
Se appassionato dell’arte pedatoria, il vero MARKETER non sa scegliere quale sia il miglior metodo di fruizione di una partita di calcio: se segue anche molteplici serie tv (Game of Thrones in primis) alla volta, verosimilmente avrà SKY, oppure si accontenterà di Mediaset Premium; oppure apprezza saltuariamente la visione del match in qualche locale pubblico, così da poter fare una rapida analisi sociologica sulla target audience (bel modo per dire che andate al pub a bere una birra, eh?) di questo sport, segmentando per età, squadra tifata e presenza di francesismi tecnico-tattici.
Se invece è ancora nella fase di studente universitario, magari anche fuori sede, sarà più probabile che la guardi in streaming, cogliendo l’opportunità per imparare l’arabo.
In ogni caso, ecco le 11 cose a cui penserà più frequentemente:
- A differenza dei tradizionalisti, apprezza la gamma di colori degli scarpini dei giocatori perché sa l’enorme lavoro di design e di sponsorship che c’è dietro.
- Pensa già a quanti fenomeni potrebbe acquistare la sua squadra con l’aggiunta di un paio di sponsor sulla maglia.
- Per “Above the line” si intende il fuorigioco?
- Vuole sempre sapere quanti spettatori sono presenti allo stadio per calcolare il cost per view dei cartelloni a bordocampo.
- Va bene tutto, ma sentire ogni volta “Serie A TIM” o “Serie B-Win” è un po’ fastidioso anche per un amante del marketing.
- Ma le società italiane non possono imparare da quelle straniere ad usare il profilo Twitter?
- Il modulo di gioco è il piano editoriale, i gol subiti sono gli epic fail e quelli fatti gli epic win.
- No, va bene tutto, ma la Nivea poteva risparmiarsela questa.
- Guardando Zanetti, Del Piero, Buffon, Totti e Maldini, ha capito cosa si intende per “fedeltà alla marca”.
- Svezia-Danimarca ad Euro 2004 è un chiaro caso di “cartello”.
- Preferisce studiare i modelli di Bertrand e Cournot che vedere i cross di Nagatomo.