
In una società che, secondo i più nichilisti, sta facendo di tutto per isolarci sempre di più l’uno dall’altro, tanto a livello fisico quanto a livello emotivo, ci sono fortunatamente ancora dei capi-saldi socio-culturali che riescono a infondere empatia nelle persone, creando quel senso di appartenenza e di comunità che stanno alla base del cosiddetto marketing tribale: uno di questi è sicuramente l’odio verso la Rete Ferroviaria Italiana, componente fissa della vita quotidiana di molti studenti e lavoratori. Ma cosa pensa veramente un MARKETERs quando deve prendere un treno?
- Certi treni sono così in ritardo che il 4 dicembre hanno votato al referendum sullo Statuto Albertino.
- Gli interni sono così brutti che non si possono nemmeno instagrammare.
- Com’è possibile che non esista un piano di Crisis Management per la gestione dei ritardi?
- Certi treni sono così in ritardo che staranno ancora festeggiando la vittoria della Nazionale nel 2006.
- La seconda classe è più scomoda della User Experience dell’app mobile di Linkedin.
- Gli annunci sono più fastidiosi della chat di Facebook Messenger da mobile.
- Le ferrovie sarebbero classificabili nella matrice BCG solo se la B stesse per “bradipo”.
- I treni in Italia sono come Facebook. E infatti noi preferiamo Twitter.
- I vicini che urlano al telefono sono piacevoli come l’SMS “Ottieni 1000 minuti gratis”. Ma tu hai appena finito i giga.
- La rete wi-fi in treno è la prima causa di allontanamento dei giovani dalla Chiesa.
- Le scolaresche in gita sono più fastidiose dell’abuso della parola “Millennials”.
- Le cuffie in treno sono un chiaro segnale di demarketing.
- Bertrand e Cournot studiano i monopoli. In Italia l’azienda che gestisce le ferrovie è un monopolio. Lo studente completi il sillogismo.
- “La classe non è acqua” e le carrozze di solito stanno nelle stalle. Lo studente completi anche questo sillogismo.
- “Coincidenze? Non credo” non è una frase di Adam Kadmon, ma il mantra di ogni pendolare.