
La rossa ricoperta da milioni in cima alle classifiche per bonus e anzianità, segue Mercedes con costi d’iscrizione al mondiale più alti. Tutti i numeri di una stagione che promette scintille, fuori e dentro la pista.
Ma facciamo i conti, quanti sono e come vengono gestiti i ricavi in Formula 1?
La struttura societaria del circus vede protagonista Liberty Media, il Gruppo americano che controlla la FOM (Formula One Management), società responsabile per le sponsorizzazioni e i diritti televisivi. Per l’anno 2018, l’introito totale della Formula 1 è stato di 1,82 Miliardi di Dollari rendendolo uno degli sport più profittevoli al mondo, basti pensare che gli incassi per una singola gara si aggirano intorno ai 140 Milioni. Vale la pena sottolineare che i ricavi totali sono leggera flessione rispetto al 2017 (1,83 Miliardi) a causa dei maggiori costi di marketing e della diminuzione del numero dei Gran Premi.
I ricavi vengono gestiti come una grande torta spartita fra le parti, infatti, Liberty Media distribuisce il 68% degli introiti alle varie scuderie seguendo i parametri del famoso Patto della concordia. L’accordo, in scadenza nel 2020 e largamente criticato per la disparità di trattamento tra grandi e piccoli team, prevede di distribuire i bonus in base ai risultati, con nove pagamenti rateali durante l’intera stagione sportiva. Complessivamente il circus conta di sborsare alle dieci scuderie un totale di 940 Milioni di cui 640 sono ripartiti in base ai risultati ed il restante in relazione agli accordi con Liberty Media.
In pratica, quanto viene versato mediamente ad un team rispetto ai proventi totali della Formula 1?
Prendendo come esempio l’iconica scuderia di Maranello, nonostante la stagione tutt’altro che positiva, la Ferrari è in testa nella classifica dei premi dati alle scuderie. Il cavallino rampante, infatti riceve ogni anno un bonus chiamato “Long Standing Team” grazie alla sua anzianità nel circus (sempre presente dal primo GP del 1950). Questo pagamento vale da solo 73 Milioni di Dollari che cumulato ad altri bonus e performance legate al risultato genera profitti per la rossa stimati complessivamente intorno ai 180 milioni. Il team tedesco Mercedes AMG Petronas è in seconda posizione e la scuderia austriaca Red Bull Racing si posiziona nello scalino più basso del podio. Da ricordare, è che i piloti non ricevono nessun tipo bonus dalla FOM rispetto alle loro performance, a loro infatti è assegnato uno stipendio con una componente fissa e variabile dal team di appartenenza.
Passiamo al tasto dolente, quanto spende mediamente un team durante l’intera stagione?
Tanto non basta, iniziamo ad analizzare quanto i vari team spendono di iscrizione al campionato del mondo, la logica è semplice: più vinci e più paghi. La somma è calcolata da una quota fissa ed una variabile a seconda del punteggio conseguito nel mondiale precedente. Chi sborsa maggiormente è sicuramente il team vincitore del precedente campionato del mondo, con una tassa di iscrizione pari a 3 milioni e mezzo di Euro la Mercedes AMG Petronas si posiziona in vetta alla classifica, seguita da Ferrari e Red Bull Racing rispettivamente con 2 milioni e mezzo e 2 milioni.
Le quote di iscrizione sono solo una minima voce di spesa di un team, le più importanti riguardano la ricerca e sviluppo (R&D), la logistica (trasferimenti), gli stipendi e la produzione della componentistica per la monoposto. Il cavallino rampante spende mediamente attorno ai 400 milioni di euro per far fronte a tutte questi costi, una cifra altissima, ma che viene immediatamente ripagata dagli sponsor e vari bonus.
Secondo Red Bull, “Il costo di produzione medio di una monoposto è stimato circa tra i 15 e i 20 milioni di Euro”, ma i team arrivano a spendere due volte tanto in ricerca e sviluppo nel corso dell’anno. Solamente la power-unit rappresenta un investimento di 14 milioni: essa consiste in un motore elettrico chiamato MGU-H posto davanti al turbocompressore che va a raccogliere energia per erogare spinta extra in particolari momenti del Gran Premio. Vi è poi la presenza di un altro tipo di power unit chiamata MGU-K che va invece a riutilizzare l’energia dispersa dalla monoposto in frenata. Al secondo posto troviamo la fibra di carbonio utilizzata per il telaio, si tratta di un elemento strutturale molto complesso, per progettarlo e realizzarlo mediamente si spendono all’incirca 600.000 Euro.
Inoltre, il cambio rappresenta anch’esso una spesa non indifferente 440.000 Euro, ricordando però che deve essere utilizzato per sei gare di seguito pena l’applicabilità di una sanzione da parte della FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile). Per concludere anche le diverse mescole di pneumatici rappresentano una spesa non indifferente, considerando il costo unitario (a gomma) di 600 Euro e tenendo presente che vengono usati una decina di set di gomme per tutto il weekend di gara. Chiaramente, queste cifre non comprendono tutto ciò che riguarda la manutenzione straordinaria, quali danni, guasti o sostituzioni.
Una Formula 1 sempre più social…
La digital transformation corre veloce anche in pista, ora anche il grande circus inizia a cogliere i primi benefici di una strategia di marketing ben studiata e pianificata. In passato nel regno di Mr. Bernie Ecclestone era, previo pagamento di una ingente somma di denaro, fatto divieto assoluto di effettuare riprese in pista come al paddock. Infatti, solo le emittenti televisive disponevano di tali budget, questo periodo ha contribuito a etichettare la Formula 1 come sport “per pochi” allontanando, di conseguenza, le nuove generazioni.
La svolta si ebbe quando nel 2016, Liberty Media iniziò le trattative per l’acquisto del circus, la multinazionale portò il classico mindset americano volto alla spettacolarizzazione e al riavvicinamento di tutti quegli appassionati che da tempo avevano abbandonato la F1 per via della sua noiosità e mancanza di emozioni. Sotto la proprietà di Liberty Media è stato elaborato un dettagliato piano di marketing dove al centro c’è il fan journey e la sua esperienza, fuori e dentro la pista.
Lo dicono i numeri, ma cos’è cambiato?
Nel primo anno di attività i canali social sono cresciuti del 54,9%, e nel 2018 sono praticamente raddoppiati. Sicuramente l’approccio è stato rivoluzionario, infatti, oggi questo sport pesca da una marea di contenuti: quelli creati dai team, piloti e dagli stessi tifosi sfruttando il cosiddetto user generated content. La Formula 1 è presente in ogni tipo di piattaforma, fornendo contenuti video di breve durata (recap di gare o qualificazioni) pensati per un pubblico giovane e con una soglia di attenzione bassa, dominando su Instagram e Snapchat.
Secondo i dati raccolti le interazioni globali della fan-base sono notevoli: il 92% degli appassionati interagisce settimanalmente con almeno uno dei post pubblicati. Inoltre, nella fascia 16-24 anni l’interazione sale al 98%. Facebook resta il canale più usato, seguito da Instagram e Twitter. Come evidenziato la Formula 1 rappresenta la punta di diamante dell’automobilismo moderno, un settore complesso dove la differenza è data da decimi e millesimi di secondo, ma nel contempo un ambiente strategico e puramente tecnico. Operare in questo settore necessita di grandi conoscenze, nonché come abbiamo visto di budget astronomici con un ritorno incerto, legato maggiormente ai risultati spesso imprevedibili dei Gran Premi.
Per concludere, citando il pilota Graham Hill:
La Formula 1 è come tenere un uovo in equilibrio su un cucchiaino mentre si affrontano delle rapide su una canoa.