
Per i professori che mi vedevano a Scienze Politiche o Lettere Moderne, questo fatto costituisce una sconfitta. Perché mai avrei dovuto sprecare tre anni a studiare Scienze delle Merendine?
Al supermercato non si trovano le merendine che ho studiato io, ve lo posso assicurare.
1. EST. Bar di fronte a Palazzo Nuovo, Torino – Morning
Due ragazzi sorseggiano un caffè prima delle lezioni, intenti a discutere del passatempo che avrei scoperto essere il preferito degli studenti universitari, ovvero decretare il percorso di studi migliore di tutti.
Io ero appena immatricolata a Scienze della Comunicazione e assistevo a una di quelle, ne ero già certa allora, sarebbe stata una conversazione memorabile.
Con il passare dei mesi quell’appellativo di “Scienze delle Merendine” iniziava a pesarmi: stavo cedendo sotto il peso dei libri di Psicologia Cognitiva e le curve IS trattate a Macroeconomia B.
“Scienze delle Merendine un corno” mi dicevo “qua non sopravvivo”.
2. INT. Aula 36 Palazzo Nuovo, lezione di Antropologia Digitale – Morning
Una platea di studenti si guarda attorno, a disagio. Sulla parete la professoressa sta proiettando quello che la società contemporanea ritiene essere il primo video virale della storia di Internet, una cover della canzone Dragonstea Tin Dei, pezzo che fino a quel giorno associavo a ricordi di infanzia di estati italiane, al mare, ai ghiaccioli appiccicosi al limone e che mai nella vita, mai, avrei pensato potesse costituire materiale d’esame.
Risi, con tutti i miei colleghi, per stemperare l’imbarazzo. Qualcuno si affacciava dal corridoio per capire cosa stesse succedendo.
“Scienze delle Merendine” pensavo “va a finire che avevano ragione”.
La professoressa, però, si avvicendò a tenere una di quelle lezioni che ti segnano, quelle che ti ricordi.
“Presto vi renderete conto che tutto quello che vi circonda è una comunicazione, dalla disposizione dei negozi alle bollette della luce. Siete completamente immersi in quello che state studiando. Questo vi sembrerà un video inutile, girato con una webcam scadente e con un microfono pessimo. Eppure, un giorno, le maggiori piattaforme gireranno intorno a momenti virali come questo video, mobilitando milioni e miliardi di capitale per intercettarli e padroneggiarli, e questo condizionerà anche la vostra vita”.
“Ok”, ammisi, “forse non avevano ragione”.
Fu l’inizio della mia storia d’amore con la Comunicazione.
3. INT. Casa mia – Evening
Prima della pandemia, a casa mia si guardava il telegiornale tutte le sere.
Io arrivavo dall’ennesima lunga giornata di studio e di lezioni, intervallata dai caffè e dalle discussioni in compagnia per decretare quale percorso di studi fosse il migliore. Dejà-vu.
Al telegiornale il politico di turno stava rilasciando un’intervista e, quasi sovrappensiero, mi resi conto che il discorso che stava proponendo era pregno delle dinamiche che il professore di Sociologia della Comunicazione aveva trattato in quella settimana di lezioni. Ero incredula, ma non potevo negare l’evidenza: erano di fronte a me. Ricerca del consenso, parla di argomenti che fanno parte dell’agenda quotidiana degli elettori, confirmation bias. E ancora, creazione del “noi vs loro”, gatekeeping, effetto Dunning-Kruger, bandwagoning.
Qualche settimana dopo, i discorsi dei politici li prevedevo. La mia famiglia era sorpresa e scoppiava spesso a ridere.
“Scienze delle Merendine un corno” ripetevo “qua sto facendo qualcosa di grosso”.
4. INT. Casa mia, un giorno qualsiasi della pandemia – Day
Finire una triennale in Comunicazione durante un’epidemia mondiale.
Non lo consiglio.
Nessun fraintendimento, amo il mio percorso di studi e sono consapevole di essere fortunata di poter continuare gli studi.
Il professore di Sociologia dei Consumi aveva concluso il suo corso, l’ultima lezione universitaria triennale (che comunque mi immaginavo innaffiata da brindisi e dai sorrisi dei miei amici) con una frase ad effetto.
Alcuni dei miei colleghi hanno analizzato la comunicazione d’emergenza, nella loro tesi di laurea.
Apparentemente, anche le fasi comunicative della pandemia seguono i numeri imposti dalla situazione. Fase 1: incremento di casi. Consumo mediatico normale. Fase 2: stabilizzazione. Consumo mediatico cresciuto in modo esponenziale.
Questo mi suggerisce almeno due cose:
- Le persone, forse intrappolate dal design pervasivo delle forme mediatiche, hanno fame di comunicazione.
- È mio compito, come dottoressa in questo campo meraviglioso, pervasivo, ingombrante e a volte prepotente, ricordare sempre a tutte le anime che incrociano il mio percorso che la comunicazione deve essere insegnata. Da piccoli. Come l’educazione stradale, l’educazione sessuale, la storia e la geografia: se il mondo ha fame di media, un’indigestione è pericolosa. E il consumo deve essere insegnato.
5. INT. spazio mentale e appunti – Late Night
Per concludere questo articolo, lascio ai posteri un decalogo di insegnamenti che mi porto via da Comunicazione, e qualche approfondimento che spero si possa approcciare con una nuova prospettiva.
- Se studi comunicazione, puoi tranquillamente ammettere che alcune pubblicità sono migliori di certi programmi televisivi.
- “Less is more” probabilmente è stato detto dopo sessantadue ore su Photoshop.
- A volte, more is more.
- Se studi Comunicazione, vedere i film potrebbe essere un tormento, specie se stai preparando esami di Cinema. Poi passa.
- Citare Sergej Michajlovič Ejzenštejn e Masha e Orso nella stessa frase è fattibilissimo.
- Il Detox Social è una risposta evoluzionista e bisognerebbe dare retta a certi bisogni: questo mondo può sopraffare molto facilmente.
- Tra i miei colleghi ci sono web designer, montatori, copywriter, registi, sceneggiatori, sociologi, analisti, social media manager, grafici. Nessun Influencer: per quello c’è un’altra università.
- La creatività è davvero un muscolo che si può allenare, ed è l’allenamento più gratificante del mondo.
- Fare comunicazione è come partorire. Passi le pene dell’inferno, ma poi dimentichi il dolore e ti rimane solo il tuo progetto – bambino. E non vedi l’ora di farne un altro.
- Le merendine ve le sognate, la comunicazione è il lavoro più bello del mondo!