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PERSONAS – Intervista a Rosario Toscano, Head of CRO di MOCA Interactive

intervista a rosario toscano moca

Nell’ambito del progetto podcast PERSONAS, la serie di interviste a personalità di spicco del panorama Digital Agency italiano, la nostra Caterina è riuscita ad intercettare Rosario Toscano, Head of CRO di MOCA Interactive, e a farsi raccontare la sua esperienza, insieme a qualche chicca davvero speciale.

Trovi l’intervista completa in formato podcast sul canale Spotify MARKETERs Live.

Qui abbiamo trascritto i momenti salienti in forma di articolo.

 

C: Ciao Rosario! Ti facciamo la prima domanda di rito, ovvero ci puoi parlare di MOCA e raccontare com’è l’ambiente che si vive all’interno?

R: Ciao Caterina! Innanzitutto grazie per l’invito.

MOCA è un’agenzia che si occupa di Digital Marketing, nello specifico ci occupiamo di performance. Siamo molto specializzati sul dato e sulla parte bassa del funnel.

È un’agenzia che si trova Treviso e oggi siamo più di 60 persone; siamo cresciuti molto negli ultimi anni, in cui ci siamo abituati a lavorare da più parti d’Italia. C’è anche qualcuno che lavora stabilmente dall’estero.

Come ambiente è abbastanza piacevole, molto amichevole e dove le cose accadono, dove le cose sono possibili, mi piace dire così.

C: Beh, un bell’ambiente quindi

R: Si dai, infatti sono qui da quasi 7 anni. Resistere in un contesto dove non stai bene non è l’ideale. Quindi non è assolutamente scontato riuscire a trovare un ambiente che ti permette di crescere e che dà la possibilità di metterti in gioco.
Questa è anche una sfida per le agenzie al giorno d’oggi.

C: Da qualche anno MOCA è entrata a far parte del gruppo Websolute. Come hai vissuto questa transizione? Ci sono stati cambiamenti significativi?

R: Ho vissuto in pieno questa transizione. Non nego che il passaggio si è sentito, anche nel senso positivo del termine. Infatti ci sono ottimi rapporti tra le agenzie del gruppo e, soprattutto, è stato un percorso di transizione che abbiamo affrontato insieme.

Siamo rimasti comunque molto autonomi per esempio per quanto riguarda il brand, la comunicazione, il marketing. L’impronta MOCA è rimasta e ci sarà sempre. E grazie al gruppo Websolute abbiamo acquisito più forza.

Ovviamente non è stato tutto in pianura, qualche camminata in salita l’abbiamo dovuta fare. Le aziende del gruppo hanno tutte strutture diverse, noi abbiamo i nostri processi così come le altre hanno i loro. Sono ingranaggi che vanno a velocità differenti e che vanno oliati costantemente.

Per questo, come MOCA, abbiamo deciso di mettere una risorsa a disposizione per gestire quanto meglio possibile la comunicazione con Websolute. Per regolare dinamiche, allinearsi, trovare l’equilibrio quando necessario. Lato Websolute, c’è una figura speculare che ci ha permesso di crescere, costruendo una relazione più duratura e determinante. Queste due persone sono state fondamentali per fare da collante e rendere fluide due sinergie diverse.

C: Parliamo anche di trovare dei compromessi

R: In alcuni casi si. La capacità di sapersi ascoltare e capire le esigenze reciproche è stata uno strumento importantissimo, che ha unito sia le singole persone che i team.

C: A proposito di team, sappiamo che ogni tanto porti il tuo in ritiro. Perché lo fai e che cosa hai ricavato da questa esperienza?

R: Onestamente è stato un desiderio che ho sempre avuto. Quello di fare “spogliatoio”, squadra.

Ho colto la palla al balzo quando è arrivata la proposta da parte di una collega del team. Sai, non è facile prendersi un momento per passare la notte fuori tutti insieme, perché si intacca anche la vita privata delle persone. Quindi appena c’è stata l’opportunità l’abbiamo organizzato. Purtroppo con il Covid ci siamo dovuti fermare, ma è un’esperienza che consiglierei assolutamente.

L’abbiamo fatto soprattutto per dedicare del tempo [in orario lavorativo N.d.R.] a pensare su come oliare certi processi e migliorarci.

Devi sapere che la mia unit in MOCA esiste da 7 anni ormai, e ci sono stati tantissimi cambiamenti che abbiamo dovuto affrontare. Il mercato era ancora poco maturo per la CRO, e quindi abbiamo dovuto riadattare tante volte processi e modalità, ad esempio come proporci e lavorare con i clienti.

Il ritiro è stata l’occasione per mettere a terra dei paletti, cosa facciamo bene e anche in cosa possiamo migliorare. Senza dimenticare l’aspetto umano della relazione tra colleghi, tra i quali si è creata una maggiore intimità.

Se vogliamo, è stato un micro-teambuilding focalizzato più sull’aspetto lavorativo che sul gioco.

C: Ora che ci hai stuzzicato parlando del tuo team, vuoi spiegare che cosa fate nello specifico nella unit CRO?

R: CRO è un acronimo che sta per Conversion Rate Optimisation, quindi l’ottimizzazione dei tassi di conversione e delle performance di un sito.

La base del nostro lavoro è fare ricerca, quindi raccogliamo dati che rispondono a domande come Cosa succede? Dove succede? Perché succede una determinata cosa?
Ci poniamo domande e cerchiamo delle risposte, e lo facciamo utilizzando modalità di ricerca molto diverse tra di loro. Si parla di analisi quantitative e qualitative.

Lo scopo delle ricerche è capire dove intervenire sui vari progetti, per migliorare l’esperienza utente su un determinato sito seguendo un approccio data-centric.

Ci capita sia di fornire gli output direttamente al cliente, sia di collaborare con le altre unit, come SEO o ADV, e dargli basi solite sulle quali intervenire.

Un altro aspetto fondamentale è poter definire le priorità: grazie ai dati delle analisi sappiamo su quali aspetti bisogna agire per primi.

C: Come è stato gestire un team interamente da remoto?

R: Abbiamo avuto un vantaggio in MOCA. Facevamo già smartworking prima della pandemia ed eravamo già strutturati dal punto di vista logistico-operativo, sia banalmente rispondere al telefono che organizzare meeting con i clienti.

Nonostante fosse strano non uscire di casa, siamo riusciti a portare avanti i momenti di confronto che abbiamo da sempre. Riunioni periodiche di unit, standup meeting settimanali, social coffee per sapere come stiamo, ecc. Abbiamo cercato di mantenere quello che alla fine facevamo anche in presenza. Tutti quei momenti di crescita, di racconto, di ottimizzazione dei processi.

Prendiamo i “caffè” ad esempio: io li ho già fissati a calendario con i vari componenti del team. Partiamo col raccontarci come stiamo, come va la task che stiamo affrontando, per poi spostarci anche su argomenti più tecnici se necessario.

È stato sfidante ma siamo riusciti a lavorare anche su questi aspetti, che non erano affatto scontati!

Lavorare con le persone [colleghi e clienti N.d.R.] è una delle cose più difficili in assoluto perché ci sono davvero tante dinamiche in gioco.

Tra l’altro in MOCA da qualche anno c’è una figura che si occupa solo di questo, ossia del benessere delle persone. A questo aspetto ci teniamo parecchio.

C: Un consiglio che vorresti lasciare a chi ci segue e che in un modo o nell’altro si interessa di marketing?

R: Ci sono tantissime cose che vorrei dire, ma provo a fare la sintesi di un concetto che mi sta molto a cuore.

Il mio consiglio è abituarsi a mettersi in discussione, e a mettere in discussione ciò che hai progettato. La nostra opinione non conta se non siamo il target a cui è rivolto un determinato messaggio. Pretendi delle evidenze che possano supportare le opinioni che ti vengono proposte.

C: Grazie mille Rosario per questa chiacchierata, faremo sicuramente tesoro dei tuoi consigli e di quello che ci hai raccontato!

R: Grazie a voi! 🙂

 

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Le ragazze e i ragazzi della Redazione: un team variopinto di pianificatori e marketing geek.

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