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Intelligenza Emotiva: il sentimento del successo

da 27 Aprile 2020Aprile 28th, 2020Un commento

Sarà capitato a tutti di sentirsi dire che, per raggiungere il successo professionale, oltre alle competenze tecniche è necessario essere dotati di soft skills: dall’autonomia alla flessibilità, dalla capacità organizzativa al problem solving passando per la leadership, e chi più ne ha più ne metta.

È vero, ma non è tutto: anche essere in possesso di queste abilità può non essere sufficiente se non si è poi in grado sfruttarne il potenziale e tradurle in risultati.

Ecco quindi che diventa fondamentale aggiungere l’ingrediente che permette di amalgamare e rendere efficienti le proprie abilità: l’Intelligenza Emotiva.

Un viaggio alla scoperta di sé stessi e degli altri

Il concetto di Intelligenza Emotiva (IE) trova le sue origini nella teoria delle Intelligenze Multiple di Howard Gardner, ma raggiunge la fama su scala globale grazie al professore di psicologia statunitense Daniel Goleman, riconosciuto dagli esperti come il punto di riferimento in materia.

Nel suo best seller “Intelligenza Emotiva”, Goleman spiega come il fattore fondamentale per il successo sia la componente emotiva dell’individuo, accompagnata dalla (auto)motivazione a realizzarsi.

Il secondo concetto chiave espresso da Goleman rappresenta invece un punto di rottura con il passato: il Quoziente Intellettivo (QI) e l’Expertise non sono più ritenuti fattori determinanti per eccellere nel lavoro, ma hanno soltanto un ruolo complementare.

copertina intelligenza emotiva goleman

Tutto chiaro quindi: per affermarsi nella vita non serve altro che essere dotati di Intelligenza Emotiva. Ma che cos’è l’Intelligenza Emotiva?

Non esiste una definizione universalmente riconosciuta, ma rifacendosi alle opere di Daniel Goleman, si può inquadrare l’IE come “la capacità di conoscere e controllare le proprie emozioni, di capire gli altri individui, di adattarsi e di relazionarsi in modo efficace con essi, come singoli o gruppo”.

Per fare chiarezza su come queste abilità accompagnino il processo di crescita, Goleman le raggruppa in 5 categorie interdipendenti e incrementali, quasi a ricreare il tipico customer journey funnel del marketing:

intelligenza emotiva funnel

Ci troviamo quindi di fronte a un insieme di attitudini legate a emozioni e sentimenti, che guidano l’individuo lungo un chiaro percorso di evoluzione: si parte da competenze riguardanti la consapevolezza personale che si sviluppano ed evolvono in abilità sociali.

IE vs QI: la vittoria del sentimento sulla ragione

Come anticipato, gli assiomi su cui si basano le teorie di Goleman sono due:

  1. Il “Quoziente Intellettivo non è determinante”: il QI si basa su una gamma di abilità linguistiche e matematiche, essenziali per eccellere in ambito scolastico ma non in quello professionale.
  2. L’ “Expertise non fa la differenza”: è ritenuta semplicemente un requisito-soglia per ottenere un lavoro e per portarlo a termine. La qualità delle prestazioni è legata al modo in cui vengono eseguite, quindi informazioni specialistiche, abilità pratiche e trucchi del mestiere non influiscono in modo decisivo.

test q.i. sbarrato
Basandosi su ricerche, studi empirici ed esempi pratici, Goleman sostiene quindi che QI ed Expertise influiscono al massimo per il 33% sulla possibilità di successo di un individuo.

Rimane quindi un 67% di valore aggiunto non coperto da questi fattori. Decisamente un’ottima notizia per chi non ha ottenuto grandi risultati a scuola e all’università!

Cos’è allora che fa davvero la differenza tra una performance normale e una eccellente?
È proprio qui che entra in gioco l’Intelligenza Emotiva: il vero valore aggiunto è rappresentato dall’insieme di Competenze Emotive.

Una Competenza Emotiva è una capacità appresa, basata sull’Intelligenza Emotiva, che risulta in una prestazione professionale eccellente.

Dall’Intelligenza alla Competenza Emotiva: la strada per il successo

L’Intelligenza Emotiva esprime dunque le potenzialità che ha un individuo di raggiungere livelli di performance elevati.

Queste potenzialità sono rappresentate da un insieme di qualità emozionali, tra le quali è importante ricordare:

  • Abilità personali:
    • Consapevolezza di sé e fiducia
    • Autocontrollo
    • Adattabilità e apertura all’innovazione
    • Spinta alla realizzazione
    • Spirito di iniziativa
  • Abilità sociali:
    • Empatia (comprensione, assistenza e promozione dello sviluppo altrui)
    • Costruzione di legami
    • Comunicazione
    • Leadership e gestione del conflitto

Ognuna di queste abilità, una volta appresa e sviluppata, si trasforma in un vera e propria eccellenza: diventa una Competenza Emotiva.

Come portare l’Intelligenza Emotiva in ufficio

Questi concetti, all’apparenza piuttosto astratti, si materializzano davanti ai nostri occhi nella vita di tutti i giorni, anche se spesso non ce ne rendiamo conto.

Sentiamo spesso dire, per esempio, che c’è differenza tra un capo e un leader o tra un gruppo e una squadra. Ma questa differenza da cosa dipende?

Il fattore principale è l’empatia. L’empatia non è altro che la capacità di capire lo stato d’animo degli altri e di mettersi sullo stesso piano emotivo, adottando azioni e stili di comunicazione adatti alla situazione. Il tutto per facilitare il raggiungimento di obiettivi condivisi.

Ad esempio, sarà capitato a tutti di affrontare un periodo in cui il lavoro si accumula e le scadenze incombono, rendendo necessarie ore e ore di straordinari.

Qual è il modo migliore per gestire questo tipo di situazione? Non esiste una risposta corretta in termini assoluti, ma di certo un approccio empatico è imprescindibile. Vediamo assieme perché.

differenza tra boss e leader

Tra il capo e il leader c’è di mezzo… l’empatia!

Manager non dotati di particolare empatia faticano a percepire lo stato d’animo dei propri collaboratori e sono quindi più portati a prendere la situazione di petto, imponendo decisioni, spesso impopolari.

Ma guidare un team con scarsa sensibilità alimenta sentimenti negativi nei collaboratori, con una conseguente riduzione (volontaria o meno) della produttività.

E se invece si adottasse un approccio empatico? Un approccio basato sull’empatia, mirato a innescare un sentimento positivo e di coinvolgimento anche nelle difficoltà? “Ragazzi so che non è un periodo facile e la fatica si fa sentire, ma vi siamo grati dei sacrifici che state facendo. I risultati dell’azienda saranno anche, e soprattutto, i vostri risultati”.

Una prospettiva ben diversa da cui guardare lo stesso orizzonte, no?

È evidente che in fondo la leadership ha fondamenta emozionali e non servono particolari abilità oratorie e persuasive.

Per generare ispirazione e coinvolgimento, spesso basta capire le emozioni altrui e sintonizzare la comunicazione sulla giusta frequenza.

Per approfondire il tema della leadership di un team consiglio l’articolo: Come migliorare le performance del team conoscendo meglio sé stessi.

gruppo di lavoro

Il lavoro di squadra fa la differenza

Lo stesso ragionamento vale nel rapporto tra colleghi: è di vitale importanza riuscire a trasformare un gruppo in una squadra, instaurando relazioni di qualità per affrontare in modo coeso qualsiasi situazione.

Infatti, anche nelle famiglie più unite è inevitabile affrontare momenti di crisi e il verificarsi di contrasti: la soluzione parte sempre dall’Intelligenza Emotiva, che permette di stemperare la tensione e mantenere intatto l’affiatamento del gruppo.

Sia chiaro, non si tratta di dare briglia sciolta ai sentimenti ed “essere sempre gentili” con gli altri, anzi, in momenti strategici l’Intelligenza Emotiva richiede esattamente il contrario e di mettere l’interlocutore di fronte a verità scomode.

La questione fondamentale è sempre capire le emozioni di chi si ha di fronte, e scegliere di conseguenza l’approccio e il canale di comunicazione migliori.

In conclusione

Lo scopo di questo articolo è quello di guidare il lettore lungo la scoperta di un nuovo concetto di intelligenza e, perché no, di un lato forse un po’ inesplorato di sé stessi.

E se alla fine di un’analisi introspettiva ci si accorgesse di non aver mai usato tutte le armi a propria disposizione, niente paura, perchè non sono andate perdute. Goleman afferma, infatti, che l’Intelligenza Emotiva è presente in ogni persona e tutti possiedono il potenziale per esprimerla.

Questo potenziale può essere sviluppato grazie alla consapevolezza delle proprie abilità e alla volontà di migliorare la gestione sé stessi e il rapporto con gli altri.
Inoltre, a differenza del QI, l’apprendimento delle abilità emotive continua nel corso di tutta la vita e addirittura con migliori risultati in età adulta, cioè quando si accumula esperienza e sopraggiunge la saggezza.

Rivediamo allora quali sono i concetti chiave da tenere a mente:

  • Il fattore determinante per eccellere nel mondo del lavoro è l’Intelligenza Emotiva.
  • L’Intelligenza Emotiva è un insieme di abilità emozionali necessarie a conoscere sé stessi e capire gli altri.
  • La Competenza Emotiva è la capacità di mettere in pratica queste abilità e tradurle in prestazioni eccellenti.
  • Risultati scolastici non eccelsi non sbarrano la strada a un futuro di successo: l’Intelligenza Emotiva ha un’incidenza maggiore sulle possibilità di affermarsi rispetto al Quoziente Intellettivo.
  • In ambito lavorativo è fondamentale adottare un approccio emotivo nella gestione delle relazioni, indipendentemente da quale siano il proprio ruolo e le proprie responsabilità.

Al termine di questo viaggio attraverso emozioni e sentimenti, con un nuova prospettiva sulla strada da fare per raggiungere prestazioni di alto livello, che idea vi siete fatti?

Vi sentite emozionalmente preparati per le sfide che il futuro professionale vi riserva?

Fatecelo sapere lasciando un commento!

Federico Cammarata

Un commento

  • Romina ha detto:

    Super! Scrittura scorrevole e argomento interessante! Ispirata da questo articolo ho appena iniziato Intelligenza Emotiva di Goleman 😀

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