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Whatsapp, tra fake news e credibilità

Siamo bombardati ogni giorno da notizie e non sappiamo più a chi o a cosa credere. Iniziamo a perdere fiducia nei media tradizionali, ma anche nelle app, che spesso rimangono inette a ciò che accade al loro interno. Ma siamo sicuri sia sempre così?

 

Infodemia: se cerchiamo sul sito Treccani, scopriamo che questo termine è stato coniato nel 2003 e in questi giorni è stato rilanciato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per indicare l’epidemia di disinformazione, che procede parallela a quella del coronavirus.

Uno studio condotto dall’unità Comune Lab dell’istituto di ricerca di Trento “Fondazione Bruno Kessler” ha dimostrato l’incidenza di questa infodemia attraverso l’analisi di più di 150M di tweet geolocalizzati. Dai dati è emerso che il 41.9 % dei post fosse generato da bot e la maggior parte contribuisse alla diffusione di fake news. Ciò è avvenuto soprattutto in Paesi come Italia, Francia e Stati Uniti, in cui di pari passo con il contagio, aumentava “l’attività di soggetti umani e agenti artificiali” che diffondevano notizie false, come spiegato da Manlio De Domenico, fisico dei sistemi complessi, che conduce il team di ricerca.

Se Twitter permette di delineare i contorni del fenomeno fake news grazie alla possibilità di analisi quantitative, non è di sicuro l’unico canale utilizzato per la loro diffusione. Allo stesso modo interessa una delle app di messaggistica più usate: Whatsapp. In questo caso, è più difficile controllare la portata delle notizie, in quanto la crittografia end-to-end rende le conversazioni private e non è possibile da parte dell’applicazione poter verificare la natura dei messaggi inviati ed esercitarne un controllo. Di conseguenza, soprattutto durante le prime due settimane di lockdown, erano innumerevoli le bufale che circolavano sull’app: da catene contenenti informazioni errate a messaggi vocali, spesso falsamente attribuiti a dottori o al personale sanitario.

 

Quali sono le soluzioni adottate da WhatsApp?

Dal giorno 7 aprile 2020, l’app di messaggistica più famosa al mondo ha deciso di intervenire per limitare la trasmissione dei messaggi (già inoltrati più volte) a una chat alla volta. Così, Whatsapp ha tentato di arginare da una parte la diffusione di fake news a sfondo politico, volte a delegittimare le decisioni ufficiali, dall’altra, la propagazione di cure miracolose per combattere il coronavirus, che spesso fornivano indicazioni anche dannose per la salute.
Nel proprio blog, in cui comunica le novità introdotte, Whatsapp dichiara:

“[…] Riteniamo pertanto che sia importante rallentare la propagazione di questi messaggi per mantenere WhatsApp un luogo dedicato alle conversazioni private.”

Già a gennaio 2019, gli sviluppatori avevano introdotto un limite di inoltro dei messaggi a un massimo di 5 chat alla volta, ampliando il blocco già imposto in India. Questa decisione è giunta in risposta ai feedback degli utenti infastiditi dall’inoltro eccessivo di contenuti, spesso considerati disinformativi, e soprattutto, vere e proprie fake news.
Inoltre, era stato aggiunto il simbolo della doppia freccia, per indicare visivamente lo stato del messaggio, inoltrato più volte, sperando potesse suscitare nell’utente il dubbio sulla veridicità e sulla dubbia provenienza dello stesso.

I primi risultati

Queste misure, come dichiarano loro stessi, hanno fatto sì che il numero dei messaggi inoltrati subisse una flessione del 25% a livello globale. Infatti, al 27 aprile 2020, dopo solo pochi giorni dall’introduzione delle nuove limitazioni, l’azienda sostiene che vi è stato un ulteriore calo del 70% nella diffusione dei messaggi inoltrati. Dunque, sembra che questa mossa sia stata efficace.

 

I limiti non bastano. Come riacquistare credibilità?

Negli ultimi anni, la credibilità di Whatsapp (così come quella di Facebook) si è molto deteriorata. Infatti, l’app è ritenuta tra i principali veicoli di diffusione delle fake news. In risposta a questo danno di immagine, l’azienda Facebook Inc. tenta di fornire gli strumenti, sebbene parziali, per aiutare a contrastare questa battaglia informativa sui suoi social.

Whatsapp e OMS

A questo proposito, l’8 marzo 2020, Whatsapp ha creato anche un “coronavirus information hub”, che raccoglie dati e consigli per reperire informazioni attendibili. Per di più, ha intrapreso una collaborazione con l’Oms. Infatti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avviato un bot sull’app da cui trarre informazioni aggiornate e sicure (per accedervi basta scrivere “ciao” al numero +41 22 501 78 34 o direttamente a questo link).

OMS whatsapp chat

Facta

Non finisce qui. Whatsapp è anche parte integrante di un’iniziativa proposta da Facebook Italia, all’interno del Tavolo di Autoregolamentazione su “Piattaforme Digitali e Big Data”, come riportato dal comunicato stampa del 2 aprile 2020 dall’Agcom (l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Il progetto prende il nome di “Facta” ed è volto alla lotta contro le fake news sul Covid-19 e realizzato grazie alla partnership con Pagella Politica (partner di Facebook Italia dal 2018).

Come per il bot dell’OMS, è necessario salvare il numero di Facta +39 345 6022504 e attraverso Whatsapp sarà possibile inoltrare loro eventuali messaggi, vocali, immagini o video ricevuti per verificarne l’autenticità dei contenuti. Facta dopo aver svolto gli accertamenti del caso, fornirà un feedback all’utente sulla veridicità della notizia ed eventuali spiegazioni, nel caso in cui si tratti di una fake news. Inoltre, sarà possibile trovare tutti gli articoli di debugging pubblicati sul loro sito.
Il progetto coinvolge ovviamente anche Facebook, all’interno del quale verranno verificate le notizie segnalate e se considerate false, verranno oscurate fornendo le dovute spiegazioni.

Facta fast-checker Facta fact-checking info

 

Si potrebbe fare di più?

Di queste operazioni, però, si è poco informati, soprattutto per quanto riguarda WhatsApp. Ciò accade perché l’azienda non riesce a fornire comunicazioni ad hoc, attraverso notifiche o messaggi provenienti dall’app stessa, ma rimanda il tutto al suo blog. Dunque, la maggior parte degli utenti rimane all’oscuro di tali iniziative. Inoltre, vi è una mancanza di coordinazione e di un punto di raccordo a cui fare riferimento.

Whatsapp, così come Telegram, potrebbe avvalersi di una chat per le comunicazioni dell’azienda con ogni utente, nel quale vengono comunicate le novità e eventuali aggiornamenti importanti. In tal modo, tutti potranno avere la possibilità di scoprire gli strumenti offerti. L’app potrebbe beneficiarne dal punto di vista di immagine, diventando così più autorevole e tornando a riacquistare una credibilità, che negli anni passati è stata sempre più erosa.

 

In sintesi:

  • WhatsApp è uno dei principali veicoli di diffusione delle fake news
  • 7 aprile 2020: l’app introduce un limite di inoltro dei messaggi da 5 a 1 chat alla volta
  • 27 aprile 2020: primi risultati con un calo del 70% dei messaggi inoltrati
  • Collaborazione con OMS: scrivendo “ciao” al numero +41 22 501 78 34
  • Collaborazione con Agcom: progetto Facta, che svolge azione di debugging attraverso il suo sito e la propria chat di WhatsApp (al numero+39 345 6022504)

In futuro, WhatsApp introdurrà qualche altro strumento per contrastare le fake news che circolano al suo interno? Magari una funzione che riesca già dall’interno a segnalare messaggi sospetti senza violare la privacy degli utenti? O basterebbe eventualmente comunicare meglio le azioni già intraprese?

 

Valentina Ruberto

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