
Il mondo cambia, e anche velocemente. Abbiamo fatto passi da gigante rispetto al passato, per comunicare utilizziamo tecnologie rivoluzionarie. Ma, a pensarci bene, abbiamo ancora qualcosa in comune con i nostri nonni: la profonda necessità di fare gruppo e collaborare l’uno con l’altro. Oggi, come una volta, far parte di una comunità è la chiave per il successo. E le competenze in community management, topic del corso formativo di Pantheon Academy e VeronaExpo Network a cui ho partecipato, sono diventate fondamentali.
L’unione fa la forza! Quante volte abbiamo letto o sentito questa frase? A pensarci bene non poche. Suona banale come un pay-off pubblicitario, ma in realtà esprime un concetto basilare per la società: la maggior parte delle cose si possono fare solo (o si fanno meglio) in gruppo, non da soli. E la sharing economy, modello di sviluppo sempre più diffuso e vincente, sfrutta molto bene questo principio. Progetti come BlaBlaCar, Couchsurfing e Ratatouille hanno in comune l’idea di condividere qualcosa e di metterlo a disposizione degli altri per trarne vantaggi comuni. Che sia la propria auto, il proprio divano o il proprio frigorifero poco importa; quello che conta è essere social(i) ed ecosostenibili. Dare per non sprecare, non solo oggetti: una rete di individui o attività infatti può offrire anche servizi, conoscenze, spazio e tempo.
Da una rete di individui nasce una community, “attore” collettivo che può raggiungere un certo peso economico quando la partecipazione è consistente. Il bello di una comunità di persone o aziende è che i ruoli sono paritari e le gerarchie tra i componenti sono (o dovrebbero essere) assenti. In questo contesto, dove trasparenza e tangibilità garantiscono il corretto funzionamento del sistema, gli individui stessi diventano promotori dell’iniziativa o prodotto; il network diventa così più appetibile dei classici canali pubblicitari. Sì, perché il valore percepito di un bene è una combinazione tra valore effettivo e valore comunicato.
E in che modo si attivano i nodi della rete? Assicurandosi che i bisogni del singolo nel gruppo vengano soddisfatti:
- Sicurezza: la tutela della persona da insidie e pericoli
- Innovazione: il bisogno di contribuire al progresso
- Leadership: l’aspirazione ad essere protagonista
- Membership: il sentimento di appartenenza al gruppo
- Obiettivo: la possibilità di collaborare attivamente allo scopo
- Crescita personale: il desiderio di trarre benefici concreti per sè
Una community ha bisogno anche di un moderatore: il community manager ha il compito di capire le esigenze del network per offrire soluzioni vincenti. Comprendere i bisogni della community equivale a conoscere il mercato di riferimento; è fondamentale condurre indagini per fare un identikit dettagliato dei suoi componenti. I survey sono utili per capire problematiche e criticità, con l’obiettivo di migliorare il funzionamento del sistema. Che cosa deve saper fare, riassumendo, un bravo community manager?
Ascoltare, prima di tutto. E poi trovare soluzioni alternative brillanti che aprano le porte a scenari di sviluppo collettivo promettenti.