
Chi non ha mai desiderato essere una guida e un punto di riferimento per chi gli sta attorno, tanto nella sfera lavorativa quanto in quella privata? Le persone carismatiche sono sempre guardate con ammirazione e anche un po’ di invidia. E se ti dicessimo che esiste un luogo che sta ripensando alla leadership?
Ebbene sì, esiste veramente. Si chiama Adriano Olivetti Leadership Institute e sorge a Ivrea, la città natale di uno degli imprenditori che hanno fatto la storia del Made in Italy nel mondo. Due giovani startupper, Silvia Manduchi e Stefano Zordan, dopo una serie di esperienze lavorative all’estero, hanno deciso di prenderne le redini, portando avanti la visione dell’imprenditore dalle idee così innovative e rivoluzionarie per la sua epoca.
La comunità doveva essere al centro di ogni individuo, prima ancora della sua vita lavorativa, ed è proprio quello l’ambiente ideale in cui sviluppare la pratica di leadership. Purtroppo, però, in Italia è ancora un argomento banalizzato e soggetto a stereotipi, come quello che considera le persone introverse non capaci di doti carismatiche e persuasive.
Ma perché è importante fare la conoscenza di questi luoghi? In occasione dei 120 anni dalla nascita di Adriano Olivetti, abbiamo fatto due chiacchiere con Silvia e Stefano, che ci hanno aperto virtualmente le porte del loro centro di formazione e think tank di pensiero.
Quando e come è nato l’Adriano Olivetti Leadership Institute?
L’idea di dare vita a un centro di formazione nasce durante il primo lockdown, a marzo 2020. Nei precedenti tre anni di lavoro ci eravamo dedicati principalmente a sviluppare le attività dell’associazione Sistema Italia, basate sul metodo statunitense della cosiddetta leadership adattiva. Nel 2018, Stefano era stato il primo a portare in Italia i fondatori di questa pratica, i professori Marty Linsky e Maxime Fern, della Harvard Kennedy School. Nel 2019, poi, avevamo lavorato per alcune aziende italiane in qualità di formatori della leadership, conducendo dei training, come ad esempio un momento formazione per il gruppo Talent di Intesa Sanpaolo, fondamentale per lo sviluppo del nostro progetto, tra consulenziale e sociale.
Il tutto ci si è chiarito alla luce della situazione di grave disagio che ha colpito il nostro Paese con la pandemia. In questa contingenza ci siamo trovati a vivere insieme e abbiamo avuto modo di riflettere, capendo che il nostro approccio avrebbe dovuto essere più sistemico, ovvero orientato verso le relazioni piuttosto che il singolo individuo.
Oltre a portare avanti i progetti iniziati in precedenza, abbiamo dunque lanciato una serie di webinar intitolata “Comunità di Leadership”, che ci ha permesso di dialogare con innumerevoli personaggi italiani – tra cui Francesco Profumo e Marco Cappato, solo per citarne alcuni – su temi che riguardassero le azioni pratiche per la costruzione di una comunità migliore, mettendo in discussione lo status quo.
Ci siamo resi conto che il proseguo del nostro lavoro di formazione era uno spazio aperto dove si potesse parlare di leadership in modo pratico per l’Italia, dove si potesse sperimentare. Le comunità italiane devono trasformarsi sempre più in “comunità di pratica della leadership”, che apprendono ed evolvono. Da qui, è venuto naturale collegarci con la filosofia pratica di Adriano Olivetti, pioniere nello studio e creazione di comunità produttive e territoriali così intese.
Qual è il principale pubblico a cui vi rivolgete?
In linea con quanto detto, il nostro pubblico non appartiene solamente a coloro che sono indirizzati maggiormente sul tema del business. Ci riferiamo a tutte quelle comunità italiane accomunate da sfide di cambiamento, che le rendono simili. Non solo, quindi, gruppi aziendali ma anche scuole, istituzioni o soggetti che più in generale operano nel terzo settore.
Non pensiamo di avere una chiave di risoluzione per le sfide molto complesse con cui questi gruppi si devono confrontare, ma siamo certi di mettere a disposizione delle comunità un metodo molto valido per la diagnosi, l’interpretazione e l’intervento in merito alle loro sfide di cambiamento.
Perché una persona dovrebbe partecipare a uno dei vostri corsi di formazione?
Per approfondire la propria pratica di leadership e dare un contributo al suo sviluppo nel modo di pensare italiano. Una delle motivazioni che spingono i partecipanti a seguire i nostri corsi è quella di trovare altri praticanti con cui confrontarsi, che li aiuteranno a guardare e analizzare il proprio esercizio di leadership “dalla balconata”.
I nostri corsi non sono unidirezionali e il gruppo è di fondamentale importanza per l’apprendimento, perché si vengono a creare momenti di riflessione in cui il singolo partecipante porta degli elementi aggiuntivi da condividere.
Inoltre, i partecipanti possono acquisire un particolare metodo chiamato “delle lenti”, che permette loro di analizzare più da vicino casi studio reali, appartenenti ai diretti interessati.
In che modo si possono sviluppare le competenze di leadership? Sono caratteristiche innate o ci si può allenare per farle emergere?
Noi siamo molto cauti, come ci insegnano i professori di Harvard, ad usare la parola “leader”, in quanto la leadership non è una caratteristica della personalità né identificabile con una persona, bensì una pratica che si può decidere o meno di adottare in base a quanto ci sta a cuore una certa sfida di cambiamento. Nel momento in cui decidiamo di esercitare la leadership, dobbiamo anche accettare che questo esercizio richiederà tempo e sforzo.
Il focus dei nostri corsi di formazione è dunque offrire uno spazio di riflessione per affinare le proprie abilità di diagnosi ed interpretazione, così da ampliare la cassetta degli attrezzi personale per l’intervento sul sistema in nome di un purpose che ci sta a cuore.
Il presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt sosteneva che “il leader guida, il capo conduce”. Cosa deve fare un manager per essere anche un vero leader?
La vera sfida in ambito di leadership è quella di portare gli altri a sentire la stessa spinta all’azione che sentiamo noi rispetto ad una sfida di cambiamento. In questo senso la leadership si può definire un’attività di guida: se sprona un gruppo, se lo mobilita, se lo attiva a farsi carico non solo dei problemi tecnici (o manageriali), ma soprattutto delle sfide inevitabili di cambiamento che noi chiamiamo adattive.
Adriano Olivetti ha indubbiamente avuto un ruolo di spicco nel settore dell’imprenditoria Made in Italy. In cosa per voi è stato un punto di riferimento?
Per noi, Olivetti è un punto di riferimento in quanto è stato tra i primi a sostenere che l’apprendimento fosse la chiave per l’evoluzione di una comunità, collocandolo al centro della sua azione imprenditoriale e sociale. Non a caso abbiamo deciso di aprire la nostra sede all’interno di quella che era la famosa biblioteca di fabbrica.
Lo scorso 11 aprile si è celebrato il 120° anno della sua nascita. Nonostante siano passati 60 anni dalla sua morte, possiamo affermare che le sue idee siano più attuali che mai?
Assolutamente. Ce lo dimostra il grande interesse sincero e applicato, oltre che di circostanza, per i suoi esperimenti imprenditoriali e sociali e per la loro replicabilità in chiave contemporanea.
Qual è la citazione di Adriano Olivetti che vi rispecchia maggiormente?
“Utopia è il modo più comodo per liquidare qualcosa che non si ha voglia o coraggio di fare”. Troviamo che questa citazione di Adriano Olivetti sia brutalmente realista e allo stesso tempo instancabilmente ottimista, perché vi risiedono le difficoltà ma anche le potenzialità date dall’esercizio di leadership.
Siamo curiosi di conoscere i prossimi programmi dell’Adriano Olivetti Leadership Institute.
Dopo aver concluso numerosi programmi online nei mesi scorsi, ci piacerebbe tornare ad ospitare con la bella stagione momenti formativi presso la nostra meravigliosa sede di Ivrea, laddove si ergeva il Centro Servizi Sociali pensato da Adriano Olivetti per l’apprendimento della sua comunità. Il nostro programma estivo sarà dedicato al prosieguo dei corsi sui Fondamenti di Leadership, agli sviluppi in ambito Leadership e Comunità – per chi fosse interessato all’applicazione della leadership nel sociale – e ai programmi interamente in inglese dedicati ai ragazzi più giovani: Leadership Camp, per i ragazzi di 15-18 anni, e Leadership School, dai 19 ai 24 anni.
Durante l’estate inizieremo anche il nostro tracciato verso lo sviluppo di un think tank a 360 gradi sulla leadership. Ospiteremo, infatti, due corsi executive – Saggezza Decisionale e Accademia di Leadership – e due gruppi che ragioneranno sulla leadership, la pedagogia e sulle sfide della leadership femminile.
Prima di questi percorsi, il 6 maggio partirà la Leadership Immersive e il weekend del 22-23 maggio la Leadership Intensive. Questi corsi si fermeranno poi per una breve pausa e riprenderanno a settembre.
Se Silvia e Stefano hanno stuzzicato la tua curiosità e volessi saperne di più in merito alle loro interessanti attività, qui puoi dare un’occhiata al programma completo.
È stato un piacere per noi di This MARKETERS Life conoscere la filosofia dell’Adriano Olivetti Leadership Institute, un modello di innovazione che porta alta la bandiera del cambiamento.
Dove la comunità e la condivisione saranno le basi dei leader del futuro.