che attaccava la sua passione. È per questo che ha voluto lanciare un segnale forte proprio a Treviso, con il suo festival, chiamando a suonare gli Eagles of Death Metal, la band che si trovava in quel maledetto locale a Parigi quella notte. L’unico modo che veramente funziona per combattere il terrorismo dal basso, dalla gente comune, è affrontarlo con il sorriso, con la musica, non avendo paura di loro.
Andrea Martinnuzzi e il mondo della sanità
Dopodiché conosciamo uno dei massimi esperti di Neurologia, collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui curriculum riempirebbe un intero articolo del magazine, Andrea Martinnuzzi. Con lui si è parlato ovviamente di sanità e di come noi siamo terribilmente inefficienti nel capire se una cura funziona o no. Le quote del finanziamento italiano sono sempre minori. Perché non siamo in grado di inventare un modo di leggere meglio i dati in tempo breve?
Ci lascia con una riflessione che vuole essere da monito sia nel campo medico che della vita di tutti i giorni: se non sono sicuro di risollevarmi da terra quando cado, come faccio ad essere in grado di andare fuori dalla stanza?
Giacomo Mazzariol e il mondo dei giovani
Così ci accingiamo a conoscere l’ultimo di questa splendida ed emozionante lista di ospiti, Giacomo Mazzariol, divenuto famoso grazie ad un video postato su YouTube dove raccontava il rapporto con il fratello, che a lui piace definire con un cromosoma in più. Da lì è partita la sua esperienza anche in Repubblica dove tiene un suo blog, GenerazioneZ. Giacomo ha toccato con mano nel suo discorso il rapporto giovani e società, genitori e figli. Ha lanciato delle riflessioni su come la scuola effettivamente non carichi i ragazzi di quell’adrenalina necessaria per affrontare il mondo ogni giorno con più energia ma continui a insegnare, a detta sua, la tettonica a placche. Di come anche finita l’università i ragazzi non abbiano ancora capito cosa vogliano fare e perché, e così si rifugiano nelle braccia protettive dei genitori, a 30 anni. È questo a suo avviso il problema del Ventunesimo Secolo, il fatto di vivere in un mondo pazzesco ma non aver ancora capito come renderlo tale.
Ed è con questo monito che il primo TEDxTreviso si conclude, con un forte applauso a tutti coloro che sono riusciti a dar vita a tutto ciò. Noi ne usciamo con delle riflessioni in più e con una grande voglia di esserci ancora l’anno prossimo quando, speriamo, ci sarà la seconda edizione.