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Eventi

Adunata Visionary! Alla scoperta del mondo che verrà

da 24 Dicembre 2018Novembre 30th, 2022Nessun commento

Da sempre l’uomo si interroga sull’avvenire con sentimenti diversi, dalla cieca fiducia nel progresso scientifico tipico dei positivisti del XIX secolo, al timore di una società malata come ne “Il mondo nuovo” di Huxley. Ad oggi le cose non sono cambiate, cosa ci riserveranno gli anni venturi? Un’utopia dove le macchine libereranno l’umanità dai lavori logoranti e le malattie saranno sconfitte prima ancora che insorgano? O al contrario una distopia in cui i governi potranno controllare ogni singolo aspetto della nostra vita tramite la tecnologia e l’ingegneria genetica usata per perseguire i folli ideali dell’eugenetica?

 

Visionary Days invita a riflettere sulle possibilità che il futuro ci riserva. Centinaia di giovani provenienti da realtà diverse, da Torinesi DOC, a fuorisede, fino a ragazzi venuti apposta da altre regioni, divisi tra decine di tavoli si confrontano in un dibattito faccia a faccia, dove opinioni diverse e scambio di conoscenze sono la chiave dell’evento.

 

L’evento è nato per iniziativa di un gruppo di studenti del Politecnico di Torino, dopo il successo della prima edizione dell’anno scorso, che aveva come argomento il futuro della comunicazione. Si è poi espanso sia per partecipanti che per sponsor e media partner, tra cui anche noi di MARKETERs. Succoso topic di questa edizione, tenutasi il 1 dicembre, è stato lo sviluppo tecnologico e le conseguenze che avrà sull’umanità. A guidare la giornata e introdurre gli ospiti Matteo Caccia, conduttore di Radio 2.

 

Le macchine e il corpo: una nuova frontiera della medicina e del lavoro?

Il primo ospite è stato Simone Ungaro, CEO e co-fondatore di Movendo Technology, azienda impegnata nella costruzione di macchinari per la riabilitazione. Nel suo breve speech Ungaro introduce i grandi vantaggi che la robotizzazione può apportare alla medicina: liberare il medico dagli infiniti codici bianchi e verdi, che affollano ospedali e pronto soccorso, per concentrarsi su casi più gravi e migliore precisione della diagnosi. Oltre la medicina, l’obiettivo non è sostituire il lavoro dell’uomo ma integrarlo con nuovi mezzi che lo possano facilitare.

 

Dato inizio ai dibattiti nei tavoli però iniziano subito ad affiorare dubbi e scetticismi, la medicina è un ambito estremamente specializzato in cui il fattore umano è indispensabile, ma ci sono miriadi di lavori, specialmente di bassa formazione, dove l’elemento umano può essere rimpiazzato da macchine molto più efficienti.

 

Come gestire le masse di disoccupati che si creeranno? Sarà possibile garantire a tutti l’istruzione necessaria per riqualificarsi? Le macchine creeranno nuovi posti di lavoro a sufficienza? Oppure dovremo accettare di coesistere con un esercito di disoccupati, che vivranno solo grazie ai sussidi statali? Domande a cui solo il tempo potrà dare risposta.

 

Tuttavia non si possono ignorare le prospettive più affascinanti: da esoscheletri che permetteranno a pazienti in sedia a rotelle di camminare nuovamente o di donare superforza permettendoci di sollevare carichi enormi, a protesi avanzatissime che rimuoveranno barriere per chi ha dovuto soffrire amputazioni, fin da subito è chiaro che il corso che prenderà il futuro dipenderà da come utilizzeremo la tecnologia, che non porta automaticamente miglioramenti o peggioramenti, ma è uno strumento nelle nostre mani.

Ingegneria genetica: fra guarigioni miracolose e lo spettro del nazismo

A seguire interviene Anna Cereseto, direttrice del laboratorio di virologia del Cibio presso l’università di Trento, tema introdotto: la manipolazione genetica, un’arma poderosa per combattere malattie terribili causate da difetti nel DNA, come fibrosi cistica o sindrome di Down, un’altra innovazione della medicina, che si baserà non tanto sulla cura, ma sulla prevenzione.

 

Eppure anche in questo caso una volta passata la palla ai tavoli l’entusiasmo scema, non si può fare a meno di pensare, all’eugenetica nazista e alla sua ossessiva ricerca dell’umano puro e perfetto. Viene in mente il film Gattaca, ambientato in un futuro dove vige una discriminazione non ufficiale, ma tollerata, tra individui nati tramite ingegneria genetica con DNA perfetto e coloro che invece, nati in modo naturale, hanno un normale genoma e i suoi difetti.

 

Come convivere con questa tecnologia? La maggior parte delle proposte prevedono la fissazione di uno standard oltre il quale i miglioramenti genetici non sono permessi, puoi avere dieci decimi di vista, ma vietato stimolare la formazioni di muscoli più grandi e potenti.

 

 

Memoria trasferibile: saremo tutti robot?

Prosegue l’evento Stefano Galli, capo della divisione Sprint Reply, il suo argomento è quello meno tangibile e forse rimarrà pura speculazione, ma ha le implicazioni più forti: la memoria come dato codificabile e trasferibile. Vi sono due fronti che si stanno esplorando: lo sviluppo dell’intelligenza robotica, al punto che essa inizi a pensare come un umano, e lo studio della mente umana fino all’obiettivo di scaricare la memoria su un’altro corpo, organico o meccanico, permettendo all’individuo un’esistenza che vada oltre il corpo in cui è nato; signori: l’immortalità.

 

La reazione iniziale tra i tavoli è spaesamento, la prima domanda che viene in mente è se sarà mai possibile codificare e riprodurre il pensiero e la memoria umana. Oppure il nostro cervello è un mistero destinato a restare insoluto? Gli scienziati ad oggi dicono che il cervello sia l’unico organo che non sia possibile rimpiazzare con una macchina.

 

Nonostante i computer sempre più potenti che umiliano gli umani in diversi ambiti, dagli scacchi al calcolo matematico, nonostante i processi di machine learning che permettono a un programma di imparare dai propri errori, l’uomo resta ancora la macchina più complessa che conosciamo.

 

Ma ipotizziamo che sia possibile tutto ciò e che per esempio le macchine comincino a sviluppare sentimenti umani, come reagiremo? Le vedremo come nostre pari, o resteranno comunque oggetti che noi abbiamo creato? Qualcosa nato per volontà di un programmatore potrà mai eguagliare quel gran mistero che è la vita? Le macchine potranno ribellarsi come in Matrix o faremo in modo di avere sempre a portata di mano un pulsante di spegnimento?

 

C’è poi l’altro fronte della ricerca, l’installazione della mente umana su un’altro corpo, magari meccanico, possibile chiave per la vita eterna. Ma vien da chiedersi se l’immortalità sia davvero qualcosa di cui abbiamo bisogno. In fondo la morte è uno dei limiti che ci spinge a seguire le nostre ambizioni, Seneca scriveva che il tempo che ci è concesso è più che sufficiente per vivere una vita degna, basta non sprecarlo. Forse l’accesso all’eternità ci trasformerà in gusci inerti, in fondo perché fare qualcosa proprio oggi quando hai tutto il tempo dell’universo a disposizione?

 

La società futura: l’adattamento dell’uomo al cambiamento

L’ultimo speech è di Andrea Pezzi, fondatore di Gagoo, ci ricorda l’essenza dell’essere umano riassumibile in una frase, so quindi sono. Questa modifica della massima cartesiana pone l’accento sulla costante ricerca della conoscenza che ci caratterizza e ha guidato tutta la nostra evoluzione.

 

Al tavolo di discussione si è tornati sull’argomento precedente, l’umanità è pronta per l’immortalità? Il rischio è che dopo duecento anni di esistenza la psiche non regga più e si scelga la via del suicidio. E come far accettare l’idea che, dato che non possiamo più morire fare figli sarà, se non vietato fortemente limitato?

 

Non è poi detto che chi sia contrario a questo progresso resti passivo, il pericolo di tensioni e conflitti sociali è alto. Qualcuno spera che l’innovazione arrivi lentamente, per dare a tutti il tempo di adeguarsi alla rivoluzione, ma i dati tra le due indicano che il progresso stia accelerando a velocità esponenziale.

 

Un coraggioso mondo nuovo

Domande domande domande, lo spirito del visionary days si può riassumere con questa parola, del resto non abbiamo una sfera di cristallo e il futuro è sempre incerto. Prima di chiudere la giornata ci parla Andrea Signorelli, giornalista per Wired, Motherboard e La Stampa, che ci lancia un’ultima esortazione, non lasciare che la paura blocchi l’innovazione.

 

Infine sale sul palco Carmelo Traina, il coordinatore dell’evento che con due annunci, il primo la compilazione di un livebook, in cui sono riportate varie opinioni espresse ai tavoli e mandate in tempo reale alla redazione dai moderatori. Un’organizzazione impeccabile, ulteriore conferma di quanto appreso in questa giornata intensa: i giovani sono molto più consapevoli di quanto fanno credere i media.

 

Il secondo annuncio infine è la data del prossimo evento: 30 novembre 2019.

Tenetevi sintonizzati perché i posti sono limitati e la richiesta altissima.

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Le ragazze e i ragazzi della Redazione: un team variopinto di pianificatori e marketing geek.

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