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Lo Storytelling: l’arte di raccontare le emozioni

Lo storytelling è l’arte di raccontare emozioni legate alla storia dell’azienda o di un prodotto, con lo scopo di catturare l’attenzione di chi guarda o ascolta facendo in modo che rimanga impressa nella sua mente un emozione, dei valori che il brand vuole trasmettere senza annoiare.

 

Concludere molte volte il processo di acquisto con una mancata vendita è sinonimo di una visione incompleta delle caratteristiche del prodotto, ecco perché ha preso piede l’uso di questa nuova strategia di marketing per posizionarlo adeguatamente nella mente del consumatore, differenziandosi dagli altri competitor.

 

Perchè proprio una storia?

Le solite pubblicità in cui cercano di rendere conveniente il detersivo per il prezzo che ha sono senza dubbio poco coinvolgenti. Una volta l’importante era far ricordare al consumatore che ci sarebbe stato il prezzo ribassato per 20 giorni, oppure inventarsi uno slogan d’effetto. Oggi il modo di fare la pubblicità è un po’ cambiato, perché ormai chi sta incollato alla tv non appena finisce il film si dedica allo zapping in cerca di un altro programma interessante ignorando del tutto gli spot televisivi, ed è difficile quindi per un’azienda che investe un grosso budget farsi ricordare dagli spettatori;

Ecco perché narrare una storia rende tutto più facile. Al consumatore non interessa tanto il prezzo, quanto l’esperienza che può regalare il prodotto, e la pubblicità di oggi cerca di mostrare e dare importanza a questo, narrando storie di uomini e donne qualsiasi, con le quali potersi riconoscere ed emozionare.

Lo storytelling quando è costruito correttamente persuade, coinvolge, ci permette di dare un’interpretazione logica ad un insieme di emozioni, e quando questo accade entra in gioco l’empatia e la condivisione, perché in noi emerge inconsciamente il forte bisogno di farne parte e di coinvolgere anche le persone che conosciamo. Raccontare storie diventa così il miglior modo per trasferire conoscenza ed esperienza, e per persuadere le persone, che preoccupandosi di loro stesse acquistano quel bene e vengono portate all’interno del mondo fatto dei valori della marca.

 

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L’esperimento di Paul Zak

È un arte non così semplice e immediata da interpretare e praticare perché in questo ambito viene coinvolto anche il neuro marketing, che aiuta a capire i bisogni latenti del consumatore e ciò che accade nel nostro cervello in risposta ad alcuni stimoli provenienti dalle pubblicità, per poi determinare la strategia che potrà spingere all’acquisto.

Il ricercatore Paul Zak, in uno dei suoi esperimenti, invitò i partecipanti ad ascoltare la storia di Ben, un giovane con un tumore, invitandoli ad empatizzare con il perenne stato d’ansia del padre del ragazzo. In seguito rilevò che il cervello degli ascoltatori aveva prodotto ben due sostanze chimiche: il cortisolo (associato all’angoscia) e, in quantità maggiore l’ossitocina (associata all’empatia). Ecco spiegato perché le pubblicità che ci restano nel cuore e nella mente hanno per oggetto una storia.

 

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Come si racconta una storia?

È un errore pensare che vi sia un unico modo, pensate ad esempio ai web writer, che affidano tutto al potere della narrazione, i web designer si concentrano sull’immagine e sui colori, mentre i professionisti del video ripongono la loro fiducia sulla combinazione di immagini e suoni. Quando parliamo della fase “doubt and suffering” (o Climax) entra in gioco la parte più curiosa e psicologica del marketing, l’uso della dissonanza cognitiva per entrare nella mente dello spettatore conquistandolo.

Ma cosa significa questo termine? Probabilmente non ne sentivate parlare dalle scuole superiori, ma rinfreschiamoci la memoria. La dissonanza cognitiva consiste nel provare due o più pensieri che risultano in contraddizione tra loro generando tensione, disagio e angoscia interiore. I bravi storyteller trasformano questo stato negativo in positivo, raccontando la storia di quello che il prodotto o servizio può “fare” per risolvere il conflitto o la difficoltà che si presenta.

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App e siti utili per ogni tipo di storytelling

Ci sono cinque tipi di storytelling:

1. MULTIMEDIALE: per combinare immagini, video e testi, con lo scopo di creare narrazioni interattive.

2. A PIU’ MANI (COLLABORATIVE): queste piattaforme aiutano a costruire storie interattive che gli utenti continueranno e svilupperanno a loro piacimento.

3. SOCIAL: per comporre narrazioni integrando con vari elementi pubblicati sui social e individuati nel web.

4. VISUAL: permettono di unire foto e testi.

5. VIDEO (virale) del quale è doveroso sottolineare le caratteristiche essenziali:

● video di buona qualità;

● destinato alla rete, più precisamente ai social networks;

● formato breve;

● E’ meglio puntare sulla sorpresa, sull’emozione, sulla curiosità e sul divertimento.

Ora vediamo le app che possono esserci utili!

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…E i siti web che possono aiutarci a realizzare la nostra piccola grande storia!

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Abbiamo dato una bella infarinatura di cos’è e di come si costruisce uno storytelling efficace, ora lo scettro a voi, mettetevi alla prova e costruite la vostra piccola grande storia!

Stefania Berto

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