
Ti sei mai chiesto come mai riesci a passare ore davanti a Netflix, su Instagram o su WhatsApp? E invece quando cerchi di studiare perdi facilmente la concentrazione? Tranquillo, è una cosa che capita anche ai migliori.
In breve possiamo spiegare questa discordanza dal fatto che la prima attività è mentalmente più facile e non richiede troppa fatica; la seconda, al contrario, richiede uno sforzo maggiore.
La difficoltà di mantenere il focus porta spesso ad una sensazione di frustrazione e angoscia, che – indovinate un po’ – viene risolta riprendendo le attività del primo tipo. È fondamentalmente un circolo vizioso; può essere paragonato al disturbo dell’obesità, dove la persona in sovrappeso, messo di fronte alla difficoltà di dimagrire, si rifugia nel cibo.
La ricompensa per il nostro cervello
In campo neuroscientifico, questo argomento è legato al “circuito della ricompensa” e al rilascio di dopamina, il quale è il neurotrasmettitore legato al desiderio di raggiungere un obiettivo. Il nostro cervello rilascia dopamina per tutte quelle attività attraverso le quali si crede di ottenere una ricompensa. Ad esempio, viene rilasciata appena prima di mangiare un pezzo di torta, questo perché il nostro cervello anticipa il piacere che sa che ci sarà una volta mangiata la torta deliziosa.
Il nostro cervello è addicted alla dopamina, ne è ghiotto, più ne ha e più è contento. L’utilizzo dei Social, per esempio, è visto come una forma di ricompensa; ogni notifica, ogni stories, ogni messaggio ci dà piacere e il nostro cervello ne è contento.
L’importanza delle abitudini
Il problema si pone, però, quando si è così tanto abituati allo svolgimento dell’attività più semplice che, quando ci convinciamo che è arrivato il momento di fare qualcosa di produttivo, abbiamo difficoltà a mantenere una concentrazione costante; è difficile raggiungere il cosiddetto “flow” ovvero quello stato di totale immersione nell’attività che si sta svolgendo.
Il nostro corpo e il nostro cervello sono malleabili, nel senso che si adattano ai comportamenti che decidiamo di avere. Come un atleta che allenandosi riesce a migliorare le sue prestazioni, come un bevitore frequente aumenta la sua tolleranza all’alcool, così il nostro cervello si abitua al confort e alla facilità di svolgere attività semplici e di poco rilievo, traendo comunque del piacere.
Trova il Focus
Arriviamo adesso alle buone notizie: come un fumatore può smettere di fumare, così è possibile disintossicarci in maniera intelligente da queste attività, che ci portano un piacere momentaneo. Attraverso un piano d’azione e forza di volontà è possibile ritornare ad avere il controllo dei propri comportamenti.
Di metodi che aiutano a mantenere la concentrazione ce ne sono diversi, e non sono necessari integratori, pillole, Adderall… ( l’NZT 48 di Limitless non è stata ancora inventata).
Comunque nel nostro piccolo ci sono degli semplici atteggiamenti che sono alquanto veloci ed efficaci da adottare, come per esempio:
- Trovare un lato interessante, cerca quindi di essere coinvolto in quello che stai facendo, poniti domande sia prima che durante l’attività.
- Rinunciare al multitasking. Lo so che credi di poter fare più cose contemporaneamente, ma il rischio di questo atteggiamento è l’aumento di distrazione; Cal Newport nel suo libro Deep Work ne parla chiamandola attenzione residua, ovvero il fatto che si mantenga sempre un pensiero riguardo all’attività precedente.
- Porsi dei micro-obiettivi, comincia col pianificare il lavoro che devi svolgere e suddividilo in parti, questo ti permetterà di lavorare in maniera più efficace, e nel frattempo nel tuo cervello vi sarà un rilascio costante di dopamina perché avrà la soddisfazione per ogni micro-obiettivo raggiunto.
Quindi possiamo dire che per ritrovare la concentrazione non è necessario adottare misure drastiche, ma che è doveroso trovare, come diceva il poeta Orazio, il giusto mezzo fra gli estremi.