
In questo momento di forte incertezza economica abbiamo ospitato Carlotta Silvestrini e Federico Rossi di RBHQ per farci spiegare, secondo il loro approccio consulenziale, qual è lo scenario di ripresa che attende le aziende italiane.
RBHQ è una realtà 100% italiana che ha deciso di sostenere la crescita delle aziende, facendo dell’analisi finanziaria e del brand management i suoi cardini direzionali. In particolare, al fine di aiutare brand e aziende ad affrontare le nuove sfide e i cambiamenti generati dall’emergenza pandemica, RBHQ ha ideato un nuovo approccio: il RISE, Recover, Investigate, Secure, Elevate.
Carlotta e Federico ci spiegano in maniera molto chiara e semplice in cosa consiste il metodo RISE. L’obiettivo è quello di ripristinare nel più breve tempo possibile, una condizione di stabilità di business. Studiare un piano di rilancio che punti a mettere in sicurezza l’azienda da minacce esterne ed eventuali Cigni Neri, progettando una crescita disciplinata con i migliori presupposti.
L’approccio di RBHQ è totalmente diverso da quello della consulenza tradizionale. Forse è la prima volta che in Italia si sente parlare di Disciplined Growth, un metodo che ancora fatica ad attecchire nel Bel Paese.
In quanto esperti di Brand Management e Finance e Business Modeling, Carlotta e Federico ci illustrano il sistema RISE e come si inserisce l’approccio della crescita disciplinata in uno scenario economico sempre più complesso e mutevole.
Ciao Carlotta e ciao Federico! Grazie per questo vostro intervento quanto mai puntuale dato il contesto attuale. Volete raccontarci meglio il vostro metodo RISE?
Federico: Certo! Già da tempi non sospetti sosteniamo che gli scenari di mercato sono volatili e ambigui. È molto difficile al giorno d’oggi riuscire a prevedere che cosa accadrà rispetto a ciò che avveniva in passato.
Oggi tutto si svolge in maniera accelerata e veloce. Tutto è amplificato dalla tecnologia. Un nuovo competitor, appunto la tecnologia dirompente o, come in questo caso, il Covid. Per le aziende che sono costruite “slow-by-design”, con processi ridondanti, nessun approccio al dato, nessuna cura alla formazione e dell’innovazione, è difficile non rimanere spiazzati dal cambiamento.
In questo, RBHQ, propone il piano RISE che si propone di mettere in fila gli aspetti basilari che un’azienda dovrebbe seguire:
- Recover: dopo essere stati chiusi per mesi, cerchiamo di capire cosa sta succedendo all’interno dell’azienda per poi metterla in sicurezza.
- Investigate & Secure: capiamo cosa non è andato bene. Le dinamiche interne ed esterne, come ci si intende porre per mettere l’azienda in sicurezza. Quindi dopo il salvataggio finanziario: prendere fiato, capire la proposta di valore, capire il cliente e cercare di stabilizzare la situazione quanto più possibile.
- Elevate: impostare il piano di crescita disciplinata che riparte da un ri-consolidamento della cultura aziendale e una ridefinizione degli obiettivi.
Dobbiamo segnare una discontinuità con il passato. Se prima il 45% delle scelte che facciamo tutti i giorni deriva dalle abitudini, ciò non può più accadere. Dobbiamo esporci al cambiamento in maniera adeguata.
Stampa e principali mezzi di informazione hanno già messo in moto la “macchina del panico” presentando i primi numeri su recessione e occupazione nazionale. Come pensate si collocherà il metodo RISE nell’attuale panorama socio-economico italiano?
Carlotta: RISE è un approccio di crescita disciplinata sulla base delle esigenze del momento. Perciò è funzionale in un doppio senso. Primo, per chi si è trovato spiazzato dalla situazione del lockdown. Per chi vuole agire in un momento di emergenza e non vuole fare scelte basate sulla paura o valutazioni personali. Il RISE accompagna le aziende che hanno avuto delle criticità e che ora sentono la necessità di fare le cose in maniera disciplinata.
In secondo luogo, il RISE è funzionale per chi si rende conto che è ora di fare le cose definendo dei punti fermi a livello strategico e guardando agli obiettivi di medio-lungo termine, pur non avendo avuto effetti negativi immediatamente riconducibili al lockdown.
Contiamo sul fatto che lo shock da lockdown sia l’elemento che va a sdoganare una certa mentalità in termini di sensibilità. Sappiamo che questo è il momento giusto per parlare di brand, di marketing e di modello di business. Siamo convinti che da questa minaccia nasca una nuova opportunità.
Guarda l’intervista integrale a Carlotta Silvestrini e Federico rossi di RBHQ
https://www.facebook.com/thismarketerslife/videos/2755293481371046/
Secondo voi quanto può influire la “stagionalità” del momento tra crisi e fase di ripartenza? Può agevolare (o creare svantaggio per) determinati settori? Penso all’inizio della stagione estiva e il settore turistico, per fare un esempio. Oppure, se la crisi fosse esplosa in autunno, avrebbe determinato il collasso dei consumi pre-Natale?
Federico: Siamo di fronte a una crisi dei consumi che non sperimentavamo da decenni. Ricordiamo che questa è una crisi reale e non finanziaria come era stata nel 2008. Quando si è di fronte a questo tipo di crisi, ci sono settori che vengono impattati in maniera disastrosa. Nella media la stagionalità non è poi così influente.
Certo, a seconda di quando ciò accade ci sono dei settori specifici che risentono di più. È impossibile che un operatore turistico possa non risentire degli effetti della crisi da lockdown in prossimità dell’estate. Ma se questo operatore turistico aveva una gestione sana dell’azienda, poca esposizione finanziaria, un controllo sui numeri, sarà in grado di calmierare gli effetti o capire qual era il suo punto critico di business. Ma è un ragionamento che si fa a prescindere dal settore.
Una riflessione va spesa sulla prossimità del Natale. Tantissime attività come il retail, che si basano sul flusso di acquisto fisico, sarebbero state travolte completamente. Molti hanno subito un brutto colpo, ma il lockdown si è verificato a marzo e ciò ha permesso di salvare il bilancio del retail. Certo è che se fosse successo in mesi come ottobre o novembre, ci sarebbe stato un calo del PIL molto più pesante.
Mi ha colpito molto la spiegazione di Mediocristan ed Estremistan di Federico nel suo approfondimento sul Cigno Nero. A questo proposito, mi pare di capire che il metodo RISE abbia intrinseco un approccio dal forte taglio “americano”. È solo una mia sensazione?
Federico: Nassim Taleb, autore de “Il Cigno Nero”, è stato molto di ispirazione per mettere nero su bianco tante idee che avevamo in mente da tempo. La definizione di Mediocristan ed Estremistan è molto illuminante e semplice da capire. Il Mediocristan è il mondo dominato da ciò che è una semplice media. Se io capisco in media cosa mi è sempre successo, in media posso dire che quella cosa continuerà a succedere. In realtà ciò che succede e porta a cambiamenti dirompenti non è mai stato qualcosa di prevedibile. Anzi i cambiamenti sono sempre stati legati a curve di distribuzione estreme.
Mettiamo via il concetto di Mediocristan e realizziamo che viviamo in contesti molto volatili. Basandoci su questa assunzione dobbiamo attrezzarci di conseguenza. Non possiamo dare un’impostazione incentrata su ciò che è successo in passato, ma dobbiamo esporci al rischio in maniera calibrata e mirata. Proviamo nuove attività, investiamo in innovazione, facciamo tante piccole scommesse, testiamo nuove forme di ricavo. L’approccio RISE stimola esattamente alla discussione sui nuovi scenari di Estremistan.
Vorrei sapere da Carlotta come RBHQ percepisce la sua platea in Italia. Dopo il triplo salto carpiato in avanti verso il famigerato smart working, il panorama delle aziende italiane è maturo per lo sviluppo di una cultura d’azienda agile?
Carlotta: Continuo a vedere delle opportunità dove c’è una crisi. Ci piace migliorare quelle cose che si è sempre saputo andavano fatte in maniera disciplinata. È il momento giusto per lavorare bene su tutte le dinamiche aziendali, sia interne che esterne.
Per quanto riguarda l’innovazione da smart working, arriviamo a parlare di cultura aziendale. Il classico “abbiamo sempre fatto così”. È l’occasione giusta per parlare di temi come la distribuzione del lavoro nel team o le modalità di controllo dei risultati, ecc. Significa andare a smaltire i pesi che ci portiamo dietro in azienda da anni. Se un processo è inefficace, dobbiamo revisionarlo. Se ci rendiamo conto di essere troppo spesso di fronte a vincoli che provocano colli di bottiglia decisionali, dobbiamo rivederli. Deve essere un momento introspettivo. Informazioni e cultura d’impresa sono disponibili a chiunque voglia farne uso. Non mancano le nozioni, bisogna avere il coraggio di staccarsi dalla propria zona di comfort. Il lockdown ha tirato uno schiaffone e dobbiamo capire che non c’è un’altra possibilità.
Mi piace ricordare il post di un imprenditore che fa consulenza che ho letto sui social e che dice: “Non hai mai fatto marketing, non avevi modello di business definito, non hai mai curato i canali di comunicazione aziendali, è il lockdown che ti ha ucciso?” Non è il lockdown che ti ha ucciso ma la tua cultura aziendale tossica. Il business si fa con ordine e rigore, se hai disciplina alla base.
https://www.facebook.com/rbhq.it/posts/243364307022620
Federico aggiunge: Per quanto riguarda il tema smart working non confondiamo l’aspetto manageriale con l’aspetto tecnologico. Lo smart working è una rivoluzione manageriale ma quello a cui abbiamo assistito è stato remote working. Lo smart working è un cambio di logica: non è più il controllo su un mio collaboratore per cui lo voglio avere a fianco a me. Ma consento al mio collaboratore di essere ovunque lui voglia essere, l’importante è che lui sia conscio dei risultati che il gruppo e l’azienda si aspettano da lui.
Avete dei segnali sul fatto che le aziende siano rimaste scottate dal lockdown e siano pronte a ripartire? O è ancora presto per pensare a una reazione immediata?
Carlotta: Abbiamo avuto molti segnali. C’è stato un picco di richieste sia da parte di piccole che grandi realtà imprenditoriali.
Federico: È un trend che stiamo sperimentando e mi auguro che questo sia di stimolo per le aziende. Spero che si prenda coscienza del fatto che non è tutto prodotto. Non conta solo fare il bel prodotto e che il prodotto si venda. Conta il marketing, l’asset intangibile, il brand, cosa pensa il cliente di te, conta chi è il tuo cliente. In un calo così drastico dei ricavi, qualcuno deve iniziare a chiedersi: “Come posso andare a intercettare nuovi clienti?”
Quanto pesa la comunicazione aziendale interna in piano di crescita disciplinata?
Carlotta: Ha un peso molto importante! Le richiesta in termini di attività di employer branding continuano ad arrivare. Le aziende hanno sempre più bisogno di far passare un valore aziendale efficace e di dare un impatto positivo verso l’esterno. Questo è l’unico modo di attrarre risorse in linea con i principi aziendali. Il dipendente va trattato come se fosse un cliente!
Federico: Per approcciarsi positivamente al rischio ci sono due cose da fare: autonomia e “Safe-to-Fail”. È dallo sbaglio che nasce il cambiamento positivo. Una persona dà il meglio di sé quando si sente ingaggiato. Altrimenti quando uno è telecomandato, fa il suo compitino ma non nasce mai innovazione! Ciò richiede ripensare la comunicazione, la delega e tutta l’organizzazione aziendale.
Quali altre novità ci attendono da RBHQ?
Carlotta: Colgo l’occasione per invitare i lettori di This Marketers Life a seguirci sul nostro magazine online per approfondire le tematiche che abbiamo appena affrontato. Anticipo che abbiamo in cantiere il lancio di un tool di autoanalisi supportato da un algoritmo progettato per misurare la capacità di trasformazione di un’azienda. Ci saranno sicuramente aggiornamenti molto interessanti per tutti coloro interessati a modelli di business innovativi e crescita aziendale disciplinata.
Grazie Carlotta e Federico per il tempo che ci avete dedicato e la semplicità con cui avete illustrato un argomento così interessante e attuale. A presto!