
Le spese sostenute dagli studenti fuori sede non sono di certo esigue e, negli ultimi anni, quella che permette loro di rientrare a casa sta raggiungendo cifre spropositate. Attraverso delle puntuali indagini, “FuoridiME” ci offre un quadro generale della situazione, mostrando come sia più economico trascorrere le festività nelle più gettonate mete europee piuttosto che al Sud.
Sebbene a 18-19 anni la possibilità di immergersi immediatamente nel mondo lavorativo al fine di ottenere un guadagno immediato sia allettante, ultimamente viene preferita la via che porta ad un futuro (sperabilmente) roseo che passa attraverso i libri. Così, i giovani diplomati che ogni settembre dicono addio alla loro amata terra per diventare a tutti gli effetti veri e propri studenti fuori sede aumentano di anno in anno.
Le offerte e le possibilità che arrivano dai principali atenei italiani del Nord (per rimanere in ambito nazionale, anche se chiaramente non vanno tralasciate le enormi garanzie di alcune università estere) sono sempre più interessanti, e se si vuole davvero crescere a volte un trasferimento risulta d’obbligo. Naturalmente le spese in questo senso non sono poche: dall’affitto alla vita, infatti, va via già un bel gruzzolo, e ovviamente le tasse universitarie la fanno da padrone in questi conteggi.
Tuttavia, non sono solo questi i costi principali perché, ultimamente, c’è un qualcosa che sta diventando sempre più una spesa particolarmente ingente: il viaggio di ritorno a casa o di rientro all’università.
Grazie ai dati forniti da “FuoridiME”, un’associazione che sta emergendo sempre più sul territorio siciliano e in particolare nel messinese, è possibile notare come sia molto più economico per gli studenti fuori sede (specialmente del Sud) trascorrere le festività in mete come Barcellona, Berlino, Londra o Parigi, piuttosto che a casa propria con parenti e amici.
FuoridiME
“FuoridiME” è un’associazione no profit che raduna giovani messinesi fuori sede e che porta avanti, col massimo della professionalità e dell’impegno, una serie di progetti davvero interessanti aventi lo scopo sia di contribuire al progresso di Messina, sia di mettere al servizio della città la loro esperienza e le loro idee, proponendo tante iniziative e risultando, allo stesso tempo, un prezioso network proprio al servizio dei nuovi fuori sede.
I suoi progetti sono numerosi e tutti con un’impronta innovativa, sociale e culturale, quanto mai attuale nella realtà odierna: alcuni dei più recenti e particolari progetti vanno da #ciccaqui rivolto alla tutela del proprio ambiente contro il mozzicone di sigaretta che rappresenta il 40% dei rifiuti del Mar Mediterraneo, all’Open University volto a fornire un valido supporto a tutti i giovani diplomati che devono intraprendere una scelta importante di vita e che possono così confrontarsi con chi ha già una importante esperienza al riguardo.
Per questa analisi, il loro supporto è stato fondamentale, in quanto mi ha permesso di accedere ad un loro specifico progetto a riguardo: il “Carovoli” (che suggerisco di approfondire nel dettaglio nel link qui indicato). Di ciò parlerò più avanti, nel frattempo vediamo quali sono i costi che uno studente fuori sede si trova a dover affrontare.
Quali sono i costi di uno studente fuori sede?
Quella di andare a studiare in un’università lontana rispetto a dove si vive non è mai solo una scelta di vita, ma un vero e proprio investimento.
Tante volte, infatti, non si fa caso a quanto possa effettivamente costare una possibilità del genere. Vediamo (e spaventiamoci) insieme:
- Affitto: lo studente fuori sede, nella stragrande maggioranza dei casi, decide di affittare una stanza singola o doppia. Sebbene negli ultimi anni la prassi di acquistare casa sia aumentata, la tendenza è sempre la stessa: le matricole preferiscono stanze doppie che hanno un prezzo che si aggira intorno ai 200€ o 300€, mentre gli studenti più avanti nel loro percorso scelgono una stanza singola il cui prezzo varia dai 300€ fino, addirittura, ai 500€ (chiaramente, dipende dalla città dove si va a vivere);
- Vita: i soldi dell’affitto bastano solamente a garantire una copertura del luogo dove stare e, in alcuni casi, di alcune utenze come luce, gas e internet. Tuttavia, come ogni essere umano, lo studente fuori sede ha bisogno di un ammontare tale da coprire pasti e spese varie giornaliere (abbonamento per eventuali mezzi di trasporto, testi e materiale universitario, costi di possibili attività da svolgere ed altro ancora). Anche qui la variazione dipende dalla città: una possibile spesa di 20€ a Torino equivale, su per giù, ad una possibile spesa di 30€ a Milano o Roma. Mensilmente, possiamo stimare anche qui una cifra mensile di 300€, ma bisogna specificare come sia l’ammontare più soggetto a variazioni in quanto ciascuno ha il proprio stile di vita.
Il cuore delle spese: le tasse universitarie
Le tasse universitarie sono sicuramente una delle spese più difficili da sostenere, tali da permettere, in una fase iniziale di scelta, di fare un vero e proprio screening delle varie offerte formative proposte. In Italia infatti esistono tante università statali che propongono corsi a numero aperto o tramite selezioni, mantenendo però costi che, da facoltà a facoltà e da ateneo ad ateneo, restano sostanzialmente accessibili: questi solitamente vanno dai 500€ ai 3000€, ma molto dipende anche dalla fascia di reddito dello studente in questione.
Sempre nella Penisola, poi, sono presenti diverse università private, nelle quali, invece, non solo si ha a che fare con una più ristretta selezione dei candidati, ma soprattutto si vanno a sostenere spese esorbitanti, impossibili per la maggior parte dei (bravissimi e meritevolissimi) alunni che avrebbero voluto volentieri intrapreso quel percorso.
Un esempio può riguardare l’affascinante ESCP (definito dal ‘Financial Times’ il quarto miglior Master in Management al mondo, con sole sedi a Lisbona, Londra, Madrid, Parigi, Torino e Varsavia) prevede un costo annuo intorno ai 14.400€, indipendentemente dall’ISEE.
Risulta abbastanza evidente come, per gli studenti che già devono pagare spese importanti di affitto e “vita” non sia minimamente possibile intraprendere strade del genere, e a poco servono le (pochissime) borse di studio proposte da queste grandi realtà.
Una nuova e ingente spesa: i mezzi di trasporto
La maggior parte degli studenti fuori sede del Sud, infatti, viene da zone come la Sicilia, la Sardegna o la Calabria, le quali trovano una gestione negativa delle infrastrutture se paragonata a quella del Nord. Se per tornare da Venezia a Bologna basta prendere un semplice treno dopo la lezione, lo stesso non si può dire qualora la stessa distanza sia percorsa da Napoli o da Salerno in giù. Pessima organizzazione, assenza fisica di alcune strutture, cattiva coordinazione e gestione dei mezzi: le cause sono delle più svariate, ma il comune unico denominatore è la difficoltà per gli studenti fuori sede residenti in queste località di tornare a casa in maniera economica.
Il ventaglio di opportunità è ampio se si guarda quindi fino a Napoli o Bari: da qui in giù, ad esempio, servizi come Flixbus scompaiono, e anche i treni risultano avere una frequenza minore o tratte più complicate. Bisogna quindi adottare più soluzioni. Esistono autobus che ricoprono tutta la penisola, ma oltre ad avere costi non sempre convenienti, comportano uno sforzo non indifferente in termini di tempo e fatica: da Milano a Messina, ad esempio, si impiegano circa 20 ore di viaggio!
Cosa succede se il volo coincide con un periodo di festa?
I casi di Natale e di Pasqua risultano un vero e proprio incubo per gli studenti fuori sede, (specie di località lontane) perché in queste circostanze, nonché poi le uniche per tornare a casa per un periodo di tempo ‘accettabile’, i prezzi degli aerei volano alle stelle.
Come mai accade questo? Naturalmente le compagnie aeree seguono lo stesso ragionamento degli studenti fuori sede, e sanno perfettamente che la via a loro più accessibile è proprio quella del volo: perché dunque non trarre la cosa a proprio vantaggio? E anche in questo caso, a rimetterci siamo noi giovani, che ci troviamo costretti a trovare metodi alternativi e più dispendiosi in termini di tempo e fatica come quelli sopracitati.
Per scendere ancora più nel dettaglio di questa interessante analisi, come già anticipato, vorrei riportare un progetto di “FuoridiME”, associazione sempre più presente sul territorio siciliano, soprattutto nel messinese.
#CAROVOLI: Quanto costa tornare a Messina?
Come si legge sul sito dell’associazione, “col termine carovoli si fa riferimento al costo dei collegamenti da e per la Sicilia”. I ragazzi di “FuoridiME” hanno approfondito in maniera peculiare la tematica, mettendo a disposizione una preziosissima indagine triennale. Si legge infatti che “da Natale 2015 FuoridiME ha eseguito una serie di rilevazioni sul carovoli, volte a definire quale siano le principali criticità del trasporto aereo da e per la Sicilia, con particolare attenzione agli aeroporti di Catania e Reggio Calabria”.
Questo lavoro è confluito in 3 report che vanno, appunto, dal 2015 al 2017. Di seguito ne evidenzio, grazie all’aiuto di alcuni grafici, gli aspetti più rilevanti.
FuoridiMe – Carovoli: Analisi del 2015
Qui di seguito propongo un istogramma comparativo avente lo scopo di sottolineare la differenza tra un volo con scalo avente destinazione la Sicilia e uno avente come punto di arrivo, invece, una delle principali mete europee. Il grafico in questione prende di riferimento la sola compagnia Alitalia, ma nell’indagine portata avanti da FuoridiME, per il report in oggetto, vengono prese in considerazioni molte altre variabili, sia per quel che riguarda le compagnie aeree, sia per quel che riguarda i dettagli del viaggio.
FuoridiMe – Carovoli: Analisi del 2016
Menzione speciale va al report del 2016, il quale risulta uno dei più completi anche in chiave europea e competitiva, poiché attinge a fonti normative e giurisprudenziali dovute all’esplorazione di “un’indagine condotta dall’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) relativa alle dinamiche tariffarie del trasporto aereo passeggeri”.
Il confronto che viene graficamente riportato prende di riferimento la data del 22 dicembre come giorno di partenza, rilevata ad ottobre dello stesso anno. Se dalla prima tabella è possibile vedere come per le tratte europee i prezzi medi siano davvero convenienti, lo stesso non si può dire per i dati che compaiono successivamente.
FuoridiMe – Carovoli: Analisi del 2017
Anche per il 2017, il riferimento al 22 dicembre risulta d’obbligo, in quanto periodo di concentrazione massima per tutti gli studenti fuori sede che vedono coincidere in questa data la fine delle lezione o degli esami. Ecco quindi una panoramica dei prezzi medi, dove vengono illustrate sia le tratte nazionali ed internazionali (con rispettiva rilevazione tra ottobre e novembre) sia il dettaglio del viaggio con scalo o meno.
Conclusioni
Dall’indagine dei ragazzi di “FuoridiME” emerge, quindi, come una nuova e talvolta insostenibile spesa vada ad aggiungersi a quelle non indifferenti di affitto, vita e università che formano un pacchetto davvero ingente dal punto di vista economico per tutti i giovani che decidono di abbandonare la propria terra in cerca di migliori possibilità future. Sebbene esistano delle opportunità offerte dalle università (in termini di bandi, borse di studio o progetti) o anche da alcuni enti locali come Edisu, i quali talvolta riescono ad offrire addirittura un servizio abitativo all’interno delle proprie strutture, risulta comunque difficile sostenere un percorso di studi completo.
Ci tengo a ringraziare, infine, la disponibilità di Paolo Pino, membro dell’associazione “FuoridiME”, e tutto il collettivo facente parte della stessa e formato da giovani brillanti e in gamba che hanno deciso non solo di diventare studenti fuori sede, ma anche di mettere a disposizione della comunità la loro esperienza e il loro prezioso contributo.
Fonti
https://www.fuoridime.com/carovoli