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Il ragù Grossolano: la storia di un curriculum commestibile

da 2 Marzo 2021Marzo 6th, 2021Un commento
Il ragù Grossolano, il curriculum commestibile di Roberto Ponselè

Nelle ultime settimane, è balzato agli onori della cronaca di LinkedIn un caso davvero originale di personal branding. Per farsi conoscere dalle persone più influenti nel mondo del lavoro ed avere una nuova opportunità nel marketing, il 26enne Roberto Ponselè ha ideato il ragù Grossolano, il primo curriculum commestibile della storia delle risorse umane.

Mettiti nei panni di un HR Manager che ogni giorno riceve centinaia di curriculum e di richieste di collegamento su LinkedIn da parte di persone che sono alla ricerca di un lavoro. Ora, invece, pensa di essere dall’altra parte della barricata, mentre passi gran parte della giornata a spulciare gli annunci delle posizioni aperte sui portali di recruiting e ad inviare la tua candidatura.

Come posso emergere tra le tante persone che come me cercano un lavoro?

È proprio quello che si è chiesto Roberto Ponselè, un Marketing Specialist desideroso di continuare il proprio percorso di crescita all’interno dell’universo della comunicazione.
Cosa ha fatto per rispondere a questa domanda? Ha stilato un curriculum a prova di marketer mostrando anche un portfolio delle proprie competenze?

Nossignore. Dato che la ricerca di talenti sta diventando come il marketing, non si è fatto trovare impreparato e ha iniziato a guardare il mercato del lavoro da una prospettiva diversa. Dall’unione delle sue passioni – cucina, marketing e comunicazione – è nata un’idea davvero originale.
Che entri in scena il ragù Grossolano, il curriculum commestibile.

Il ragù curriculum Grossolano, un personal branding diverso dal solito

Un personal branding diverso dal solito

Grossolano è sostanzialmente un vasetto di ragù preparato personalmente da Roberto. Essendo provvisto di certificazione HACCP, è grazie all’uso degli strumenti professionali in dotazione alle cucine dell’azienda di famiglia, la Acema S.p.a. della provincia di Pesaro, che crea il prodotto. Il sugo viene cucinato e abbattuto per evitare la proliferazione batterica e, infine, pastorizzato.

Ma ora viene la parte interessante. Anche il packaging è pensato ad hoc. L’etichetta contiene, infatti, un riassunto del suo curriculum, con tanto di fotografia. Il 26enne pesarese ha voluto creare qualcosa che lo rappresentasse totalmente, un prodotto irriverente – nel senso buono del termine – e che non ha bisogno di molte spiegazioni, come lui stesso lo definisce.

Una volta completato il tutto, per ampliare la sua rete di conoscenze ha iniziato a inviare i vasetti a persone che stima a livello lavorativo oppure che godono di un forte seguito su LinkedIn, in modo che possano diffondere la sua iniziativa più di quanto lui possa fare da solo. Li ha voluti conquistare senza troppi giri di parole, solo prendendoli per il palato.

A proposito di LinkedIn, la scelta è ricaduta su un ottimo canale, perfetto per costruire il proprio personal branding e sviluppare il network professionale, come abbiamo approfondito in quest’articolo.

Cucinando a ritmo di musica: la playlist su Spotify

Per sviluppare una comunicazione adatta sia ai canali offline sia online e allo stesso tempo rendere l’esperienza gustativa ancora più completa, Roberto si è immaginato che chi avesse preparato una cena con il suo ragù sarebbe stato felice di cucinare con un sottofondo musicale adatto all’occasione. E allora perché non creare una playlist musicale su Spotify che riporta il nome del prodotto?

Ora posso immaginare a cosa tu stia pensando. Che è un’idea già vista da uno dei più grandi brand italiani del settore del food. Ebbene sì, proprio pochi giorni dopo il lancio di Grossolano, Barilla è uscita sul mercato con le Playlist Timer, le cui canzoni durano esattamente tanto quanto i minuti di cottura scritti sulle confezioni della pasta.

Un’idea nata in concomitanza – anzi, anticipata da Roberto – ma su cui Barilla ha avuto la meglio.

 

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Non solo curriculum: la vendita di Grossolano e l’iniziativa benefica

La creatività di Roberto Ponselè non finisce qui. Dato che da sempre – insieme alla sua famiglia – sostiene concretamente alcune opere di beneficenza e visto il discreto numero di richieste dopo aver pubblicato l’iniziativa di Grossolano sui social, ha deciso di vendere i vasetti di ragù e di devolvere l’intero ricavato al Meeting Point International, una casa di accoglienza per bambini in Uganda che cerca di dare loro un futuro migliore, ricreando il senso di famiglia.

Mi piace pensare che il fine debba essere sempre il bene comune

Come riporta sul barattolo di Grossolano: credo nel potere della condivisione e nelle relazioni con le persone. D’altronde, la necessità di collaborare l’uno con l’altro è una delle prime regole per avere successo, sia in ambito professionale ma soprattutto nella vita.

 

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Altri esempi di curricula in stile guerrilla nel settore food

Il ragù-curriculum Grossolano non è l’unico in materia di candidature non convenzionali. Ce ne sono molto poche – soprattutto se parliamo dell’Italia – ma è interessante citare alcuni casi di autopromozioni creative che prendono spunto dalle tecniche di Guerrilla Marketing.

Una mattina, il colombiano Victor Rodriguez stava facendo colazione ed è lì che ebbe un’idea illuminante. Uscire dagli schemi e scrivere il suo curriculum su una scatola di cereali, chiamato “Cereal Vick”.

Cereal Vick, il CV non convenzionale di Victor Rodriguez

Lukas Yla si presenta così su LinkedIn: conosciuto nel mondo come Donuts’ Guy. Nel 2016, infatti, si recava presso le aziende vestito da fattorino, consegnando le classiche ciambelle americane. Indovina cosa conteneva la scatola oltre ai donuts? Il curriculum di Lukas. Grazie alla sua idea è riuscito ad ottenere 10 colloqui e da lì la sua carriera è decollata. Nel 2019 è stato inserito nella lista dei Forbes Under 30, i migliori talenti in circolazione che hanno come obiettivo quello di cambiare il futuro.

Lukas Yla, il Donuts' Guy e le sue ciambelle-curriculum

Rimanendo sempre nel campo dell’alimentazione, anche Miguel Rato ha voluto dire la sua. Da appassionato di grafica, ha stilato il suo curriculum sotto forma di un brick di latte, che doveva essere consegnato all’interno di una lunch box creativa. Insomma, una sorta di schiscetta. Come spiega nel suo portfolio Behance, in realtà non l’ha mai inviato a quella che allora era l’azienda dei suoi sogni, la Wieden+Kennedy, ma per sua fortuna non ha mai avuto bisogno di consegnarlo nemmeno ai successivi datori di lavoro.

I guess this was a funny way to realise that a CV doesn’t mean a damn thing! Your work speaks for yourself

Secondo Miguel – come anche secondo il nostro Roberto Ponselè – ciò che fai dice molto più su di te rispetto al semplice pezzo di carta. E non sono gli unici a pensare che presentarsi “spammando” in continuazione CV a raffica sia la scelta migliore per essere notati. Marco Montemagno sui suoi canali ha postato diversi video a riguardo. Eccone uno:

In conclusione

Se ti è piaciuto il progetto di Roberto, vuoi contattarlo o seguire le evoluzioni di Grossolano sui social, ecco dove lo puoi trovare.

Curriculum di Roberto Ponselè: Grossolano un sugo italiano

Un grosso in bocca al lupo a Roberto per la sua ricerca di lavoro!

Paola Cambielli

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