Sfogliare centinaia di curriculum al giorno per riuscire a scovare il candidato giusto è un compito arduo per i recruiter che si occupano della selezione del personale. E lo è ancor di più quando a doverlo fare è il team HR delle aziende con una cultura consolidata, che credono nei loro valori e hanno una mission ben precisa da perseguire.
Ci impegniamo senza sosta per aumentare le nostre competenze, per conquistare nuove skills tecniche che pensiamo necessarie per ottenere quella posizione lavorativa che tanto sogniamo. Ma siamo sicuri che un’eccessiva focalizzazione sulle cosiddette hard skills – ovvero tutte le competenze tecniche apprese e dimostrabili, necessarie per svolgere una determinata mansione – sia quello che le aziende all’avanguardia reputano come essenziale per selezionare il candidato più adatto?
Vediamo se è veramente così.
Le aziende all’avanguardia credono nei loro valori
I valori, quelli che troviamo all’interno del Sito Ufficiale delle imprese, non sono inseriti alla cieca, anzi, plasmano la cultura delle aziende e sono elementi che ne identificano e legittimano il loro modo di agire, orientandole nella presa delle decisioni.
Dovremo immaginare le organizzazioni come se fossero persone fisiche – proprio come noi – con un’identità, un determinato modo di comportarsi e delle credenze che guidano la loro condotta al raggiungimento degli obiettivi. Ecco che i valori rappresentano il loro “carattere”, ciò in cui credono e come vogliono apparire al pubblico.
Ma se abbiamo detto che le aziende hanno una propria personalità siamo sicuri che possiamo andare d’accordo con tutte? Certamente no, è questione di chimica!
Perciò è fondamentale che i recruiter siano attenti nell’individuare quei soggetti che abbiano un feeling con l’azienda, oltre ad un livello minimo di talento, se ciò non avviene questi individui oltre a non incidere positivamente sui risultati aziendali, diventeranno un elemento nocivo in grado di influenzare negativamente l’intero team di lavoro.
Per un quieto vivere i valori non bastano: bisogna saper stare assieme
Ma una volta che l’HR ha individuato un potenziale nuovo assunto – in grado di rispecchiare i valori aziendali – c’è un’ulteriore sfida da superare per i candidati, ovvero questi devono essere propensi alla condivisione, a creare solide relazioni e a collaborare con i colleghi, si tratta di soft skills in grado di sviluppare alchimia tra le persone, rappresentano il capitale sociale, quell’elemento che tiene unite le persone.
Non è sufficiente, quindi, essere in armonia con i valori e la cultura aziendali, ma anche essere in grado di convivere con i membri del team e di portare un’energia positiva all’interno dei confini aziendali. Quando si è in grado di avvertire i sensi di comunità e fiducia le performance aziendali nel lungo termine vengono raggiunte con maggior facilità.
S.O.S recruiting
Le aziende che hanno chiaro il loro sistema di credenze, che si impegnano ogni giorno per raggiungere la mission sono anche consapevoli delle persone che desiderano coinvolgere per ottenere i migliori risultati.
Zappos, il colosso dell’e-commerce di abbigliamento americano conosciuto oramai in tutto il mondo, ad esempio, si trova a dover valutare più di 100 curriculum per ogni posizione offerta, e la scelta della persona giusta richiede mesi o addirittura anni. La compatibilità con i valori aziendali pesa per il 50% nei processi di selezione, ma non finisce qui, per far sì che rimangano in azienda solo le persone più motivate Zappos mette alle strette i neoassunti chiedendogli se sarebbero disposti a lasciare l’azienda in cambio di una somma di denaro di 2000$.
Ma non è la sola che si rifiuta di assumere chi non è in linea con i principi dell’azienda, Patagonia sembrerebbe valutare circa 900 candidature per ogni posizione aperta, e la preferenza è indirizzata a individui amanti della natura e dell’attività fisica. Infatti, il fondatore dell’azienda, Yvon Chouinard, ha affermato “ho scoperto che, invece di assumere degli uomini d’affari e insegnare loro a diventare degli appassionati di sport estremi, è molto più facile insegnare a questi ultimi di diventare degli uomini d’affari”.
Anche Airbnb, leader degli short-stay, merita una menzione, il CEO, Brian Chesky, ha impiegato 5 mesi per identificare il primo dipendente della sua azienda, secondo Brian i primi dipendenti di una azienda ne formano il DNA, e un errore nella loro selezione porterebbe a far perdere la rotta da seguire.
Infine, ma non meno rilevante, è il caso Pixar dove i legami e la collaborazione rappresentano la chiave del successo, i dipendenti li chiamano “rapporti di buon corridoio” per enfatizzare quanto sia importante riconoscersi l’un l’altro.
Beh, che altro aggiungere? Non si scende a compromessi, la sintonia con i valori e la cultura aziendali sono una condizione sine qua non per avere buoni risultati.
A.A.A. Brand Ambassador
Le aziende all’avanguardia desiderano dipendenti che non siano all’interno del team unicamente per ottenere a fine mese un compenso economico o un avanzamento di carriera, ma desiderano qualcosa di più. Desiderano persone che abbiano la consapevolezza della cultura aziendale, che si impegnino a trasmettere sia all’interno che all’esterno la missione che perseguono, dei veri e propri Brand Ambassador con uno scopo ben preciso: diffondere il credo aziendale.
Per concludere, quindi, prima di impegnare tutte le energie per accrescere la nostra specializzazione, dovremmo essere coscienti che se vogliamo fare parte di un’azienda all’avanguardia è necessario dirigere lo sguardo anche sulle competenze trasversali. Solo un giusto mix di soft e hard skills ci permetterà di uscire vincitori dai colloqui di lavoro.