
Lavorare ed essere felici: binomio possibile o due aspetti molto distanti tra loro? Dipende dai casi, dai contesti che si creano e dai rapporti che instauriamo sia con i colleghi che con il capo. Ma in fondo in fondo, un po’ di felicità riusciamo a ricavarla anche mentre lavoriamo.
Felicità. Parola complessa e dal significato profondo, che indica uno stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri. La sua etimologia è: felicitas, deriv. felix-icis, “felice”, la cui radice “fe-” significa abbondanza, ricchezza, prosperità.
Come interpretare la felicità
Viviamo immersi in una società sempre più complessa, vivace, dinamica in cui essere felici sembra essere diventato uno stato d’animo quasi irraggiungibile. Cosa rispondereste alla domanda “sei felice”? Entrerebbero in gioco diversi contesti e tanti pensieri: Felici di noi stessi? Felici della nostra vita? Felici per la nostra carriera?
È una domanda difficile, che richiede tempo e a volte una lunga riflessione (vi abbiamo svelato cosa NON ci rende felici). Non voglio concentrarmi sulla sfera privata e intima di ognuno di voi, vorrei parlarvi di felicità nel mondo del lavoro.
Felicità, lavoro e social network
Cosa significa essere felici a lavoro? Questo è un quesito che sempre più le aziende stanno considerando. I datori di lavoro, periodicamente, utilizzano alcuni indagini sui propri dipendenti per verificare il grado di soddisfazione riguardo ai loro ruoli all’interno dell’azienda e alle loro responsabilità. Questo tipo di sondaggio serve per capire quali sono i punti di forza e di debolezza percepiti all’interno del luogo di lavoro. Una volta emersi, si può procedere a compiere atti di miglioramento, sia sotto l’aspetto di organizzazione sia di rapporti personali.
I social network, poi, giocano un ruolo fondamentale. Come afferma Alessandro Zollo, CEO presso l’Instituto Great Place to Work®, “sono le persone ad avere il potere e gestiscono la reputazione etica e sociale dell’azienda”. Sul web tutti possono parlare e dire la propria opinione, e una volta in rete tutti vedono tutto e ognuno può comunicare con chiunque. “Oggi con i social i dipendenti hanno la voce più forte delle aziende dove lavorano”, si legge nell’intervista che Zollo ha rilasciato nel Corriere della Sera, sezione economica.
E quindi, come dovrebbe essere il luogo di lavoro ideale, quello in cui sentirsi veramente felici e bene con sé stessi e con i colleghi?
Come lavorare felici
Secondo una ricerca effettuata dall’istituto Great Place to Work®, diversi fattori entrerebbero in gioco per determinare lo stato di felicità di un lavoratore. Creare una relazione di fiducia e stima reciproca con il proprio datore di lavoro, sentirsi orgogliosi e instaurare dei buoni rapporti con i colleghi sono fondamentali per lo sviluppo di cinque dimensioni:
- credibilità, rispetto ed equità: misurano la fiducia dei dipendenti nei loro manager;
- orgoglio e coesione: indicano il rapporto che i dipendenti hanno verso il lavoro e verso la loro azienda, le loro sensazioni e lo stato d’animo che provano all’interno dell’azienda.
L’ambiente di lavoro ideale, quindi, dovrebbe avere questi cinque parametri ad alti livelli, in modo da creare un contesto lavorativo adeguato per far sentire tutti i dipendenti sereni, felici, a proprio agio. Secondo una ricerca condotta alla Warwick University, se un dipendente è felice, la produttività aumenta del 12%. Questo dato testimonia come lo stato d’animo personale di ogni dipendente influenzi in modo significativo il raggiungimento di un obiettivo con successo o contribuisca a portare a termine e nel migliore dei modi un determinato lavoro.
Alla luce di quanto detto, quali elementi risulterebbero utili per la felicità di un lavoratore?
Clima e ambiente confortevole
Provate ad immaginare di lavorare in un’azienda che, per direttive manageriali o semplicemente per pura filosofia aziendale, istituisca all’interno della struttura un’area relax/free time. Arredo semplice, possibilità di rilassarsi leggendo, ascoltando musica, giocando a biliardino o facendo altre attività che permettano ai lavoratori di svagarsi e staccare la spina dal mondo del business e degli affari.
Oppure un’azienda può istituire una palestra, per dare la possibilità ai dipendenti di sfogarsi da stress o nervoso e tornare poi al lavoro più serenamente. O ancora, può abbattere tutti i muri degli uffici, in modo da creare un open space in cui tutti si possono vedere, ascoltare, parlare senza nessun tipo di filtro o segreto. Questo creerebbe un clima lavorativo più friendly, abbattendo ogni tipo di scala gerarchica o giudizi tra colleghi.
Andare d’accordo con i colleghi
Questo stato di benessere e di tranquillità è strettamente legato al clima che si respira all’interno del proprio luogo di lavoro. Se il nostro capo è una persona alla mano, anche noi saremo più predisposti ad essere più allegri e simpatici. Se ci si dà tutti del “tu” e non del “lei”, ci si sentirà più a proprio agio, meno tesi e meno “attenti” a quello che si fa e che si dice.
Orario flessibile
Va bene lavorare otto ore al giorno. Ma ricordiamoci che siamo pur sempre delle persone e in quanto tali al di fuori dell’ambiente di lavoro abbiamo una nostra vita privata, in cui coltiviamo le nostre passioni e dedichiamo il nostro tempo libero alla famiglia e agli amici. È opportuno lavorare la giusta quantità di tempo, basta non esagerare e diventare stacanovisti. E se il nostro orario si conclude alle 18 e capita di dover uscire prima, i nostri colleghi non dovrebbero guardarci male, puntandoci il dito contro. Oggi è capitato a noi, domani accadrà a loro!
Sentirsi dire grazie
Essere gratificati è un altro aspetto molto importante. Sentirsi utili verso i colleghi e verso l’azienda in generale è fonte di orgoglio, di stima e di stimolo per continuare a far bene e migliorare. Se si sbaglia è giusto essere ripresi, ma quando si porta a termine con successo il compito assegnatoci, è altrettanto giusto sentirsi dire “Bravo! Complimenti! Ottimo lavoro!”.
Raramente questo accade e spesso, quando succede, può essere interpretato dai colleghi come una sfida: entra quindi in gioco la rivalità e a volte anche un pizzico di invidia. Cosa sbagliatissima. È giusto che si crei un minimo di sana competizione, ma deve avere il solo scopo di farci essere sempre al massimo delle forze e delle energie per creare un’appropriata squadra di lavoro.
Sentirsi importante per l’azienda
Sentimento correlato alla gratificazione personale. Quanta grinta in più abbiamo se sappiamo di aver compiuto un buon lavoro ed essere poi ringraziati dal proprio titolare o dai colleghi? Le due cose messe assieme ci fanno sentire importanti per l’azienda e ci fanno assumere una certa responsabilità verso i nostri compiti. Insomma, cresciamo e maturiamo, incrementando ogni giorno che passa le nostre capacità e competenze.
Emerge quindi l’importanza di cercare di essere il più sereni possibili, sia con sé stessi che verso i propri colleghi o datori di lavoro. Lavorare bene e sentirsi soddisfatti ed orgogliosi per quello che si fa sono le basi necessarie per contribuire al successo aziendale e creare il giusto equilibrio socio-lavorativo.
Per farvi capire meglio il significato di sentirsi bene a lavoro ed essere felici anche in quel contesto, vi consiglio di leggere questo libro di Chade-Meng Tan: È facile lavorare felici se sai come farlo.
E voi, lavorate per vivere, o vivete per lavorare?