
Il 9 marzo 1959 Mattel lancia sul mercato la bambola destinata a diventare un’icona internazionale. Da quel momento l’azienda ha realizzato varie iniziative per valorizzare la donna. Una è Role Model Barbie che la sezione Italia quest’anno ha dedicato a Cristina Fogazzi, conosciuta sui social come estetista cinica. Un esempio di self made woman omaggiato a modello a cui ispirarsi. Della passione, determinazione e gentile irriverenza ma soprattutto della competenza Cristina Fogazzi ne ha fatto un mezzo di realizzazione.
Anche questo marzo è passato dedicandosi perlopiù alla sensibilizzazione sui diritti della donna. Se solo nel 1977 è stata istituita la Giornata ufficiale è ormai un secolo che il mondo scende in piazza per la causa.
La Festa della Donna si impegna a combattere il gender gap in tutti gli ambiti della società. Le iniziative derivate abbracciano lavoro, partecipazione politica, accesso all’istruzione e salute.
E a proposito di salute dal 2014 è forte l’accento sull’endometriosi, tanto da istituirne una Giornata Mondiale. Ogni 28 marzo è dedicato a questa malattia invisibile, poco conosciuta, ma fortemente invalidante per le donne che ne soffrono.
Da queste campagne sono derivate anche “tante testimonianze di donne” sulla loro lotta contro la patologia.
I numeri del gender gap
Il gender gap è un parametro complesso che si basa su quattro indicatori: salute, educazione, economia e politica. Questo dato viene tenuto sotto controllo dal World Economic Forum che ogni anno stila un report sulla situazione mondiale.
Se la tendenza generale degli ultimi anni è una riduzione del divario tra uomo e donna le proiezioni su una definitiva eliminazione non sono incoraggianti. È richiesto all’incirca un secolo affinché il gender gap venga azzerato.
Secondo l’ultimo report uscito lo scorso 31 marzo l’Italia ha raggiunto la 63esima posizione su 156 Paesi. Nonostante un’ascesa rispetto agli anni precedenti rimane comunque nel posto più basso tra gli Stati avanzati.
Poi è arrivato il Covid-19 che non ha di certo migliorato la situazione. Le donne sono state tra le categorie più impattate a livello sociale. Con l’avanzare della pandemia molte hanno perso il lavoro per dedicarsi ancora di più alle occupazioni domestiche e badare ai figli, assenti da scuola per i motivi che ben conosciamo.
Per il World Economic Forum è forte anche l’attenzione sul gender pay gap. Secondo gli ultimi dati Eurostat in Europa la differenza di salario tra uomo e donna si attesta intorno al 15%.
Questo dato va aggiunto a una generale minore possibilità per le donne di fare carriera. Per barriere intrinseche sociali, psicologiche, retributive ed effettive dovute anche al periodo di maternità.
La bella storia di Barbie e il suo impegno sociale
Barbie è da sempre dalla parte delle donne, anzi, delle bambine.
Alla bambola l’azienda statunitense Mattel ha dato fin da subito significati e impegni precisi che forse non tutti conoscono. Non solo un corpo da vestire ma un ruolo con cui imporsi in società.
Le Barbie dovevano superare l’abitudine delle bambine degli anni ’50, ’60 a giocare solo con i bambolotti e vedersi solo come future mamme. Come i colleghi maschietti anche le ragazze dovevano poter vestire le bambole nei panni che più preferivano.
Fu così che Ruth Handler, moglie del cofondatore di Mattel Elliot Handler, si intestardì affinché l’azienda creasse una linea di bambole dall’aspetto adulto.
E da lì è storia. Dal primo lancio col costume zebrato il 9 marzo 1959 alle oltre 200 carriere impersonificate. Fino poi a diventare la musa di stilisti e designer del calibro di Moschino, Lagerfield e Patrizia Pepe.
Barbie è una compagna, sorella, amica, vista la seguente creazione di Ken, Skipper Roberts e Midge Hadley. Ma è anche astronauta, candidata alla presidenza degli Stati Uniti, top model e drag queen.
Barbie è tutto ciò che vogliamo e decidiamo di essere.
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#Closethedreamgap
Sono tanti i progetti di cui Barbie è stata autrice dalla sua creazione. Tra i più recenti il programma Shero con cui aiuta le bambine a credere nel loro potenziale prendendo ispirazione da grandi donne.
Oltre a rappresentare un’icona dell’emancipazione femminile Barbie è promotrice di iniziative di impegno fattivo come il Dream Gap Project.
Nato nel 2018 è un programma di ricerca finanziato direttamente da Mattel per identificare i problemi a livello globale relativi al ruolo della donna. Il progetto è in collaborazione con Andrei Cimpian, Professore Associato di Psicologia dell’Università di New York.
Obiettivo del Dream Gap Project è rompere la percezione del divario tra le donne e il loro vero potenziale.
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Secondo degli studi infatti le bambine percepiscono fin da molto piccole un’inferiorità intellettuale e generale rispetto agli uomini. Questo deriva perlopiù da bias cognitivi e influenze culturali.
Cristina Fogazzi e tutte le Barbie del nostro Paese
Le donne guidano solo il 22% delle imprese italiane.
Con questo dato è stata introdotta la Barbie Role Model Italia 2021 dedicata a Cristina Fogazzi, l’Estetista Cinica founder del brand VeraLab.
Lei è una che di imprenditoria femminile se ne intende venendo dalla piccola media impresa nostrana. Il successo sul digitale è dovuto alla sua abilità negli affari. Nel 2020 ha chiuso con un fatturato di 50 milioni di euro e oltre 40 dipendenti.
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Cristina Fogazzi è in ottima compagnia. Molte altre donne italiane, artiste, sportive e imprenditrici sono divenute Role Model Barbie.
Donne che hanno superato i limiti e le difficoltà dei rispettivi settori.
“Fin da piccola ho sempre sognato in grande. Sentivo di volere di più! Ed è questo che consiglio alle bambine che vogliono entrare nel mondo della moda: essere coraggiose, appassionate, rompere gli schemi per perseguire i loro sogni”. Questo il commento della stilista Alberta Ferretti quando nel 2019 ha ricevuto la Barbie a lei dedicata.
Tra le altre c’è Elisa, cantatutrice che ha superato i confini, anche nazionali, della professione. Nel 2001 vince Sanremo e nel 2019 Tim Burton la sceglie per doppiare Miss Atlantis nel suo Dumbo.
Rosanna Marziale, che è diventata chef stellata con il suo ristorante Le Colonne di Caserta.
Sara Gama, capitana della Juventus e della Nazionale femminile italiana, che è impegnata nello sviluppo del calcio femminile nel mondo.
Non poteva poi sfuggire Bebe Vio, grande esempio di superamento personale e tenacia.
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E neanche Samantha Cristoforetti e Sandra Savaglio. Aviatrice, ingegnere, astronauta la prima, Astronoma e Astrofisica la seconda. Entrambe impersonano perfettamente la vittoria contro il taboo delle carriere STEM, Science, Technology, Engineering and Mathematics, per le donne.
Solo il 15% degli astronauti è donna e tra le laureate in matematica e fisica in Italia arriviamo al 26%. Un dato che non ci mette tra gli ultimi posti nel mondo ma che è ancora troppo basso.
Il motivo non è una mancata propensione delle donne alle materie scientifiche ma le barriere di carriere molto competitive e ben remunerate. Superarle però è possibile, e ce lo hanno dimostrato.
Cosa aspettiamo allora a chiudere questo dream gap?