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Come funziona la nostra memoria e alcune semplici tecniche per ricordare

da 19 Giugno 2017Giugno 21st, 2017Nessun commento

Il nostro cervello non è soltanto il fulcro delle nostre decisioni ma è anche un magazzino per le moltissime informazioni con cui entriamo in contatto. Ma come funziona la nostra memoria? Come emerge dal libro “101 Consigli per Allenare la Memoria”  (Bottiroli, Cavallini, 2013), la risposta sta tutta nel nostro cervello limbico.

Per chi ancora non sapesse di cosa parliamo quando facciamo riferimento al cervello libico, rettiliano e corteccia, consiglio di utilizzare questo pezzo come approfondimento. Se preferite proseguire la lettura, per il momento vi basterà sapere che il cervello limbico è dove risiedono le nostre emozioni, nonché il luogo in cui viene sviluppata la memoria. Per memoria si intende la capacità del nostro cervello di immagazzinare e conservare nuove conoscenze sul mondo che ci circonda. Insieme all’apprendimento, rappresenta un aspetto fondamentale dell’esperienza umana.

Per farla breve, la maggior parte delle informazioni che possediamo vengono acquisite dall’esperienza e vengono trattenute grazie alla memoria. Una volta codificate, vengono immagazzinate e infine recuperate.

Facciamo un esempio. Se vi chiedessero il nome del presidente della Somalia, quale sarebbe la vostra risposta? Sicuramente non lo avete mai sentito nominare, e se vi fosse capitato di udire il suo nome probabilmente non lo ricorderete, perché quell’informazione non è stata immagazzinata correttamente.

somalia

(Sopra, per i curiosi: Mohamed Abdullahi Mohamed, presidente della Somalia dal 16 febbraio 2017)

La memoria è un aspetto fondante nella nostra vita, a tutte le età. Come ci ha fatto notare anche Martin Lindstrom il mese scorso, questa capacità è rilevante anche per i bambini già durante la gestazione!

Lo sviluppo della memoria, che è fortemente influenzato dall’ambiente familiare e dalla cultura di appartenenza dell’individuo, registra una forte crescita tra i 6 e i 9 anni, un leggero rallentamento tra i 9 e i 13, fino a raggiungere un picco in età adolescenziale. Questo livello si conserva per tutta l’età adulta per poi subire un declino durante la vecchiaia (65-70 anni).

Per descrivere il funzionamento della memoria ci si rifà solitamente al cosiddetto “modello modale”, formalizzato nel 1968 da Atkinson e Shiffrin. Gli autori individuano tre tipologie di memoria, tra loro interdipendenti:

  • Memoria sensoriale: il sistema di memoria che trattiene le informazioni puramente sensoriali. Il dolore provocato da una scottatura, il rombo di un tuono sono solo alcuni degli stimoli che vengono immagazzinati nel magazzino sensoriale. Volendo semplificare, la memoria sensoriale funziona un po’ come una “fotografia istantanea”, che poco dopo essere stata catturata viene distrutta e sostituita con un’altra;
  • Memoria a breve termine: è quel magazzino che permette di attribuire un significato alle informazioni appena acquisite. Questa trattiene le informazioni per non più di 30 secondi e, se non vengono elaborate, queste vengono velocemente dimenticate; al contrario, se sono organizzate vengono trasferite alla memoria a lungo termine. Anche le nozioni “fotografate” nella memoria sensoriale devono essere immagazzinate nella memoria a breve termine per non andar perdute;
  • Memoria a lungo termine: una volta elaborato, lo stimolo passa dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine, ovvero quel sistema che permette il recupero delle informazioni ogni qualvolta sia necessario.

Perché dimentichiamo (quasi) tutto

La memoria non è infallibile, e alcune informazioni vengono perse. Ma per quali ragioni dimentichiamo le cose? In sintesi, ecco le principali:

  • Evidentemente, dimentichiamo innanzitutto quando non abbiamo appreso al meglio un’informazione;
  • Una seconda causa è legata all’interferenza causata dall’enorme quantità di informazioni che registriamo. Nuove e vecchie informazioni si disturbano a vicenda;
  • Infine, i cue di recupero possono non essere sufficienti per risvegliare le informazioni presenti in memoria;

L’interesse che si prova per le cose è importante. Più interesse dimostriamo per conoscenze e informazioni e più siamo portati a trattenerle.

memoria

La prima cosa che si deve sapere quando si vuole (o si deve) memorizzare qualcosa è che questa deve assumere significato per chi lo memorizza. Tanto più un’informazione è dotata di significato per noi e tanto più facile sarà ricordarla.

Inoltre, dato che le conoscenze nella nostra mente hanno una loro organizzazione, è molto importante che le nuove informazioni si inseriscano negli schemi già esistenti (questa cosa l’abbiamo approfondita anche quando abbiamo parlato del libro “100 cose che ogni designer deve conoscere sulle persone”). In pratica, il principale vantaggio di un’organizzazione efficiente è che riduce notevolmente la quantità di informazioni da memorizzare.

Ciascuno di noi è diverso e ha il proprio stile di apprendimento. Tecniche che per noi sono utili a memorizzare sicuramente non lo saranno per altre persone. E viceversa.

A questo proposito si è soliti fare una distinzione tra visualizzatori, ossia le persone che preferiscono le strategie di tipo visivo, e i verbalizzatori, che invece preferiscono quelle di tipo verbale. Se pensate che uno stile possa essere migliore di un altro, però, vi sbagliate! La qualità dell’apprendimento è la stessa sia per i visualizzatori che per i verbalizzatori.

Inoltre, solo nel momento del bisogno decidiamo a che strategia appoggiarsi. Se dobbiamo ricordare delle informazioni di tipo verbale utilizziamo strategie verbali, viceversa per quelle visive adottiamo tecniche di visualizzazione mentale.

3 trucchetti da ricordare per ricordare

Che ci crediate o meno, è possibile esercitare un controllo maggiore sulla nostra memoria. Bastano pochi accorgimenti per poterla allenare:

  • Ridurre lo stress: memorizzare informazioni sotto l’influsso di emozioni forti può deformare la nostra visione della realtà. Proprio per questo sarebbe opportuno dormire parecchio, meditare e ascoltare della buona musica.
  • Condurre una vita sana: l’esercizio fisico applicato a una una dieta sana ed equilibrata migliora la nostra memoria e facilita la formazione di nuovi ricordi. Grassi e calorie in eccesso sono dannosi! (Dai, magari qualche eccezione ve la concediamo ogni tanto…)
  • Analizzare le informazioni sotto più punti di vista: i ricordi vengono memorizzati attraverso dei collegamenti. Più collegamenti mentali creiaamo e più sarà semplice ricordare!

Un ultimo consiglio per gli studenti: al fine di sfruttare al meglio il potenziale della nostra memoria è importante conoscere bene i cicli di attenzione che la nostra mente è in grado di reggere. Lo studio intensivo, se non intervallato da pause, non permette sicuramente di poter ottenere buoni risultati.

Per poter avere dei risultati ottimali, occorre stabilire dei cicli di studio di 40-45 minuti e di intervallarli con pause di 12-15 minuti, al fine di permettere un adeguato “ciclo di ricarica” della nostra mente.

Matteo Mazzoleni

Social Media Consultant, docente di corsi professionali ed educazione digitale. In This MARKETERs Life come contributor e communication manager.

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